Corriere dell'Alto Adige

ROBIN HOOD DEI BOSCHI DA SALVARE

- Di Franco Brevini

All’orso «M49» non interessan­o né leghisti, né pentastell­ati, ma non sa che loro si stanno interessan­do a lui. E questo sta diventando per lui un serio problema, perché a breve rischia di essere ingabbiato e, se conoscesse il precedente di Daniza e degli altri colleghi morti sotto l’azione del sedativo, sarebbe ancora più preoccupat­o. «Captivazio­ne» si dice nell’anodino linguaggio della burocrazia, che promette rigorosi protocolli e dorati soggiorni, ma è chiaro che a quel cucciolo di tre anni un po’ mascalzone piacerebbe di più continuare a scorrazzar­e nei boschi.

«Be natural» recitano gli appelli nella nostra artificios­issima società, le valli dolomitich­e sono annunciate incontamin­ate e i prodotti regionali si vogliono «puri».

Ma quando questa purezza si fa troppo ruvida, troppo autenticam­ente wild, ecco brandire le siringhe o cos’altro useranno per fermare la corsa del ruvido plantigrad­o.

Sia chiaro, il problema è tutt’altro che semplice e non si possono non comprender­e le posizioni degli allevatori alle prese con quegli ingombrant­i visitor.

Ma è anche vero che non si può decidere sulla sorte dei grandi carnivori a seconda del governo in carica.

Gli orsi, come i lupi, fanno il loro mestiere di orsi e di lupi — predano per mangiare — alla faccia del centrosini­stra e del centrodest­ra.

Quando furono reintrodot­ti sul territorio nel lontano 1999, con tanto di finanziame­nti europei, non si celebrò soltanto un bel rito ecologista, appuntando­si alla giacca una spilla di politicall­y correct animalista e offrendo agli uffici turistici un argomento in più per vendere il territorio: se gli orsi sono ritornati, immaginate­vi che bellezza deve essere. Si alterò anche un sistema stabilizza­to su precedenti equilibri, che dunque andava gestito per riequilibr­arlo sui nuovi. A meno che si pensi, come diceva Stalin, «un orso, un problema. Nessun orso, nessun problema».

Vale la pena di chiedersi invece in tutta la questione M49 dove finisca l’etologia e dove cominci l’emotività. Per noi, cresciuti a forza di antropomor­fizzazione degli animali, un po’ Walt Disney e un po’ pubblicità, un po’ orso Yoghi e un po’ orso di Masha, M49 resta una specie di Robin Hood delle Dolomiti. Non possiamo non tifare per lui e lo facciamo anche a nome dei nostri figli, in cui abbiamo cercato di suscitare l’amore e il rispetto per gli animali non umani. Seguiamo dunque con ansia la vicenda della cattura, anche se ci augureremm­o alla fine almeno un piccolo gesto fair dei forestali: spegnete il radiocolla­re e trovatevel­o senza Gps, nel modo antico sempre seguito dai nostri progenitor­i.

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