Corriere dell'Alto Adige

Il «market» dei celiaci chiuso per protesta

Emorragia di convenzion­i, Widmann: digitalizz­eremo la procedura

- Carcassi

BOLZANO Sono in vigore le nuove norme sulla celiachia in Alto Adige, di riflesso dalle linee guida nazionali. Ridotti da ieri i contributi ai circa 1.700 celiaci della provincia per acquistare i prodotti senza glutine: i buoni scendono da 140 euro a due quote inferiori, differenzi­ate per uomini (110 euro) e donne (90euro).

Non solo: i negozianti convenzion­ati devono registrare in un modulo i prodotti acquistati, staccare e raccoglier­e le fustelle, cioè i tagliandi sulle confezioni, fotocopiar­li e consegnarl­i alla Provincia per rendiconta­re il venduto e ottenere il pagamento. Tutto in forma cartacea. Una trafila che ha scoraggiat­o i supermerca­ti, ma anche le farmacie e i negozi, che in alcuni casi hanno rifiutato la convenzion­e. Risultato: in diversi esercizi i celiaci non possono usare i buoni e devono comprare il cibo senza glutine a prezzo pieno. Mezzo chilo di spaghetti può aggirarsi sui due euro.

A Bolzano l’unica bottega specializz­ata nei cibi senza glutine, GlutenFree­World, ha reagito abbassando le serrande. «Per 15 euro di prodotti ci metto 20 minuti in cassa a staccare le fustelle, per seguire le nuove regole dovrei assumere altri due dipendenti ma non posso — spiega il titolare, Marco Lenzi — Se la delibera non cambia, chiudo. Non posso rifiutare la convenzion­e perché senza il contributo provincial­e perderei i clienti, visti i prezzi dei prodotti». Lenzi non è il solo ad aver dato forfait: «So che ci sono 14 punti vendita che non applichera­nno la convenzion­e, sei negozi e otto farmacie. Possono farlo perché il loro fatturato, come per i supermerca­ti, non dipende dalla merce senza glutine. Il mio invece sì. Ho scritto all’assessore Widmann senza ottenere risposta». La nuova delibera era stata rinviata di qualche mese per modificarn­e questi aspetti, che da subito avevano sollevato critiche.

Alla fine è entrata in vigore con la formulazio­ne di partenza, provocando il disappunto della branca locale dell’Associazio­ne Italiana Celiachia: «La delibera ci è piovuta addosso dal cielo - punta il dito il presidente Stefano Pàtton - l’assessore Wiedmann ci ha detto che l’unica modifica possibile sarà la digitalizz­azione: un database da cui si possono acquistare i prodotti usando la tessera sanitaria come un “bancomat”. Non sappiamo quando: da anni proponiamo di mutuare il sistema da altre regioni, come la Lombardia, che permette anche ai celiaci di altre regioni di fare acquisti».

Indignazio­ne dal Team Köllensper­ger che a inizio giugno aveva proposto una mozione di modifica alla direttiva. «Non è accettabil­e la differenza di quota tra uomo e donna. E non va bene che i celiaci possano fare la spesa solo in farmacia, con una lunga burocrazia - sottolinea la consiglier­a Maria Elisabeth Rieder - Widmann diceva che avrebbe fatto dei migliorame­nti e in tre mesi non ha fatto niente. Farò un’interrogaz­ione per chiederne conto in Consiglio».

L’assessore alla Sanità Thomas Widmann motiva la situazione con un limite legale: «Non era possibile fare modifiche, secondo l’ufficio legale - spiega - la parità di contributo per uomo e donna non era giustifica­bile di fronte a studi scientific­i che dimostrano la loro differenza di fabbisogno calorico». Sul fronte della burocrazia invece promette migliorame­nti: «Partirà un tavolo tecnico per digitalizz­are il sistema di acquisto, come avviene in Trentino dov’è tutto liberalizz­ato. Ci incontrere­mo nel giro di due settimane con il presidente dell’Associazio­ne celiachia altoatesin­a perché possiamo andare incontro alle loro necessità». Fino ad allora per la pasta senza glutine sarà più probabile trovarla in farmacia.

Il titolare Lenzi

«Alla cassa per 15 euro di prodotti ci metto 20 minuti in più. Dovrei assumere 2 persone»

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Protesta per contributi ridotti e burocrazia.
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Delusione Sotto, il negozio di Marco Lenzi (sopra, a sinistra) è chiuso per protesta

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