Life Ursus: vent’anni fa partì il progetto Nel 1999 l’avvio con «Masun» e «Kirka»
TRENTO I primi a essere liberati sul suolo Trentino, nel 1999, furono Masun e Kirka: fra i 4 e i 5 anni d’età il primo per 99 chilogrammi di peso, 3 anni e 55 chili la seconda. Dopo di loro, tra il 2000 e il 2002, toccò a Daniza, Joze, Irma, Jurka, Vida, Gasper, Brenta e Maya. A oggi, secondo i dati forniti dall’ultimo «Rapporto grandi carnivori» della Provincia, gli esemplari presenti complessivamente sul territorio si stima siano fra i 60 e i 78, compresi i 21-23 cuccioli nati nel 2018.
Sono passati vent’anni, dunque, da quando il Parco Adamello Brenta con la Provincia di Trento e l’Istituto nazionale della fauna selvatica, usufruendo di un finanziamento dell’Unione europea, ha dato avvio al progetto «Life Ursus» per salvare il piccolo nucleo di orsi sopravvissuti da un’ormai inevitabile estinzione, ricostituendo un nucleo vitale di plantigradi nelle Alpi centrali: l’alta val di Tovel, in particolare due zone situate a circa 1.500-1.600 metri di quota e chiuse al traffico privato, fu eletta a teatro dei rilasci dei dieci esemplari tutti provenienti dalla Slovenia, in quanto la popolazione di orsi dinarico-balcanica è geneticamente affine a quella del Brenta.
È lo studio di fattibilità realizzato nel 1997 dall’Istituto nazionale della fauna selvatica a svelarlo e a indicare la Slovenia quale luogo idoneo alla cattura degli esemplari da traslocare in Trentino. Prima della realizzazione del progetto, infatti, l’Infs oggi Ispra, Istituto superiore per la protezione e la ricerca ambientale, era stato incaricato di verificare la fattibilità e la probabilità di successo dell’immissione. Furono analizzati 60 parametri, tra caratteristiche ambientali e aspetti socio–economici, su una superficie di 6.500 chilometri quadrati, ben oltre i confini della Provincia di Trento. I risultati furono incoraggianti: circa 1.700 km2 risultarono essere idonei alla presenza dell’orso e più del 70% degli abitanti si disse a favore del rilascio di orsi nell’area.Il progetto «Life Ursus», concluso nel 2004, ha dato i suoi frutti.
Il nucleo di orsi presente in Trentino è oggi stimato fra i 60 e i 78 esemplari. Oltre che dall’incremento numerico, il successo dell’operazione di reintroduzione è confermato anche dall’espansione territoriale. Negli anni, però, le grane non sono mancate: M49 è solo l’ultimo di una serie di orsi considerati problematici o pericolosi. Prima di lui, fra gli altri, Daniza, che morì per le complicazioni insorte mentre si tentava di narcotizzarla per la cattura, e KJ2 abbattuta in quanto accusata di due attacchi all’uomo.