Colpo di calore, disposta l’autopsia I sindacati: «Ora si faccia chiarezza»
TRENTO Sono al vaglio della Procura le cause della morte di Michele Demattè, l’operaio di 57 anni dipendente dell’Unifarm di Ravina, che venerdì a causa di un colpo di calore è arrivato al pronto soccorso del Santa Chiara di Trento in una situazione ormai critica, con la temperatura corporea superiore ai 40 gradi, che non gli ha lasciato scampo. L’uomo, che viveva da solo e aveva un fratello, è morto sabato. Non è ancora stato aperto un fascicolo sulla vicenda e per fare chiarezza sulle cause della morte, oggi i medici dell’ospedale Santa Chiara provvederanno a eseguire l’autopsia per cercare le prime risposte su un decesso ancora carico di interrogativi.
Già ieri in mattinata intanto si sono recati all’interno della sede dell’Unifarm, a Ravina, i medici del lavoro e gli ispettori dello Uopsal per gli accertamenti del caso e per constatare l’idoneità del luogo del lavoro. Del resto quanto accaduto alla Marangoni di Rovereto qualche anno fa — anche in quella fabbrica perse la vita per il troppo caldo un’operaio — è ancora un fatto ben presente.
Demattè era stato trovato accasciato su una sedia morendo il giorno dopo per ipertermia venerdì a fine turno (il termine è alle 19): l’operaio, che lavorava da anni nel reparto Home Care (dove si occupava del servizio di igienizzazione e manutenzione di prodotti sanitari), stava uscendo dalla fabbrica, i colleghi lo avevano già salutato, attorno alle 19.15, ma poi l’uomo si sarebbe fermato e seduto. Probabile il malore in quel momento. È stato un collega e dipendente che, vedendo ancora l’auto di Demattè nel parcheggio, è tornato indietro e l’ha trovato privo di sensi ed ha chiamato i soccorsi.
Sul caso intervengono i sindacati. Cgil Cisl Uil del Trentino insieme alle categorie Filcams, Fisascat e Uiltucs esprimono profondo rammarico per la morte dell’operaio: «Saranno gli organi competenti a stabilire le cause sulla morte
L’azienda Siamo addolorati ma i locali sono climatizzati e idonei
del lavoratore» dichiarano Franco Ianeselli, Lorenzo Pomini e Walter Alotti. Che sottolineano: «Non si può morire per il lavoro, auspichiamo che si accertino le cause del decesso e ogni eventuale responsabilità con rigore e in tempi rapidi».
E i vertici di Unifarm, «addolorati per l’accaduto», si definiscono «sereni riguardo l’idoneità del luogo del lavoro, con ambienti condizionati e non solo aerati e gli operai costantemente sottoposti a regolari visite mediche», come spiega il direttore Claudio Occoffer. Michele Demattè, tra l’altro, era stato sottoposto ad una visita medica interna ed una esterna poco più di un mese fa risultando idoneo al lavoro e alle mansioni svolte.
Intanto, i sindacati hanno chiesto un incontro al più presto con l’azienda ed è stata indetta un’assemblea straordinaria per domani alle 11.30 coinvolgendo tutti i lavoratori (oltre 400) per raccogliere informazioni e fare chiarezza. In particolare capire se venerdì in azienda la situazione lavorativa e la temperatura fossero idonee per lavorare in sicurezza, spiega Gabriele Goller (Fisascat-Cisl Unifarm).
Su questo punto Cgil Cisl Uil hanno chiesto un confronto urgente con i vertici dell’Uopsal e con l’assessora Stefania Segnana per valutare insieme quali contromisure prendere per tutelare la sicurezza di tutti i lavoratori con strumenti di prevenzione efficaci. Sono diverse — hanno detto — le segnalazioni arrivate alle varie categorie da parte di lavoratori e si ha certezza che non in tutti gli stabilimenti trentini si lavora in condizioni adeguate quando le temperature sono troppo alte. «Chiediamo alle aziende di essere più attente e disponibili al confronto con il sindacato e le rappresentanze interne per intervenire e migliorare le condizioni del lavoro stesso».