Conservatorio, 12 docenti lasciano
Spaventa la fusione con Unibz. In un anno più che raddoppiate le richieste di trasferimento
Non sono mai arrivate così tante domande di trasferimento sulla scrivania del direttore del Monteverdi Giacomo Fornari. Nonostante le rassicurazioni da parte della Provincia, i professori temono per il loro inquadramento nella fusione con Unibz e, per non rischiare, “migrano” verso altri conservatori. «Non starò ad aspettare che cambino le carte in tavola», dice una docente. Altri confidavano nel tavolo tra Provincia, Unibz e conservatorio della scorsa settimana ed erano pronti a ritirare le domande. Ma l’incontro è slittato a settembre e non c’è più tempo: a fine agosto dovranno decidere se fare le valigie.
BOLZANO Al conservatorio Monteverdi una «fuga» così non si era mai sentita. Le composizioni musicali non c’entrano: alla scadenza del termine stabilito (lo scorso 27 luglio), sulla scrivania di Giacomo Fornari, direttore dell’istituto bolzanino, sono arrivate 12 domande di trasferimento. Più del doppio rispetto al numero “fisiologico” «Probabilmente alcuni docenti non si sono sentiti sicuri di fronte alla situazione — ipotizza Fornari — Normalmente, ne arrivavano 5 o 6, finora è stato il massimo».
A spaventare i docenti ci sarebbe la prospettiva di una fusione del Monteverdi con la Libera università di Bolzano, decisa dalla finanziaria dell’anno scorso e in via di attuazione: i professori temono per il proprio inquadramento nel nuovo assetto del conservatorio, che potrebbe diventare una “alta scuola di musica” dentro una facoltà di musica ex novo. Le rassicurazioni di Provincia e Unibz sul mantenimento di stipendi e ruoli non sono bastate; e neppure il recente clima di collaborazione per il piano di fusione da presentare al ministero.
I docenti del conservatorio, di fronte a un accordo in divenire, non se la sentono di rischiare. Tra loro, nomi “storici” del Monteverdi, ma anche professori arrivati più di recente. Molti confermano il peso del futuro assetto nella decisione: «Avevo già in mente di trasferirmi, ma la situazione incerta mi ha spinto ad anticipare i tempi: ci dicono che rischiamo di perdere la mobilità — ammette una docente di lungo corso, che chiede di restare anonima — Non aspetto cambino le carte in tavola: voglio che i patti rimangano quelli del concorso che ho vinto per il ruolo». In ballo, infatti, c’è la trasformazione dei professori in “lecturer”: pur continuando a fare il lavoro di prima, non potrebbero accedere a ruoli decisionali riservati ai professori universitari (un percorso professionale diverso) della nuova facoltà. I dettagli devono essere definiti di concerto da conservatorio e università.
«È tutto nebuloso, non abbiamo garanzie scritte», dice il docente di violoncello Massimo Repellini, pronto a lasciare l’Alto Adige. «Rischiamo uno scenario sconcertante — osserva Stefano Bozolo, docente di pianoforte, a Bolzano da 12 anni — perderemmo autonomia e libertà di insegnamento. Speravamo in ulteriori rassicurazioni nella prima riunione del comitato per la bozza di statuto (prevista giovedì scorso e slittata a settembre, ndr) per poter ritirare la domanda di trasferimento: ma il termine è la prossima settimana e ciascuno dovrà valutare, da solo, se rischiare». Entro fine mese i docenti potranno tornare sui propri passi e disfare le valigie. Difficile che entro allora cambi qualcosa.
Speriamo in ulteriori certezze per ritirare la domanda entro fine mese: altrimenti ognuno sceglierà se rischiare sul futuro