Acqua minerale e canoni: stoppato il primo ricorso
Il Tar giudica la causa inammissibile. La società era finora esentata dal pagamento
BOLZANO La società Aquaeforst Srl, che vende l’acqua minerale «Meraner - Fonti di San Viglio», ha presentato un ricorso al Tar per chiedere l’annullamento della delibera con la quale la Provincia di Bolzano le imponeva il pagamento di una tariffa idrica relativa alla concessione per l’imbottigliamento dell’acqua. Il Tar ha ora deciso che non è sua competenza decidere su questa materia, dichiarando quindi il ricorso «inammissibile per difetto di giurisdizione», e indicando il giudice ordinario quale soggetto competente, in quanto si tratta di una «controversia relativa a diritti soggettivi».
Ora la società Aquaeforst, che fa capo al birrificio Forst, potrà decidere se fare appello contro questa sentenza del Tar oppure se rivolgersi al tribunale ordinario. Per ora, comunque, questo primo tentativo dell’Aquaeforst di evitare il pagamento della tariffa va dunque a vuoto. Anzi, si tratta di un secondo tentativo, visto che circa un anno fa, aveva presentato un analogo ricorso gerarchico, rigettato dalla giunta provinciale, contro la comunicazione di pagamento della tariffa. La società di Merano, titolare di una concessione in scadenza nel 2038, aveva presentato ricorso poiché sarebbe esentata dal pagamento del canone in base ad una legge regionale del 1954: all’epoca infatti la Regione aveva ottenuto una partecipazione azionaria nella società Salvar, tuttora in possesso della Provincia, proprio «come contropartita per l’emungimento delle sorgenti senza il pagamento di un canone concessorio». L’acqua in questione sgorga dal monte San Vigilio, sopra Lana, a circa 1.500 metri e con lunghe tubazioni raggiunge Merano dove viene imbottigliata e poi commercializzata da Aquaeforst.
In attesa che sia dunque il tribunale a dirimere la controversia, va ricordato che essa si inserisce nella più ampia vicenda dei canoni per le sorgenti delle acque minerali. A sollevare il caso dei canoni irrisori era stata la trasmissione della Rai «Report», condotta da Milena Gabanelli. In quell’inchiesta l’Alto Adige venne definita la maglia nera tra le regioni per quanto riguarda i canoni per lo sfruttamento delle acque minerali. In base alla legge provinciale, veniva infatti pagato un canone di 7.114 euro all’anno per la sorgente Plose a Bressanone (Fonte Plose Spa), sorgente Terme di Brennero a Brennero (Fonti Terme di Brennero Srl), sorgente Acqua dell’Imperatore a San Candido (Kaiserwasser Srl), sorgente Lavaredo a San Candido (Kaiserwasser Srl). La sorgente Merano a Lana (Acquaeforst Srl) era invece, come detto, esentata da una legge regionale del 1954. Anche in seguito a quell’inchiesta, che destò scalpore, la Provincia ha poi adeguato le tariffe, aumentandole ad alcune decine di migliaia di euro.