RIALLINEARE LA FILIERA
Negli ultimi giorni sono emersi due indizi contrastanti sul mercato del lavoro in Trentino-Alto Adige. Il primo emerge dai dati del Sistema ExcelsiorUnioncamere e dice che a luglio 2019 le imprese hanno incontrato difficoltà nel reperire persone con idoneo profilo di competenze per oltre il 40% delle nuove posizioni di lavoro disponibili. Il secondo si ricava dalla classifica retributiva delle province italiane 2018 elaborata da Job Pricing e dice che la retribuzione annua media di chi lavora in questi territori è di 30.786 euro, dietro solo alla Lombardia (31.692 euro), ma davanti all’Emilia Romagna (30.455 euro).
Qualche mese fa, il rapporto BES 2018 (Benessere Equo e Sostenibile) aveva segnalato un terzo indizio, relativo alla mobilità dei laureati italiani di età compresa tra 25 e 39 anni. Il Trentino-Alto Adige è la terza regione italiana con un saldo migratorio positivo (differenza tra iscritti e cancellati per trasferimento di residenza) per questo specifico segmento di popolazione: +2,9 per mille, dietro alle irraggiungibili Emilia Romagna (+15,5) e Lombardia (+14,6).Si dice che tre indizi fanno una prova: in questo caso è la prova che il mercato del lavoro è «disallineato» e non si possono fare semplificazioni per analizzarlo.
C’è un disallineamento quantitativo tra domanda e offerta di lavoro, che si specchia sia nei dati Excelsior-Unioncamere sia nelle analisi del consorzio interuniversitario Almalurea, che nel suo ultimo rapporto rileva che a un anno dalla laurea oltre il 40% dei giovani con un impiego fa un lavoro che non è pienamente coerente con il titolo di studio. Serve quindi uno sforzo progettuale per riallineare la filiera dell’istruzione (formazione professionale e scuole secondarie; istruzione e formazione tecnica superiore e istituti tecnico superiori; lauree, master e dottorati) e soprattutto per dare a ciascuna componente la «dignità professionale» che si merita, in funzione del ruolo che assolve. È il solo modo per facilitare l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e per fare un buon servizio a famiglie, imprese e società.
Tra domanda e offerta c’è anche un disallineamento qualitativo. Il fatto che solo Emilia Romagna, Lombardia e Trentino-Alto Adige abbiano un «significativo» saldo migratorio positivo nel segmento più qualificato del mercato del lavoro vuol dire che in questi territori più che in altri le imprese propongono posizioni di
lavoro sfidanti, in ambienti di lavoro con reali opportunità di apprendimento e di crescita professionale (inclusi livelli e dinamica retributive).
Il riferimento al contenuto delle mansioni porta a un altro disallineamento, che è meno evidente ma non meno critico degli altri e che riguarda la struttura dei percorsi formativi rispetto alle trasformazioni del lavoro. In quasi tutti i settori e per un numero crescente di occupazioni, è richiesto di ibridare le conoscenze e le competenze tecniche, gestionali o professionali che definiscono la mansione con abilità di altra natura (informatiche e digitali, personali e sociali, di comunicazione e di relazione). Per soddisfare tale domanda di lavoro serve agire in due direzioni: percorsi formativi secondari e superiori autenticamente in alternanza e percorsi universitari ridisegnati in ottica multidisciplinare ed esperienziale per le nuove generazioni; percorsi brevi e ricorrenti per la riqualificazione mirata di chi già lavora.