La ricetta di Schizzerotto «Per colmare la distanza le imprese del Trentino dovrebbero crescere»
TRENTO Antonio Schizzerotto non si stupisce più di tanto. E della differenza retributiva che separa le province di Trento e Bolzano fornisce una spiegazione cristallina: la causa risiede nella «maggiore consistenza di imprese di medio-grandi dimensioni che esiste in Alto Adige rispetto al Trentino». Professore emerito dell’università di Trento, già direttore dell’Istituto per la ricerca valutativa sulle politiche pubbliche (Irvapp) della Fondazione Bruno Kessler, Schizzerotto indica anche una via d’uscita: per erodere il gap il Trentino dovrebbe puntare a implementare «politiche di incentivazione alla crescita dimensionale delle imprese e all’innovazione».
Professore, la differenza fra gli stipendi lordi annui dei lavoratori delle due province trova la sua ragione nel tessuto imprenditoriale?
«Sì, la spiegazione risiede proprio nella maggiore consistenza di imprese di medio grandi-dimensioni che esiste in Alto Adige rispetto al Trentino. È noto che le occupazioni manageriali siano retribuite in maniera consistente, dunque se su un dato territorio insistono più imprese che hanno oltre 100-150 dipendenti, le retribuzioni medie saranno di conseguenza più elevate, semplicemente perché ci sono più dirigenti. Questo dato fa il paio, del resto, con quelli relativi al Pil o ai tassi di occupazione, che in provincia di Bolzano presentano sempre valori più elevati che a Trento». Il Trentino potrebbe riuscire a colmare in qualche modo il distacco salariale? «Basterebbe far crescere le imprese. Ciò significherebbe mettere in piedi serie politiche industriali, che in provincia di Trento nell’ultimo decennio non si sono viste, volte in particolare all’incentivazione della crescita dimensionale delle aziende e all’innovazione, perché se non si occupano segmenti significativi del mercato non si riesce nemmeno a crescere». In che modo può essere favorita la crescita dimensionale delle imprese?
«Pensando, ad esempio, a fusioni tra aziende che operano nello stesso settore o a piani di sviluppo delle occupazioni connesse con processi innovativi. Nulla vieta che si possano fare dei gruppi di imprese o di associare il processo
Soluzioni In provincia di Trento si dovrebbero attuare pacchetti organici di politiche industriali
di innovazione industriale anche a crescite dimensionali: vorrebbe dire acquisire più dipendenti, pensare a investimenti in settori meno maturi di quelli sui quali insistono molte delle attuali aziende trentine. Si dovrebbero attuare dei pacchetti organici di politiche industriali, sulla falsariga di quello che aveva abbozzato
l’ex ministro Carlo Calenda con il piano nazionale “Industria 4.0”».
Una soluzione potrebbe consistere nell’apertura all’arrivo di grandi gruppi nazionali o internazionali?
«Sì, purché non sia associata unicamente a convenienze basate su detrazioni fiscali. L’autonomia potrebbe consentire di attivare politiche di incentivazione dal punto dell’innovazione dei processi o dei prodotti o del costo del lavoro. Bisognerebbe cercare di trovare dei modi per facilitare joint venture tra imprese locali e imprese di grandi dimensioni del resto d’Italia o del mondo».
Dimensioni
«Nelle imprese medio-grandi ci sono più dirigenti, dunque retribuzioni più consistenti e in Alto Adige il loro numero è maggiore»