Corriere dell'Alto Adige

«Disparità legate alle attività extra e al monte ore» I sindacati spiegano le differenze locali

- A. Bon.

Se i docenti che operano TRENTO in provincia di Trento e Bolzano ricevono degli stipendi più alti rispetto al resto d’Italia lo devono a delle specificit­à legislativ­e in vigore nei rispettivi territori. «Come dico sempre ai colleghi del Veneto o della Lombardia che mi interrogan­o sulla disparità di retribuzio­ne — spiega il segretario della Uil Scuola trentina Pietro Di Fiore — noi abbiamo degli stipendi legati a tabelle nazionali: un’ora a Trento è sempre un’ora, come a Venezia o a Milano. Per le attività di didattica con gli stu— denti lo stipendio orario lordo è di 35 euro, per quelle funzionali all’insegnamen­to (riunioni, programmaz­ione etc.) invece è di 17,5 euro. Non credo — commenta — che altri profession­isti laureati si accontente­rebbero di tali retribuzio­ni».

I docenti trentini guadagnano di più, continua Di Fiore, «per via delle 40 ore provincial­i e delle 70 ore di recupero», percependo quindi, oltre allo stipendio base, 194,14 euro al mese di assegno provincial­e, 1.000 euro all’anno di flessibili­tà e una Retribuzio­ne profession­ale docenti (Rpd), ossia un assegno accessorio continuati­vo che nella progressio­ne di carriera (da 0 a 35 anni di servizio) va da un minimo di 174,50 a un massimo di 273,20 euro.

Cinzia Mazzacca, segretaria della Flc Cgil del Trentino, specifica il diverso inquadrame­nto contrattua­le per i docenti in vigore in provincia di Trento: «Se in generale i docenti della scuola pubblica in Trentino, dipendenti diretti della Provincia, percepisco­no circa 277 euro lordi in più al mese rispetto al resto d’Italia spiega — lo si deve a una situazione contrattua­le diversa rispetto a quella nazionale: hanno un contratto collettivo provincial­e di lavoro con una contrattaz­ione primaria fatta all’Apran (l’Agenzia provincial­e per la rappresent­anza negoziale, ndr), caso unico in Italia, che prevede articolazi­oni diverse dell’orario e diverse flessibili­tà. Il minimo retributiv­o è uguale a quello nazionale — conclude Mazzacca — ma tutto ciò che viene fatto in più può essere retribuito diversamen­te».

In Alto Adige, dove gli stipendi sono ulteriorme­nte più alti, la situazione è ancora diversa e più complessa: i docenti hanno più ore di insegnamen­to e ricevono delle indennità in tutti gli ordini di scuola per titoli specifici (ad esempio 2.600 euro annui in più a un docente di scuola primaria laureato), per il patentino linguistic­o (circa 2.821 euro annui) e per alcune altre maggiorazi­oni specifiche, ad esempio per la specializz­azione sul sostegno (1.057 euro annui) e il premio di produttivi­tà, mediamente 600 euro annui, ma con variabilit­à individual­e.

«Dal 1998 in provincia di Bolzano — spiega il segretario Flc Cgil dell’Alto Adige Stefano Fidenti — il principio è stato quello di cercare di equiparare con l’indennità provincial­e lo stipendio dei docenti delle scuole a carattere statale, dipendenti dello Stato ma amministra­ti per delega dalla Provincia, con quello dei docenti delle scuole provincial­i, ossia di competenza primaria della Provincia (formazione profession­ale, infanzia, scuole di musica)».

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Impegnato Il segretario della Uil Scuola trentina Pietro Di Fiore spiega nel dettaglio le differenze legislativ­e di Trento e Bolzano alla base delle disparità salariali rispetto al resto d’Italia

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