Simposio di scultura ad Ala, la carica dei giovani con scalpello
Dal 16 al 29 la città si riempie di ragazzi che creeranno opere sotto gli occhi del pubblico. Saranno poi fruibili tutte insieme nel parco cittadino di Bastie
Ad Ala si affilano gli scalpelli in vista della terza edizione del Simposio di scultura in marmo, in programma dal 16 al 29 settembre prossimo. La città di velluto, oltre allo storico legame con sete e broccati, vanta infatti un solido rapporto con la pietra, complice la vicinanza alle cave della Lessinia, del monte Baldo e del distretto dei marmi di Cavaion. «Di qui l’idea tre anni fa – spiega il sindaco Claudio Soini – di valorizzare questa tradizione in chiave artistica, bandendo un simposio che di fatto è un grande laboratorio all’aria aperta, dove il processo creativo si svolge sotto lo sguardo attento dei
passanti». Gli scultori lavoreranno infatti per circa due settimane presso il Cantiere comunale in via della Costituzione e dalle 8 alle 19 sarà possibile osservarli e carpire i segreti della loro antica professione. «Così facendo – sostengono i curatori dell’iniziativa Remo Forchini e Mario Cossali – vogliamo superare il confine tra pubblico e mondo dell’arte». E proprio al coinvolgimento sempre maggiore della cittadinanza mira l’ingresso tra gli organizzatori della kermesse della locale proloco. «Veder nascere una scultura è sempre un’emozione fortissima – afferma il presidente Stefano Gaiga – e siamo felici di poter regalare questa esperienza ai nostri compaesani». Tanto più visto che il dono sarà per sempre. Le opere realizzate durante il simposio verranno infatti donate al Comune e collocate – assieme a quelle passate – nel parco Bastie, per permettere ai tanti bambini e anziani che frequentano il giardino pubblico di assaporare le forme e toccare le pietre. Giovanissimi – quasi tutti con meno di 25 anni – e provenienti da diverse regioni d’Italia gli scultori selezionati dai curatori, secondo i quali era importante portare ad Ala «le più recenti tendenze in campo artistico, come l’astrattismo e un ampio uso di forme inedite e fantasiose». Si tratta del veronese Matteo Cavaioni, della milanese Eleonora Confalonieri, dell’empolese Rebecca Gian e dei trentini Davide Vanzo e Matteo Zeni. Vanzo, figlio e nipote di scultori del legno, si è formato presso la scuola d’arte di Pozza di Fassa e poi all’Accademia delle Belle Arti di Carrara, patria del marmo. Presidente dell’officina d’arte Ponte di ferro, nella sua opera ama riflettere il senso dell’ignoto e la mancanza di sicurezze del nostro tempo. Zeni invece si è diplomato alla scuola per l’artigianato artistico di Ortisei. «Per le mie sculture – spiega l’artista – uso sì marmi d’eccellenza, ma di solito lavoro le parti che non soddisfano le esigenze di produzione perché scomode o antiestetiche».