Nassiriya, scagionato Georg Di Pauli
La Cassazione: l’allora colonnello aveva cercato di rafforzare la sicurezza, ma non fu ascoltato
La Corte di Cassazione scagiona Georg Di Pauli, ex colonnello dei Carabinieri e responsabile della base «Maestrale» a Nassiriya, da ogni responsabilità per la strage del 2003. Non solo: è stato lui a cercare di rafforzare la protezione.
BOLZANO Sono passati quasi 16 anni da quel 12 novembre 2003 in cui, a Nassiriya (Iraq), in seguito a un attacco terroristico, persero la vita 19 italiani. Una strage che ha visto coinvolto anche un altoatesino, originario di Caldaro: l’allora colonnello (e oggi generale) dei Carabinieri Georg Di Pauli, la cui assoluzione è stata confermata nei giorni scorsi dai giudici della Terza sezione civile della Corte di Cassazione. Che mettono ora la parola «fine» a una dolorosa vicenda.
Di Pauli, all’epoca, era responsabile della base «Maestrale», quartier generale dell’Arma a Nassiriya e teatro della strage provocata dall’esplosione di un camion cisterna pieno di esplosivo, che costò la vita a 28 persone, fra le quali 19 italiani (12 militari dell’Arma, 5 dell’esercito e 2 civili).
Il suo ruolo era già stato chiarito nel corso di precedenti processi, penale prima e civile poi. E ora la Corte di Cassazione lo conferma.
I giudici hanno infatti stabilito non solo che Di Pauli non è responsabile per non aver adottato tutte le misure di sicurezza necessarie alla difesa della base. Ma anzi, che era stato proprio lui a prodigarsi per far salire il livello di guardia e di protezione, senza che i suoi superiori gli dessero retta.
Fra questi l’ex generale Bruno Stano. Era lui al comando della Brigata Sassari durante la missione italiana in Iraq. Ed è stato lui, sempre secondo i giudici della Corte Suprema, a sottovalutare il pericolo. Nei suoi confronti hanno quindi confermato la condanna, già emessa dalla Corte d’appello di Roma. Ora dovrà risarcire le famiglie delle vittime.