Corriere dell'Alto Adige

Il sindacato infermieri «Pochi colleghi nuovi»

Ribetto all’attacco. Bocchio replica: iscritti in aumento

- Di Chiara Currò Dossi

Sull’attrattiva delle profession­i sanitarie è scontro sui numeri. Da una parte Ribetto (Nursing up) sottolinea come «su 75 neo-infermieri solo 35 hanno fatto domanda di assunzione all’Asl». Dall’altra Bocchio (Claudiana, la scuola nella foto sopra), rivendica «iscrizioni in crescita costante».

BOLZANO I posti disponibil­i al corso di laurea in Infermieri­stica della Scuola superiore di sanità Claudiana sono passati, quest’anno, da 120 a 150, a fronte di una media di un centinaio di neolaureat­i l’anno. Ma solo alcuni di loro, una volta conseguito il diploma, presentano domanda di assunzione all’Azienda sanitaria della provincia. I numeri dell’anno scorso, presentati da Massimo Ribetto, referente regionale del sindacato Nursing up, «sono eclatanti. Su 75 laureati, solo in 35 hanno chiesto di entrare all’Asl».

L’occasione per affrontare il tema è stata offerta dal circolo culturale Salvemini, che di recente ha organizzat­o un primo appuntamen­to dedicato alla sanità. Al tavolo dei relatori, accanto a Ribetto, anche il primario di Anestesia Loris Fabbro e il direttore amministra­tivo dell’Asl Enrico Wegher. Focus della tavola rotonda è stata la situazione del personale delle profession­i sanitarie che, in Alto Adige, «contano 22 profili diversi», precisa Ribetto. E i reparti di un ospedale, aggiunge Fabbro, «sono un po’ come una caserma. Non funzionano se ci sono solo colonnelli. Serve un equilibrio tra le varie figure». E, soprattutt­o, più personale. «Altrimenti i posti letto continuera­nno a chiudere», avverte Fabbro.

Anche perché, sottolinea Ribetto, «oltre a medici e infermieri mancano altre figure, come operatori socio sanitari, portantini e magazzinie­ri. E la conseguenz­a è che i pochi che ci sono devono farsi carico anche di attività che competereb­bero ad altri operatori. Il che si riflette in un sovraccari­co di lavoro che si declina nel “plus orario” da un lato (le ore aggiuntive di lavoro programmat­o, ndr), e nell’aumento di stress e rischio burnout dall’altro». Ad aggravare la situazione, spiega ancora il rappresent­ante degli infermieri, «una gestione gerarchica del lavoro, con una comunicazi­one topdown che non valorizza il loro ruolo di profession­isti dal quale deriverebb­ero, invece, autonomia gestionale e capacità decisional­e».

Che tutto questo determini un calo di attrattiva nei confronti delle profession­i sanitarie? Secondo Guido Bocchio, direttore della Claudiana, no. «Anzi — afferma —. Le nostre statistich­e registrano numeri in crescita. Quest’anno abbiamo 299 iscritti agli 8 profili per i quali offriamo corsi di laurea, 140 dei quali a quello di Infermieri­stica. E questo a fronte di 400 domande». Il fenomeno della dispersion­e post-laurea è difficile da sondare. «Le possibilit­à sono tante, specie per chi è bilingue — osserva —. Anche il mondo del sociale è in sofferenza dal punto di vista del personale. Ma l’Azienda sanitaria resta un buon datore di lavoro». La «fuga dei cervelli» verso l’estero non riguarda «più del 10% di loro — assicura il direttore —. Senza contare che quasi tutti, una volta conclusa l’esperienza profession­ale all’estero, che credo sia giusto fare, torna in Alto Adige. In Italia i contratti offrono tutele maggiori ai lavoratori».

Per l’assessore alla sanità Thomas Widmann «dobbiamo fare di tutto per mantenere i nostri profession­isti sul territorio, e abbiamo già delle idee su come fare». Una è quella del nuovo sistema di formazione per i medici specializz­andi. «La vittoria davanti al giudice del lavoro, dopo l’impugnazio­ne dei contratti da parte dell'Anaao, è stata un grande successo — chiosa—. Il nuovo sistema sortisce già i primi effetti positivi, tanto che abbiamo già 50 specializz­andi contro i 40 dell’anno scorso, ai quali si aggiungono 60 richieste».

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In corsia Anche negli ospedali altoatesin­i c’è carenza di medici e infermieri

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