Ora la Lega attacca l’ateneo: violenza autorizzata Il rettore: realtà deformata
Dopo gli scontri c’è la polemica politica E per le identificazioni la Digos setaccia tutti i video raccolti
La Lega attacca, l’università TRENTO risponde. Dopo le tensioni che hanno segnato la giornata di mercoledì davanti e dentro il dipartimento di Sociologia in occasione della conferenza del giornalista Fausto Biloslavo — prima tra gruppi di destra ed estrema destra e gli studenti di alcuni collettivi studenteschi, in seconda battuta sulla soglia dell’aula Bruno Kessler con l’azione di disturbo dell’incontro da parte un gruppo di sostenitori anarchici — lo scontro ora si sposta sul piano istituzionale.
Cronista e reporter di guerra per «Il Giornale», tra i fondatori del sito «Gli Occhi della Guerra» e con un passato negli anni Settanta nel Fronte della Gioventù di Trieste, Biloslavo è tornato a Trento per parlare del fronte libico dopo una prima conferenza annullata a causa delle tensioni divampate nei giorni precedenti. Poi una nuova conferenza, quella di mercoledì, che s’è consumata negli scontri fra contestatori opposti: giovani della Lega che nel primo pomeriggio hanno diffuso volantini, Casapound e, dall’altra parte, collettivi universitari.
Risultato: all’indomani degli scontri, in una nota ufficiale tutti i deputati trentini della Lega - Diego Binelli, Vanessa Cattoi, Martina Loss e Mauro Sutto - hanno attaccato veementemente l’ateneo trentino, protagonista secondo la loro opinione di «un ennesimo deprecabile episodio di intolleranza e violenza verbale e non solo». «Non si comprende quindi come al giorno d’oggi un ateneo come quello di Trento, che vorrebbe essere conosciuto e rinomato per gli elevati standard dell’offerta formativa — si legge ancora nel documento — dimostri nei fatti non solo di non essere capace di insegnare agli studenti il rispetto e l’importanza del confronto tra le idee ma, ancor peggio, giustifica e autorizza azioni violente di stampo anarchico». I deputati leghisti accusano l’istituto di consentire «lo svolgersi al suo interno di azioni illegali come l’occupazione di aule, le manifestazioni violente di stampo anarchico, le contestazioni che non consentono il decoroso svolgimento di un dibattito su temi internazionali (sui quali gli studenti si dovrebbero formare) e che includono anche danni alle strutture dell’ateneo e soprattutto azioni violente contro persone».
Parole che hanno suscitato l’immediata e decisa reazione del rettore Paolo Collini: «Non solo non abbiamo autorizzato la violenza, ma abbiamo cercato di contrastarla in tutti i modi. C’erano 20 persone di sicurezza che cercavano di fermare la protesta. Con la nostra dimostrazione di fermezza e di difesa della libertà abbiamo dimostrato ai nostri studenti quali sono i nostri principi senza usare gli strumenti, pur legittimi, della forza messi a disposizione dalla legge» ha evidenziato il rettore. Le accuse mosse dalla sezione leghista trentina hanno colpito personalmente Collini, rimasto direttamente coinvolto negli scontri nel tentativo di mediare con i disturbatori fuori dell’aula Bruno Kessler: «Ho ricevuto un’ombrellata in testa, offese, sputi. Ora arrivano queste parole da parte di chi evidentemente non era presente. Dire che la violenza è stata autorizzata è una deformazione della realtà». Il rettore non si risparmia nel sottolineare un dato di fondamentale importanza: «L’azione di disturbo non è stata provocata dai nostri studenti. Io stesso ho parlato con alcuni di loro, e nessuno ha dichiarato di essere iscritto al nostro ateneo. Un dato piuttosto evidente anche dall’età anagrafica adulta di molti dei contestatori. Si tratta di provocatori “di mestiere”, alla ricerca del clamore e dell’effetto mediatico».
Pur nel rivendicare l’estraneità dell’Università, il rettore non fa passi indietro riguardo l’eventuale intento di prendere provvedimenti disciplinari contro singoli studenti: «Se saremo in grado di identificare tra i responsabili dei danneggiamenti alcuni nostri studenti sarà necessario procedere», ha confermato.
Anche Udu, l’associazione universitaria che per prima ha proposto e organizzato l’evento con Fausto Biloslavo, dichiara ogni tipo di estraneità da ogni tipo di conflitto fisico e condanna la violenza di tutte le parti attraverso le parole della responsabile Sofia Giunta: «Per noi l’importante era non negare il diritto di parola. Immaginavamo ci sarebbero state azioni di protesta, ma non di questa entità. Soprattutto non ci aspettavamo la presenza delle frange di destra reazionaria che si sono
Quando avevo i calzoni corti militavo nel Fronte della Gioventù e da allora l’unica tessera è da giornalista
comportate in maniera molto aggressiva».
Nel frattempo sul fronte delle indagini, la Digos, oltre a cercare di risalire ai filmati che sono stati girati con gli smartphone, si stanno muovendo per recuperare le immagini dei sistemi di videosorveglianza degli esercizi pubblici posizionati nei dintorni del dipartimento di Sociologia. Una volta aver preso visione di tutti i video, gli agenti procederanno al riconoscimento e alla denuncia dei responsabili dello scontro, avvenuto sui ciottoli di via Verdi prima dell’incontro con il giornalista Fausto Biloslavo, tra un blocco di estrema destra e un altro formato dai collettivi di estrema sinistra. Quest’ultimi, dopo aver esposto uno striscione con scritto «via i fascisti», si sono trovati a fronteggiarsi con un gruppo di una trentina di persone appartenenti in larga parte alla cerchia dei militanti di Casapound e, in misura minore, alla Lega dei giovani del Trentino. Nonostante il marchio «Movimento Verona» impresso su alcune magliette, sembra che non fossero presenti esponenti di compagini venete. È quasi del tutto certo, invece, l’utilizzo di ombrelli, bottiglie di vetro e tubi pvc durante la zuffa tra i due blocchi. Ma fino ad oggi i due ragazzi dei collettivi rimasti feriti, uno al labbro e l’altro allo zigomo, non hanno presentato denuncia.
I deputati del Carroccio L’ateneo non è capace di insegnare agli studenti il rispetto, giustifica e autorizza azioni violente di chiaro stampo anarchico
La replica di Collini L’azione di disturbo non è stata provocata dai nostri studenti. Ho parlato con alcuni e nessuno ha dichiarato di essere iscritto qui Giunta (Udu)
Per noi l’importante era non negare il diritto di parola. Non ci aspettavamo la presenza delle frange di destra reazionaria