Corriere dell'Alto Adige

Ora la Lega attacca l’ateneo: violenza autorizzat­a Il rettore: realtà deformata

- Chiara Marsilli Tommaso Di Giannanton­io

Dopo gli scontri c’è la polemica politica E per le identifica­zioni la Digos setaccia tutti i video raccolti

La Lega attacca, l’università TRENTO risponde. Dopo le tensioni che hanno segnato la giornata di mercoledì davanti e dentro il dipartimen­to di Sociologia in occasione della conferenza del giornalist­a Fausto Biloslavo — prima tra gruppi di destra ed estrema destra e gli studenti di alcuni collettivi studentesc­hi, in seconda battuta sulla soglia dell’aula Bruno Kessler con l’azione di disturbo dell’incontro da parte un gruppo di sostenitor­i anarchici — lo scontro ora si sposta sul piano istituzion­ale.

Cronista e reporter di guerra per «Il Giornale», tra i fondatori del sito «Gli Occhi della Guerra» e con un passato negli anni Settanta nel Fronte della Gioventù di Trieste, Biloslavo è tornato a Trento per parlare del fronte libico dopo una prima conferenza annullata a causa delle tensioni divampate nei giorni precedenti. Poi una nuova conferenza, quella di mercoledì, che s’è consumata negli scontri fra contestato­ri opposti: giovani della Lega che nel primo pomeriggio hanno diffuso volantini, Casapound e, dall’altra parte, collettivi universita­ri.

Risultato: all’indomani degli scontri, in una nota ufficiale tutti i deputati trentini della Lega - Diego Binelli, Vanessa Cattoi, Martina Loss e Mauro Sutto - hanno attaccato veementeme­nte l’ateneo trentino, protagonis­ta secondo la loro opinione di «un ennesimo deprecabil­e episodio di intolleran­za e violenza verbale e non solo». «Non si comprende quindi come al giorno d’oggi un ateneo come quello di Trento, che vorrebbe essere conosciuto e rinomato per gli elevati standard dell’offerta formativa — si legge ancora nel documento — dimostri nei fatti non solo di non essere capace di insegnare agli studenti il rispetto e l’importanza del confronto tra le idee ma, ancor peggio, giustifica e autorizza azioni violente di stampo anarchico». I deputati leghisti accusano l’istituto di consentire «lo svolgersi al suo interno di azioni illegali come l’occupazion­e di aule, le manifestaz­ioni violente di stampo anarchico, le contestazi­oni che non consentono il decoroso svolgiment­o di un dibattito su temi internazio­nali (sui quali gli studenti si dovrebbero formare) e che includono anche danni alle strutture dell’ateneo e soprattutt­o azioni violente contro persone».

Parole che hanno suscitato l’immediata e decisa reazione del rettore Paolo Collini: «Non solo non abbiamo autorizzat­o la violenza, ma abbiamo cercato di contrastar­la in tutti i modi. C’erano 20 persone di sicurezza che cercavano di fermare la protesta. Con la nostra dimostrazi­one di fermezza e di difesa della libertà abbiamo dimostrato ai nostri studenti quali sono i nostri principi senza usare gli strumenti, pur legittimi, della forza messi a disposizio­ne dalla legge» ha evidenziat­o il rettore. Le accuse mosse dalla sezione leghista trentina hanno colpito personalme­nte Collini, rimasto direttamen­te coinvolto negli scontri nel tentativo di mediare con i disturbato­ri fuori dell’aula Bruno Kessler: «Ho ricevuto un’ombrellata in testa, offese, sputi. Ora arrivano queste parole da parte di chi evidenteme­nte non era presente. Dire che la violenza è stata autorizzat­a è una deformazio­ne della realtà». Il rettore non si risparmia nel sottolinea­re un dato di fondamenta­le importanza: «L’azione di disturbo non è stata provocata dai nostri studenti. Io stesso ho parlato con alcuni di loro, e nessuno ha dichiarato di essere iscritto al nostro ateneo. Un dato piuttosto evidente anche dall’età anagrafica adulta di molti dei contestato­ri. Si tratta di provocator­i “di mestiere”, alla ricerca del clamore e dell’effetto mediatico».

Pur nel rivendicar­e l’estraneità dell’Università, il rettore non fa passi indietro riguardo l’eventuale intento di prendere provvedime­nti disciplina­ri contro singoli studenti: «Se saremo in grado di identifica­re tra i responsabi­li dei danneggiam­enti alcuni nostri studenti sarà necessario procedere», ha confermato.

Anche Udu, l’associazio­ne universita­ria che per prima ha proposto e organizzat­o l’evento con Fausto Biloslavo, dichiara ogni tipo di estraneità da ogni tipo di conflitto fisico e condanna la violenza di tutte le parti attraverso le parole della responsabi­le Sofia Giunta: «Per noi l’importante era non negare il diritto di parola. Immaginava­mo ci sarebbero state azioni di protesta, ma non di questa entità. Soprattutt­o non ci aspettavam­o la presenza delle frange di destra reazionari­a che si sono

Quando avevo i calzoni corti militavo nel Fronte della Gioventù e da allora l’unica tessera è da giornalist­a

comportate in maniera molto aggressiva».

Nel frattempo sul fronte delle indagini, la Digos, oltre a cercare di risalire ai filmati che sono stati girati con gli smartphone, si stanno muovendo per recuperare le immagini dei sistemi di videosorve­glianza degli esercizi pubblici posizionat­i nei dintorni del dipartimen­to di Sociologia. Una volta aver preso visione di tutti i video, gli agenti procederan­no al riconoscim­ento e alla denuncia dei responsabi­li dello scontro, avvenuto sui ciottoli di via Verdi prima dell’incontro con il giornalist­a Fausto Biloslavo, tra un blocco di estrema destra e un altro formato dai collettivi di estrema sinistra. Quest’ultimi, dopo aver esposto uno striscione con scritto «via i fascisti», si sono trovati a fronteggia­rsi con un gruppo di una trentina di persone appartenen­ti in larga parte alla cerchia dei militanti di Casapound e, in misura minore, alla Lega dei giovani del Trentino. Nonostante il marchio «Movimento Verona» impresso su alcune magliette, sembra che non fossero presenti esponenti di compagini venete. È quasi del tutto certo, invece, l’utilizzo di ombrelli, bottiglie di vetro e tubi pvc durante la zuffa tra i due blocchi. Ma fino ad oggi i due ragazzi dei collettivi rimasti feriti, uno al labbro e l’altro allo zigomo, non hanno presentato denuncia.

I deputati del Carroccio L’ateneo non è capace di insegnare agli studenti il rispetto, giustifica e autorizza azioni violente di chiaro stampo anarchico

La replica di Collini L’azione di disturbo non è stata provocata dai nostri studenti. Ho parlato con alcuni e nessuno ha dichiarato di essere iscritto qui  Giunta (Udu)

Per noi l’importante era non negare il diritto di parola. Non ci aspettavam­o la presenza delle frange di destra reazionari­a

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