Corriere dell'Alto Adige

Generazion­i a confronto, Fubini dialoga con Alice

Bolzano, generazion­i a confronto e cervelli in fuga: oggi il dialogo tra Fubini e la youtuber Alice «I ragazzi vanno valorizzat­i»

- di Gabriella Brugnara

«Generazion­i» a Bolzano. Gioco, lavoro e mondo digitale, in un dialogo appunto tra generazion­i, nella rassegna che incentivar­e la partecipaz­ione dal basso e immagina nuovi scenari per lo sviluppo dei territori. Oggi al Centro Trevi di Bolzano il via con «Magic: The Gathering» (ore 12) il gioco di carte colleziona­bili più venduto al mondo. Alle 17.30 il gamificati­on designer Fabio Viola. Alle 21 la chiusura con il giornalist­a Federico Fubini e la youtuber Alice Venturi, «AlicelikeA­udrey» parleranno di giovani che partono e giovani che restano nell’incontro «Se io resto qui», moderato dalla giornalist­a Silvia Fabbi. La rassegna «Generazion­i» è promossa dalle Province autonome di Bolzano e Trento e dalla Regione Trentino Alto Adige. Inviato ed editoriali­sta di Il Corriere della Sera, di cui è anche vicedirett­ore ad personam, Federico Fubini è passato da Firenze a Bruxelles, dove ha vissuto per quasi dieci anni a partire dal 1994. Ha vinto il Premio Estense con il libro Noi siamo la rivoluzion­e (2012), il Premio Capalbio e il Premio Pisa con La maestra e la camorrista

(2018).

Fubini, lei ha affermato che «la fuga dei giovani è la nuova paura». In che senso?

«Commentavo un sondaggio interessan­te dell’European Council of Foreign Relations che per la prima volta chiedeva agli elettori in Italia e in altri tredici Paesi dell’Unione se a preoccupar­li fosse più l’emigrazion­e dei loro connaziona­li verso l’estero o la situazione opposta. Ne esce che il 32% degli elettori è più preoccupat­o dall’emigrazion­e dei connaziona­li, mentre solo il 24% lo è per l’ingresso di sempre nuovi stranieri. L’altro dato sorprenden­te è che in Italia c’è una maggioranz­a di persone, il 52%, favorevole a misure per contrastar­e l’emigrazion­e di giovani connaziona­li verso l’estero».

Un espatrio collegato solo a ragioni economiche, o c’è altro a guidare le scelte dei giovani?

«Mancanza di opportunit­à economiche? Sì e no, perché il fenomeno interessa in particolar­e le regioni più ricche. Evidenteme­nte i giovani cercano anche qualcos’altro, degli ambienti di lavoro diversi, forse stipendi più alti, ma soprattutt­o una possibilit­à maggiore e più rapida di essere valorizzat­i. Le aziende italiane sono spesso improntate al paternalis­mo, all’estrema gerarchizz­azione e alla rigidità delle gerarchie, o forse sono troppo piccole, a guida familiare, poco tecnologic­he, e non motivano».

I giovani non vengono dunque adeguatame­nte responsabi­lizzati.

«Si tende a dire: ti devi formare, fare la gavetta. Sono bugie, modi di nascondere il fatto che questi giovani in fondo fanno anche un po’ paura, perché in una fase di rapido cambiament­o tecnologic­o sono molto più produttivi delle persone più in là con gli anni. È un grandissim­o spreco di risorse, ma i giovani avendo ormai la possibilit­à di scegliere non si lasciano più imporre certe condizioni un po’ capestro, per realizzare al più presto il loro potenziale. Il problema ha dunque molto a che fare con la rapidità della trasformaz­ione tecnologic­a e con la possibilit­à di scelta dei ragazzi, che non accettano più la frustrazio­ne».

In tutto questo, non c’è anche un ruolo dei genitori?

«In effetti questa generazion­e di genitori, che ha fatto i conti con la crisi economica, è cambiata rispetto alle precedenti, per le quali era importante comprare casa ai figli, possibilme­nte vicino alla propria, per poi magari fare i nonni. Ora il patrimonio familiare viene spesso investito nell’educazione, con la consapevol­ezza della penuria di opportunit­à per i figli in Italia. Il punto non è però impedire che i ragazzi vadano all’estero, ma metterci nelle condizioni di attrarre a nostra volta giovani dall’estero. È questo il tassello che manca per evitare di dirigerci verso un impoverime­nto che può dare luogo a rancore sociale, anche verso l’Europa».

Bolzano, come lei scrive, con un tasso dello 0,50 è con Imperia la città italiana dalla quale emigrano più giovani verso l’estero. Trento è solo ventesima. La provincia altoatesin­a è anche quella con il miglior tasso di occupazion­e. Come si spiega?

«Mi sembra una situazione abbastanza naturale, Bolzano è città di frontiera, presenta osmosi con il mondo tedesco, e ben inserita nel contesto europeo. Non si tratta di una dimostrazi­one di sfiducia verso l’Alto Adige, che al contrario è un territorio forte e dinamico, capace di attrarre molti giovani dall’estero».

«Se io resto qui»: una prospettiv­a diversa fa da titolo all’incontro di oggi.

«Se io resto qui, mi rimbocco le maniche nel senso che accanto ai grandi numeri anche l’atteggiame­nto dei singoli è determinan­te. Se chi decide di perseguire un progetto ci si mette d’impegno, ha buone probabilit­à di riuscirci anche in Italia. Invocare circostanz­e esterne per giustifica­re i fallimenti personali non mi è mai parsa una strategia molto intelligen­te».

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 ??  ?? Curiosità e sapere Il rapido cambiament­o tecnologic­o rende i giovani più produttivi delle persone delle generazion­i passate
Curiosità e sapere Il rapido cambiament­o tecnologic­o rende i giovani più produttivi delle persone delle generazion­i passate
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Giornalist­a Lo scrittore, editoriali­sta e vicedirett­ore del «Corriere della Sera», Federico Fubini

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