IL SORRISO E LE BELVE DELLA RETE
Assessori alla gentilezza: in Italia ce ne sono già una cinquantina, due, di recentissima nomina, nella nostra regione, a Cimone e a Carisolo. La decisione dei rispettivi sindaci la dice lunga su come siano inselvatichiti i rapporti umani anche nelle nostre province, in verità non particolarmente note per modi sguaiati, per menefreghismo e villania. E invece, a quanto pare, è vero il contrario, nel senso che, con la stretta collaborazione dei social media che concede, a chi lo vuole, l’anonimato, scortesia, rozzezza quando non aggressività stanno diventando il pane quasi quotidiano della nostra società.
Naturalmente non si tratta di una questione di etichetta e men che meno di galateo, per questi certo non ci sarebbe bisogno di un assessore dedicato, bensì di attenzione ai bisogni altrui, di apertura, di disponibilità nei confronti dei compaesani, dei conoscenti, dei vicini di casa: del prossimo si vorrebbe dire secondo il molto pertinente termine evangelico. Pensare che in molti casi, per ristabilire un minimo di rapporti civili, sarebbe sufficiente una gentilezza di primo livello, e cioè sorridere, ringraziare, rispondere con affabilità alle domande, trovare una parola cordiale, magari perdere cinque minuti del proprio tempo per ascoltare guai altrui. Sono gentilezze che non costano nulla ma che di questi tempi hanno sugli animi l’effetto dell’acqua che bagna un terreno spaccato da mesi di siccità.
Ebeneficati in questo caso non sono soltanto coloro che ricevono il gesto cortese ma anche chi vi assiste nonché, incredibile ma vero, chi lo compie. Poi ci sono le gentilezze per così dire di secondo livello — e, in quanto meno facili, meno gratuite, sarà questo il principale impegno degli assessori dedicati — che consistono nell’occuparsi dei più deboli, dei malati, dei bisognosi, degli anziani. Un lavoro, in fin dei conti, di inclusione che, comprensibilmente, sta molto a cuore degli amministratori.
Ci sarà un’inversione di tendenza, si ritroveranno i perduti toni cordiali cui in passato eravamo abituati, si tornerà a salutarsi, a chiedere notizie di parenti e conoscenti? Soprattutto le belve della rete, gli instancabili odiatori o almeno alcuni di loro si lasceranno convincere a deporre per qualche tempo le armi, ad abbandonare insulti, sarcasmi, oltraggi? O conviene piuttosto riporre speranze di nuova gentilezza, di nuova correttezza nel recente ripristino dell’educazione civica nelle scuole? Staremo a vedere, si può soltanto rispondere, ma la speranza è molta perché molto è il disagio di vivere in una società sempre più aggressiva e villana.