Corriere dell'Alto Adige

FEDE RELIGIOSA E SPIRITUALI­TÀ

- Di Paul Renner

Viviamo tempi di crisi della pratica religiosa. I numeri sono in evidente calo, sia nella frequenza alle liturgie, come pure la pratica sacramenta­le e le varie devozioni tradiziona­li.

Viviamo tempi di crisi della pratica religiosa. I numeri sono in evidente calo, sia per quanto riguarda la frequenza alle liturgie, come pure la pratica sacramenta­le e le varie devozioni tradiziona­li. La fede è in affanno, non però la spirituali­tà, che — appunto — non va confusa con la fede o con la religione.

Di tale tema di è parlato giovedì scorso al Teatro Cristallo di Bolzano, alla presentazi­one dell’ultimo libro di Giuseppe Morotti «Per una nuova spirituali­tà». L’autore, molto noto ai bolzanini, è stato per anni nella comunità dei Piccoli Fratelli di Charles de Foucauld e ha vissuto un decennio in Iran, durante la guerra con l’Iraq. Per tale ragione conosce la lingua farsi e ha acquisito grande esperienza circa la spirituali­tà islamica e di altre tradizioni. Ora è sposato con la poetessa Angela Angiuli e ha due splendidi figli, ma si dedica con passione a far conoscere i tesori della spirituali­tà mondiale. Ha già scritto altri volumi sul dialogo interrelig­ioso e sul misticismo dei sufi, ma questa sua ultima opera gode di un respiro ancora più ampio e offre tesi che aprono orizzonti universali, ossigeno nuovo per lo spirito.

Nel suo testo spiega, ad esempio, come anche la scienza dia ragione alle attese e alle intuizioni universali dello spirito umano. Propone poi figure, testi e concezioni che spaziano dall’antico Egitto alla spirituali­tà indù, dai pellirossa del Nordameric­a alle tradizioni islamiche, dallo yoga ai grandi padri del deserto che hanno dedicato la propria vita alla ricerca di quel grande «Forse», di quel «Lui» che è Dio o il divino, secondo le diverse tradizioni.

Il libro di Morotti fa bene a chi è in ricerca, a chi si sente troppo stretto nei vincoli di tradizioni religiose che hanno definito il proprio cammino come il migliore, sconfessan­do quelli degli altri. L’aria che respiriamo è la medesima, qualunque sia la nostra fede. E lo stesso vale per gli aneliti dell’uomo alla verità, alla bellezza, alla comunione universale. Per questo il nostro postula la necessità di una nuova spirituali­tà che sia cosmica.

In un’epoca come la nostra, spesso affannata per il materialis­mo, l’edonismo, l’individual­ismo, lo spazio dedicato alla dimensione spirituale, al prendersi tempo, a gustare il fatto stesso di poter respirare, si rivela un dono alla qualità della vita. E allora ogni mezzo è buono — poesia, musica, paesaggi, tempo speso a giocare coi bambini — per farci riscoprire la nostra dimensione interiore e al tempo stesso «cattolica», cioè universale. E così eviteremo che si verifichi quanto paventava Oscar Wilde: «Nutriamo e vestiamo al meglio i nostri corpi, ma le nostre anime muoiono di fame e di freddo».

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