Da Laives fino a Londra Dodicianni live all’Empire
Domenica il giovane sarà sul palco della capitale britannica. «Ora il pianoforte è diventato il mio strumento principale. Bandito il narcisismo dai miei brani»
L’artista di Laives apre il live all’Empire «È un sogno. Presenterò il nuovo disco che ho scritto tutto in Alto Adige»
Sarà il cantautore altoatesino Dodicianni ad aprire domenica 24 novembre il concerto di Calcutta all’O2 Shepherd’s Bush Empire di Londra. Un’occasione prestigiosa per Andrea Cavallaro, in arte Dodicianni, che calcherà il famoso palco della capitale britannica in rappresentanza dell’Alto Adige, nell’ambito dell’Export internazionale di Uploadsounds.
Il cantautore, nato a Rovigo nel 1989 e laureato in pianoforte al Conservatorio di Adria, si è trasferito per amore a Pineta di Laives, riprendendo il filo di una produzione musicale interrotta dopo gli album Canzoni al buio (2013) e Puoi tenerti le chiavi (2015). Artista poliedrico, Dodicianni ha legato il suo nome a installazioni artistiche come No Frame Portrait al Museion di Bolzano (2017) e Il peso delle parole a Padova nel 2019.
Ora è arrivata la grande occasione per rientrare nella musica dalla porta principale esibendosi in apertura dell’unica data britannica del tour europeo di Calcutta, uno dei più affermati cantautori italiani della nuova generazione.
Che effetto fa un palco prestigioso e internazionale come Londra?
«Ancora sono incredulo e grato ai ragazzi di Uploadsounds per questa possibilità. Dopo quattro anni di silenzio è quasi un nuovo debutto per me: ripartire dal palco dell’O2 Shepherd’s Bush Empire è un sogno».
Un palco che già conosce per avere suonato nel 2017 assieme a Candirù in apertura a Vinicio Capossela
«Ho avuto la fortuna di suonare lì e conosco l’effetto che fa: un teatro pieno e un pianoforte al centro della scena. Davvero non potrei chiedere di più».
Ha qualche aneddoto legato a quell’esperienza?
«Quando ero in camerino assieme a Candirù, la manager ci raccontava che proprio in quel lavandino ci avevano vomitato sia David Bowie che Mick Jagger»
Su cosa punterà musicalmente?
«Avrò mezz’ora a disposizione in cui presenterò il mio nuovo lavoro che uscirà nel 2020: un disco che sarà diverso dai precedenti ora che il pianoforte è diventato il mio strumento principale».
Cosa ne pensa di Calcutta?
«Il suo punto di forza è quello di essere coerente: sa essere originale senza bisogno di costruirsi un’immagine artefatta. Porta sempre la stessa felpa addosso ma ha saputo arrivare alla gente. Musicalmente può piacere o no ma personalmente lo apprezzo».
Quanto è cambiato il suo approccio alla musica in questi ultimi quattro anni?
«Mi sono fermato perché non mi piaceva più quello che facevo, ero arrivato a un punto morto in cui sentivo di non aver più nulla da dire. Quindi ho fatto un percorso nel campo dell’arte contemporanea, mi sono trasferito a Pineta di Laives e mi sono sposato. Il nuovo disco è stato scritto interamente in Alto Adige e ho cercato di limitare l’impatto narcisistico che questo mestiere comporta, rimanendo più autentico e fedele alle mie canzoni».
Che scena musicale ha trovato in Alto Adige rispetto al Veneto da cui proviene?
«Vengo dal Polesine, terra in cui sfido a trovare un evento: per respirare la scena musicale bisogna andare almeno fino a Padova. In Alto Adige gravito attorno alla scena del Conservatorio di Bolzano, che rappresenta una realtà di eccellenza alla pari di quello di Trento. Per quanto riguarda la scena del Trentino-Alto Adige la trovo ricca e stimolante, con parecchi colleghi e band di cui ho grande stima».