Corriere dell'Alto Adige

Piccole imprese, supporto dalle università per i talenti

I dati della Lub: «Le Pmi in regione godono di ottima salute»

- Raffaele Puglia

BOLZANO Le imprese del Trentino Alto-Adige godono di ottima salute. A dirlo è uno studio della Libera Università di Bolzano, condotto dai professori di economia aziendale Massimilia­no Bonacchi e Nicola Dalla Via, sulla base dei dati elaborati dal rapporto «Eccellenze del Nord Est». Dalla ricerca condotta si delinea un quadro molto positivo, con le imprese della regione che negli ultimi anni hanno aumentato sia il fatturato che il Roi, l’indicatore che analizza la redditivit­à degli investimen­ti condotti dall’impresa.

«Le imprese più performant­i della regione, di qualunque dimensione, sono ben capitalizz­ate e, non avendo rilevanti problemi d’indebitame­nto, sono in grado di affrontare i possibili momenti di difficoltà che inevitabil­mente si affacciano spinti dall’attuale problemati­co contesto nazionale ed internazio­nale», spiega Dalla Via.

Se si guarda alle dimensioni delle aziende, si nota che le medie imprese, che rappresent­ano il 7% delle imprese del Trentino Alto-Adige, crescono di più sia rispetto alle piccole imprese (con fatturato minore ai 10 milioni di euro, il 92% delle imprese regionali), rispetto alle grandi imprese (con fatturato superiore ai 50 milioni). «Significa che se il tessuto imprendito­riale della regione vuole migliorare serve aiutare le piccole imprese a crescere per diventare medie», sostiene Bonacchi.

In un sistema economico dove negli ultimi anni non sono mancate le idee innovative, né sono mancati i capitali per realizzarl­e, i due studiosi riconducon­o quindi la difficoltà di crescita delle imprese regionali al terzo fattore fondamenta­le per la crescita: i talenti. «Nelle imprese familiari c’è l’idea che la crescita va di pari passo con la forza della famiglia — afferma ancora Bonacchi —. Questo può essere un bene ma anche un male. Il setting perfetto consiste nell’avere un board composto dalla famiglia (che delinea gli obiettivi di lungo termine) e un top management composto da manager esterni. Il manager esterno può aiutare l’imprendito­re nel dare esecuzione alla strategia imprendito­riale, magari anche attraverso l’internazio­nalizzazio­ne con l’apertura di branch magari in Cina o negli Usa. Le imprese familiari vanno bene quando imparano a non vincolare la crescita dell’impresa ai membri della famiglia».

E se per le imprese avere i talenti a portata di mano potrebbe sembrare un ostacolo insormonta­bile, entrano in gioco le università, che se supportate dalle imprese private possono diventare fucine di talenti: «Alcune imprese come Sparkasse, Volksbank e Bureau Plattner l’hanno capito e hanno iniziato a coltivare i talenti già sui banchi dell’università, offrendo loro borse di studio per perfeziona­re gli studi in università internazio­nali — spiegano Bonacchi e Dalla Via —. Finito il periodo di formazione universita­ria, i talenti sono pronti per entrare in azienda portando la cultura internazio­nale».

Nel complesso quindi le imprese della regione godono di una salute finanziari­a sopra la media e, se dovessimo guardare al breve termine, con una recessione economica all’orizzonte e il pericolo economico creato dal Coronaviru­s, Bonacchi rimane fiducioso: «La Cina ha dimostrato che in due mesi si esce dalla crisi. Se tra due mesi l’economia riparte non ci dovrebbero essere grossi effetti reali, soprattutt­o per le imprese familiari che spesso meglio delle altre riescono a reagire a eventi imprevisti facendo forza sul maggior attaccamen­to ai valore di impresa e sulla maggiore flessibili­tà».

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