Corriere dell'Alto Adige

A Rovereto ospedale specializz­ato

Pazienti ordinari spostati a Solatrix e Villa Regina, predispost­i altri dodici posti letto per malattie infettive Bordon: «S. Maria del Carmine cambierà la mission»

- Di Marika Giovannini

Salgono a 38 i casi accertati in Trentino, 13 dei quali ricoverati nel reparto infettivi di Trento, 22 a casa e 3 in rianimazio­ne a Rovereto.

TRENTO Il direttore dell’Azienda sanitaria, Paolo Bordon, parla di «revisione della mission dell’ospedale di Rovereto». Una specializz­azione inedita, ideata per rispondere in modo ordinato all’emergenza Covid-19. Santa Maria del Carmine diventerà il nosocomio di riferiment­o nelle terapie e per questo saranno potenziati sia i posti in rianimazio­ne (che diventeran­no otto) sia i posti del reparto malattie infettive (dodici, che uniti a quelli del Santa Chiara portano a 26 i posti totali). E per disciplina­re al meglio la nuova specializz­azione della struttura è stato formalizza­to un accordo con le strutture private convenzion­ate (Solatrix e Villa Regina) che accogliera­nno pazienti oggi in cura nell’ospedale roveretano. «In questo modo — spiega Bordon — cerchiamo di rispondere al fabbisogno di posti che si porrà».

Sono 38 i casi di coronaviru­s accertati in Trentino. Di questi, 13 sono ricoverati nel reparto infettivi di Trento e tre sono in rianimazio­ne a Rovereto (altri 22 sono in isolamento a domicilio). Ma i numeri crescono e crescerann­o ancora. «Per questo, dal punto di vista organizzat­ivo cerchiamo di dare una risposta — spiega Bordon — E lo facciamo partendo dal presuppost­o che i sette ospedali del Trentino restano un ospedale unico ma con diverse vocazioni; quindi stiamo modulando la risposta in funzione delle diverse competenze».

Di qui, considerat­e le specialità, l’Azienda sanitaria ha individuat­o la struttura che può accogliere i pazienti affetti da Covid-19: «Abbiamo riorganizz­ato parte della mission dell’ospedale di Rovereto per gestire i casi più complessi — prosegue il dirigente — Abbiamo potenziato i posti della rianimazio­ne dedicandon­e otto al trattament­o di Covid, di cui in questo momento ne sono occupati tre». Non solo: «Abbiamo messo in atto un’operazione di riconversi­one di parte dei letti della medicina, per creare 12 posti aggiuntivi ai 14 di Trento nel reparto di malattie infettive, consapevol­i che fosse necessario potenziare l’offerta in sicurezza».

Fugatti Accogliere pazienti da altre Regioni? Per ora nessuna richiesta, se arriverà la vaglieremo

Ricavare nuovi posti letto significa alleggerir­e il carico attuale. La risposta a tale bisogno s’è trovata grazie a un accordo con le strutture private accreditat­e: Solatrix di Rovereto e Villa Regina di Arco che stanno accogliend­o pazienti di medicina interna e lungodegen­za. «Questo — precisa Bordon — ci consente di liberare posti letto sull’ospedale di Rovereto e concentrar­e le competenze qui».

Ma perché proprio Rovereto? «L’ospedale è stato scelto perché hanno competenze imparliamo portanti nell’infettivol­ogia, nonché un gruppo nutrito di anestesist­i e rianimator­i». L’incontro di ieri con tutti i primari di Santa Maria del Carmine ha portato a un’ulteriore misura: gli interventi programmat­i e non urgenti slitterann­o. «Eccetto la chirurgia oncologica», sottolinea Bordon.

Ancora una volta l’intento è presto detto: liberare posti in rianimazio­ne e concentrar­e l’impegno degli anestesist­i. «I numeri dei pazienti in terapia intensiva sono per ora ridotti, di tre persone — premette Bordon — Tuttavia la letteratur­a scientific­a ci sta spiegando che i tempi di permanenza media in terapia intensiva per chi è affetto da Covid sono ben oltre i 3-5 giorni medi, quindi dobbiamo prepararci a degenze per alcune settimane». Ecco perché la disponibil­ità di posti in rianimazio­ne è tanto importante. Ed ecco perché, specie in Lombardia dove il picco di casi in terapia intensiva è ben oltre le capacità, già si pongono dilemmi etici profondi. Si dovrà mai porre anche qui il tema di selezionar­e i pazienti che possono — o meno — accedere alle cure? «Tutti ci stiamo interrogan­do — premette Bordon — ma non vogliamo arrivare a quella condizione e siamo certi che non ci arriveremo».

A ciò si aggiunge un ulteriore tema: il personale. L’azienda sanitaria ha già assunto, tramite agenzia interinale, circa dodici infermieri e operatori socio-assistenzi­ali. «E cercheremo di anticipare all’inizio di aprile anche il concorso per il personale infermieri­stico», assicura. Tra le competenze serviranno biologi perché il lavoro per i test e le analisi è continuo (24 ore su 24). «Batteremo tutte le piste per recuperare le competenze necessarie», sottolinea il dirigente.

Resta infine un ultima questione: la risposta all’appello di altre Regioni ormai in difficoltà nella gestione dei pazienti. Il Trentino li accoglierà e ne avrà le forze? «Per ora — risponde il presidente Maurizio Fugatti — Non ci sono arrivate richieste. Ma qualora arrivasser­o le vaglieremo, nel rispetto della solidariet­à fra territori».

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Nosocomio L’ospedale di Santa Maria del Carmine diventerà la struttura specializz­ata nella cura del Covid

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