Zammataro, quando la poesia incontra la natura
Il trentino Zammataro e il libro in versi sull’uomo e la responsabilità nei confronti degli animali. Con l’omaggio a Zanzotto
La necessità di riappropriasi dell’idea dell’uomo come specie vivente che appartiene all’universo naturale. Il concetto è quello di responsabilità individuale, di necessità di farsi carico delle sorti di quanto ci circonda, consapevoli di rivestire il ruolo di custodi amorevoli dell’ambiente e non solo di ritenerci i protagonisti. «Natura del fluire/ e della trasparenza», insieme all’acqua l’energia della vita scorre inarrestabile lungo le pagine, e assume sembianze diverse. È la trota «che vira a salire di dorso» la gatta Linda «volubile ninfetta dei divani», oppure l’invito all’orso a rovesciarsi sul dorso: «qui puoi allattare senza dar retta a quegli amanti della montagna parco giochi». E ancora, l’eleganza senza tempo del gallo cedrone, il canto del cuculo, mentre un pervasivo «piacere di sole indora steli e viluppi» nel mistero del bosco.
È il filo rosso che lega le oltre trenta poesie che compongono Futuri contingenti (Manni, 2020, 64 pagine 13 euro) l’opera prima del trentino Gianluca Costanzo Zammataro, 42 anni, di Borgo Valsugana. Vive tra Borgo valsugana e Milano, dove si è laureato in lettere moderne all’Università Cattolica.
Il libro si divide in due principali sezioni: «Di homo sapiens» e «Della natura e di altri animali», e si conclude con «sei note a margine» in cui l’autore riflette su alcuni fatti del contemporaneo: dall’attentato di Londra, al calcio di punizione battuto da Del Piero nel 2008 nel match Real Madrid-Juventus. Oppure l’omaggio a Zanzotto e il disastro ambientale causato dalla piattaforma petrolifera Deepwater Horizon. Il linguaggio di Costanzo non dà tregua, spesso la punteggiatura è assente, il fluire di parole, seppur nella brevità dei componimenti, assume un andamento a spirale, aperto a molteplici significati.
Costanzo Zammataro, perché cercare di capire il presente attraverso la poesia?
«La situazione della poesia contemporanea è in certo modo di contrapposizione tra due fronti: da un lato la lirica che si propone come linea di prosecuzione della tradizione e dall’altro quella di ricerca, che riprende le esperienze delle varie avanguardie in una posizione di rottura. Credo che chi scrive con un fine letterario debba necessariamente fare i conti con quanto c’è stato prima. Per me il riferimento alla tradizione significa inserirsi con consapevolezza in un percorso che mette a disposizione degli imprescindibili strumenti».
Qual è l’attualità della poesia?
«La pratica della poesia, lungi dall’essere un’indagine esaustiva in grado di fornire risposte, è una modalità di interrogazione e di svelamento secondo suggestioni che non sono quelle che ci vengono dalle scienze esatte. Di fronte alle diverse domande che ci pone la nostra esperienza umana, che si confronta con sentimenti universali come amore, morte, o scenari naturali che suscitano in noi diverse reazioni e sensazioni, la poesia è una disposizione emotiva, una sorta di stato d’animo di empatica comprensione».
«Futuri contingenti», il significato di questo titolo?
«Ritengo sintetizzi in un unico discorso il destino possibile per l’uomo e per tutti gli esseri viventi. La realtà fisica che ci viene dalle scienze lascia aperte varie possibilità, sia rispetto a quanto esisteva prima del Big Bang, sia rispetto a delle evoluzioni alternative. Mi sono così avvalso del concetto “futuri contingenti”, riprendendolo dalla teologia medievale».
E nel contemporaneo?
«Me ne sono appropriato ipotizzando un percorso a ritroso verso l’origine del mondo, lasciando aperta la possibilità che le cose sarebbero potute andare diversamente. Un’appropriazione indebita ma suggestiva per le tante domande che scienza e religione non riescono a soddisfare. La prospettiva del futuro, chiama in causa la nostra responsabilità su questioni di attualità, come quella ambientale».
Una poesia è dedicata all’orso. Che cosa rappresenta per lei questo animale?
«Considero l’orso una figura altamente simbolica, una presenza di incredibile ricchezza, che completa il nostro territorio. Con lui la natura si riappropria di uno dei suoi protagonisti, il cui ritorno diventa quasi un atto eroico».
Le sue poesie sono ricche di citazioni, da d’Annunzio a Montale a Leopardi.
«Attraverso la mediazione di d’Annunzio cerco di esprimere la potenza della natura che si dispiega in uno scenario trionfale. I riferimenti letterari cui attingo riguardano autori che hanno mostrato empatia per la natura, anche per i suoi aspetti di disfacimento e di sofferenza».