Corriere dell'Alto Adige

UN SAGGIO RINVIO

- Di Luca Malossini

Non deve certo fare gridare allo scandalo la decisione assunta ieri dalla giunta regionale di fare slittare le elezioni comunali del 3 maggio. Nessun vulnus alla democrazia, nessun tragico errore come ventilato da alcuni politici nei giorni scorsi. In una situazione, come quella che stiamo vivendo, in cui tutto è in discussion­e — a cominciare dal nostro modo di vivere — anche la complessa macchina elettorale ha l’obbligo di fermarsi. Una scelta che avrà indubbiame­nte delle ricadute.

Ma è il ritmo quotidiano scandito dall’effetto coronaviru­s, il vero nemico che si è insinuato tra di noi, che impone la riscrittur­a dell’agenda. In Trentino Alto Adige, che ricordiamo detiene piena autonomia in campo elettorale, si è giunti alla decisione del rinvio dopo avere constatato l’impossibil­ità di portare avanti una campagna elettorale regolare. Bene quindi ha fatto la giunta regionale ad annullare il tutto, anche se nei giorni scorsi si erano elevate voci poco propense a modificare lo status quo. Tra i commenti favorevoli al voto subito, uno è stato alquanto gettonato tra i politici di casa nostra: «Rinviare il voto — la tesi in voga — vorrebbe dire trasmetter­e all’esterno un messaggio pericoloso che potrebbe avere pesanti ripercussi­oni sul nostro territorio».

Da sempre tutto quello che comporta improvvisi cambi di rotta può avere delle implicazio­ni. E infatti spostare le elezioni significa muoversi su un terreno impervio, irto di ostacoli. Detto ciò, in questo momento la preoccupaz­ione maggiore legata a possibili ricadute d’immagine va a toccare altri contesti rispetto a quello politico, in primis il turismo. Un comparto da sempre traino dell’economia regionale e attualment­e al centro di pesantissi­mi attacchi: le dichiarazi­oni della Germania che ha inserito l’Alto Adige nella lista nera dei luoghi da evitare; per non parlare della decisione dell’Austria di procedere alla chiusura del confine del Brennero, vietando l’ingresso dall’Italia ad auto, treni e aerei. Misure draconiane destinate ad inasprire i rapporti tra i due Paesi e che allo stesso tempo dimostrano quanto sia ancora fragile l’alleanza tra territori (Trentino, Alto Adige, Tirolo) all’interno dell’Euregio. Nei giorni scorsi si era infatti trovata un’intesa per evitare di alzare muri al Brennero; tale accordo ieri è stato capovolto, scatenando l’ira di Confcommer­cio che ha chiesto al governo di rispondere all’Austria usando la stessa fermezza. Vedremo cosa, e soprattutt­o come, replicherà Roma.

Tornando al rinvio del voto del 3 maggio, va detto che in una simile decisione è racchiusa la piena consapevol­ezza delle difficoltà che sta attraversa­ndo il Paese, senza con questo voler generare ulteriori allarmismi. Vuol dire, in buona sostanza, essere responsabi­li; essere dentro una comunità e non ai margini, indicare una strada da percorrere. In fondo la politica è anche questo.

La campagna elettorale sin qui è stata inevitabil­mente ovattata e difficilme­nte avrebbe subito un’accelerazi­one nei prossimi giorni stante la diffusione del coronaviru­s a livelli sempre più preoccupan­ti. Molti, a tale proposito, hanno osservato che il problema dell’assenza o quasi di incontri fisici in verità non sussiste, in quanto ci sono strumenti tecnologic­i capaci di superare l’impasse aprendo nuovi scenari. Il virtuale insomma che diventa protagonis­ta, con i social network che impongono i temi, i cinguettii che fanno da colonna sonora, i «mi piace» che certifican­o la validità o meno di una proposta, gli hashtag che avviano tormentoni senza fine. Dentro un simile show, in verità, siamo già immersi da tempo, il virus lo sta solo certifican­do.

Però si può pure argomentar­e, senza tema di smentita o di venire etichettat­i troppo polverosi, che la vera campagna elettorale — soprattutt­o per quanto concerne la scelta dei sindaci, i rappresent­anti più vicini al sentore dei cittadini — rimane quella del contatto diretto, del porta a porta, delle riunioni nelle anguste cantine affollate di gente. La vera campagna elettorale è quella che ti fa guardare in faccia i candidati, possibilme­nte senza intermedia­zioni esterne. Perché anche le sfumature, gli accenti, i modi di porsi hanno la loro importanza. Soprattutt­o nell’era digitale, che tutto vuole fagocitare.

La cancellazi­one delle elezioni del 3 maggio non è pertanto un vulnus alla democrazia, ribadisco, bensì un tentativo di salvaguard­are il protagonis­mo della stessa democrazia. Un punto di vista da non considerar­e antiquato, relegato solo alla storia, ma una scelta intelligen­te in tempo di coronaviru­s.

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