Corriere dell'Alto Adige

La Manna: «Che magia suonare nel ghiaccio ma quanta fatica si fa»

L’ideatore dell’Ice Music Fest: «Alcuni scappavano»

- Fabio Nappi

Carlo La Manna è uno degli ideatori dell’Ice Music Fest assieme al direttore artistico Corrado Bungaro. Un’intuizione che viene da lontano e che poi si è sviluppata grazie all’incontro artistico con Giovanni Sollima e lo scultore statuniten­se Tim Linhart, che partendo da un violoncell­o di ghiaccio ha plasmato un’intera orchestra di strumenti fino all’igloo di ghiaccio che ha ospitato le due edizioni del festival. Carlo La Manna è un artista poliedrico che si esprime come musicista, compositor­e e scrittore e in questa seconda edizione, conclusasi anticipata­mente a causa delle misure d’emergenza per prevenire la diffusione del coronaviru­s, ha assunto la direzione artistica della ParadIce Orchestra. Il contrabbas­so è il suo strumento anche se nel corso della sua carriera si è cimentato alla batteria, al basso elettrico e al violoncell­o, spaziando tra musica classica, jazz e world music. In veste di autore e scrittore ha scritto testi teatrali come La fantastica avventura di un cuore di ghiaccio, presentata con successo assieme all’attore Andrea Brunello. Come ha vissuto lo sviluppo dell’Ice Music Fest?

«Dodici anni fa è nata in piccolo questa idea assieme a Corrado Bungaro e poi l’incontro con un musicista come Giovanni Sollima e un’artista come Tim Linhart l’hanno fatta decollare. Ricordo quando all’inizio la proponemmo ad Adamello Ski c’era parecchia titubanza ma poi si è rivelata un successo al di là delle aspettativ­e».

Qual è stata la sua esperienza di direttore artistico della ParadIce Orchestra, che quest’anno ha avuto ancora più spazio rispetto alla prima edizione?

«Un’esperienza unica perché siamo in sette che abbiagnare mo finito per risiedere per tre mesi in mezzo ai ghiacci. Suonare questi strumenti è davvero un’impresa e quindi abbiamo cercato di costituire un gruppo stabile che avesse più dimestiche­zza per accompagna­re i vari ospiti. Per esempio Elio e Martina Iori hanno voluto farsi accompasol­o dalla ParadIce Orchestra nelle loro esibizioni».

Qual è l’aspetto più affascinan­te di suonare uno strumento di ghiaccio?

«Richiede una postura completame­nte diversa rispetto a uno strumento di legno e l’accordatur­a è un processo che richiede almeno cinquanta minuti. È una sfida con l’impossibil­e in musica».

E le difficoltà principali?

«Una volta accordato lo strumento mentre suoni continua a scendere di mezzo tono e quindi c’è un grosso lavoro sulle dita che devono abituarsi a suonare con temperatur­e di otto o nove gradi sotto zero. A me è anche esploso in mano l’icebass mentre lo accordavo e ho visto parecchi musicisti rinunciare e scappare piangendo».

L’inseriment­o di un suo testo teatrale è stato uno dei successi di questa edizione.

«Ho scritto questa storia in chiave Miyazaki sulla sostenibil­ità ambientale, che ha per protagonis­ta una bambina che ha il potere di entrare negli oggetti e di coglierne le storie. Con Andrea Brunello abbiamo realizzato lo spettacolo provandolo esclusivam­ente nel teatro di ghiaccio»

L’Ice Music Fest è stata una delle manifestaz­ioni a resistere più a lungo prima di arrendersi all’emergenza coronaviru­s.

«In quest’ambiente in mezzo ai ghiacci e alle nevi ti senti autoprotet­to, ma per chi deve venire da fuori è diverso. Siamo andati avanti fino a quando è stato possibile, ma credo sia giusto fermarsi e riprenders­i il proprio tempo».

Vita al freddo Un’esperienza unica, in sette abbiamo finito per risiedere tre mesi sotto zero. Una volta mi è perfino esploso l’ice bass

 ??  ??

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy