Dalla Haydn omaggio su disco a Michelangelo
Coinvolti tre maestri: Pedrotti, Azzolini e Franceschini
è un cd che parla della tradizione musicale trentina in allegato alla prestigiosa rivista Amadeus, uno dei magazine più autorevoli a livello nazionale per quanto riguarda la musica. Il numero di febbraio ancora reperibile in edicola popone infatti Canti popolari in onore del centenario dalla nascita di Arturo Benedetto Michelangeli: suona l’Orchestra Haydn di Trento e Bolzano e canta il Coro della S. A. T.. Per il progetto, che in molti hanno già ascoltato all’Auditorium Santa Chiara a Trento l’11
Il direttore
Ho trattato questo materiale con molta attenzione ed equilibrio. Non è stato semplice trovare un bilanciamento
gennaio scorso, sono stati messi in campo tre grandissimi musicisti trentini: Mauro Pedrotti, direttore della S.A.T., Luigi Azzolini, per l’occasione direttore della Haydn, e Armando Franceschini, che ha curato l’orchestrazione dei canti popolari. Arturo Benedetti Michelangeli fu uno dei più grandi pianisti del 1900 e a soli 29 anni si trasferì a Bolzano, dove in Conservatorio aveva appena ottenuto la cattedra di pianoforte. «Lì conobbe Enrico Pedrotti, mio zio, - racconta Mauro Pedrotti - che aveva appena aperto a Bolzano uno studio fotografico. Il Maestro conosceva e aveva stima della S.A.T. e, una volta amici, la richiesta di un’armonizzazione fu naturale: scelse un canto piemontese. Abbiamo ancora delle foto che ritraggono Michelangeli ascoltare le prove nella sede dei fratelli Pedrotti». Da allora la S.A.T. ha una storia che parla del prima e del dopo Michelangeli, che segnò un vero e proprio spartiacque dal punto di vista dell’armonizzazione del canto popolare. La leggerezza con cui usava qualche arditezza armonica era innovativa, geniale per l’epoca. Ecco perché Armando Franceschini nell’orchestrare i diciannove brani registrati, ha cercato di essere il più fedele all’originale, come ci racconriunire ta: «Ho trattato questo materiale con molta attenzione ed equilibrio. Non è stato semplice trovare un bilanciamento tra il coro e l’orchestra evitando supremazie o diversità interpretative. Ho sempre cercato di realizzare questo pensiero come un insieme». Franceschini ha poi scelto di più brani all’interno dello stesso nucleo: c’è il nucleo piemontese, quello piemontese-valdostano, quello lombardo e due nuclei trentini. Come ultima armonizzazione, a conclusione e sola, ’Ndorménzete popin. «È stato il suo ultimo lavoro», ci racconta Franceschini. «È una ninna nanna, uno splendido addio e una testimonianza da non dimenticare». Insomma, un materiale di grande valore sia dal punto di vista dell’armonizzazione che dell’orchestrazione poi riposto nelle mani di Luigi Azzolini perché ne tessesse le fila con l’Orchestra Haydn a fianco del Coro della S.A.T.. La scelta è quella giusta, non solo perché Azzolini oltre a essere un direttore d’orchestra è un rinomato direttore di coro, ma perché restituisce un risultato che merita di essere ascoltato. «L’amatorialità di un coro di montagna come quello della S.A.T., - garantisce Azzolini ben si può unire e alleare, senza esserne stravolta, a una compagine altamente professionale, di assoluta esperienza e qualità come l’Orchestra Haydn. Questo è possibile grazie alle riconosciute e straordinarie eccellenze negli ambiti tecnico-musicali, all’espressività vivace, omogenea e matura nonché capace di incredibili e variegate tavolozze sonore del Coro del SAT». E ora, dopo tutto lo studio, le prove, i confronti con gli altri maestri, chiediamo ad Azzolini che domanda farebbe a Michelangeli: «Mi sentirei di chiedere nuove armonizzazioni, ma anche di unire alle voci della SAT il “suo” pianoforte».