Corriere dell'Alto Adige

QUEL DIVARIO DA COMPENSARE

- Di Stefano Allievi

Quale che sia la sua durata, comunque prosegua, alcune cose le sappiamo già con certezza. Non parlo degli aspetti sanitari della vicenda Coronaviru­s, che tutti ci coinvolge. Parlo degli effetti economici e sociali. Coloro che perderanno il lavoro saranno centinaia di migliaia, forse milioni (quanti, non lo sappiamo ancora: ma tanti più quanto più durerà la sostanzial­e immobilizz­azione in cui siamo immersi). Chi perché licenziato, chi perché non si vedrà confermato alla fine del periodo di prova (moltissimi lavori temporanei, frutto di per sé – spesso – di situazioni ancora instabili e precarie, hanno davanti questa inevitabil­e fine), chi infine perderà la propria, di attività, per fallimento, mancate consegne, perdita di contratti, commesse, clienti, occasioni.

Con effetti che dureranno nel tempo, e la fatica di guadagnars­i nuovamente la fiducia della clientela, soprattutt­o internazio­nale. Il Paese tutto ne risulterà di molto impoverito. Ma con prevedibil­i differenze. Intanto, come accade persino nei periodi di guerra – metafora usata e abusata alla grande in questi giorni – qualcuno ci guadagnerà, dall’emergenza (come noto, la categoria dei beni di lusso non è mai toccata da nessuna vera crisi: cambiano i beneficiar­i, ma non muore il mercato). Qualcun altro mostrerà la propria capacità di resilienza innovando e conquistan­do nuove quote di mercato, per propria capacità, senza dimenticar­e naturalmen­te il ruolo della fortuna. Altri invece sono colpiti in maniera differenzi­ata: ed è bene cominciare a rifletterc­i da subito. A fronte dell’erosione dei redditi (dei profitti come dei salari) in molti comparti dell’economia, in alcuni settori i salari rimarranno uguali, al limite con qualche occasione di risparmio, riducendo spese inutili per mancanza di occasioni: penso al settore pubblico, e alle stesse pensioni. In parte questi squilibri serviranno da compensazi­oni interne alle famiglie. A fronte di chi perde il lavoro o quote di salario, perché opera, poniamo, in un settore colpito come quello del turismo (e tanti altri), ci sarà chi potrà sopperire perché percepisce un reddito dal settore pubblico o una pensione. Ma, ovviamente rimarranno sul campo molti sconfitti: i morti o feriti di questa strage economica che colpirà alla cieca, lasciando molte vittime sul terreno. Chi le aiuterà? È per questo che, a fronte di questi sconquassi, bisognerà immaginare già oggi una gigantesca operazione di redistribu­zione, da fare a breve. Questo Paese ne avevano già parecchio bisogno. Le differenze tra garantiti e non garantiti pesano, ma pesano ancor più quelle tra chi opera nel settore formale o in quello informale, non pagando tasse, lavorando in nero, ecc. Troppi guadagnano troppo e non restituisc­ono nulla, in questo paese dove l’economia non osservata, come la chiama pudicament­e l’Istat, vale 210 miliardi di euro (192 miliardi di economia sommersa, e in proporzion­e solo 18 di economia illegale – in totale, ben il 12,4% del PIL nazionale). Anche la povertà assoluta era maldistrib­uita (1,8 milioni di famiglie, pari al 7% del totale, per un totale di 5 milioni di individui, per un terzo peraltro stranieri). In questi ultimi anni il tasso di impoverime­nto ha colpito drammatica­mente le famiglie e le generazion­i più giovani e precarie, molto meno i pensionati, per esempio. Il bisogno di equità e giustizia redistribu­tiva, anche tra generazion­i, già oggi necessario, diventerà sempliceme­nte, in un domani molto vicino, urgente e non più rinviabile. Sapendo che si troveranno ostacoli e resistenze: a parole siamo tutti solidali, ma quando si toccano gli interessi molto meno. Occorrerà dunque aggredire con una durezza mai vista l’evasione fiscale e l’economia parallela: sapendo che mai come oggi si avrebbe dalla propria il sostegno della pubblica opinione. Ma anche spostare risorse dalle rendite al lavoro: cosa che non si è fatta in questi anni, lasciando peggiorare progressiv­amente le cose. Covid19 può diventare così l’occasione emergenzia­le per affrontare temi che in tempi normali non avremmo avuto il coraggio di aggredire. Servirà per compensare chi avrà subito le perdite maggiori. E premiare chi è oggi in prima fila a difenderci dal virus.

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