QUEL DIVARIO DA COMPENSARE
Quale che sia la sua durata, comunque prosegua, alcune cose le sappiamo già con certezza. Non parlo degli aspetti sanitari della vicenda Coronavirus, che tutti ci coinvolge. Parlo degli effetti economici e sociali. Coloro che perderanno il lavoro saranno centinaia di migliaia, forse milioni (quanti, non lo sappiamo ancora: ma tanti più quanto più durerà la sostanziale immobilizzazione in cui siamo immersi). Chi perché licenziato, chi perché non si vedrà confermato alla fine del periodo di prova (moltissimi lavori temporanei, frutto di per sé – spesso – di situazioni ancora instabili e precarie, hanno davanti questa inevitabile fine), chi infine perderà la propria, di attività, per fallimento, mancate consegne, perdita di contratti, commesse, clienti, occasioni.
Con effetti che dureranno nel tempo, e la fatica di guadagnarsi nuovamente la fiducia della clientela, soprattutto internazionale. Il Paese tutto ne risulterà di molto impoverito. Ma con prevedibili differenze. Intanto, come accade persino nei periodi di guerra – metafora usata e abusata alla grande in questi giorni – qualcuno ci guadagnerà, dall’emergenza (come noto, la categoria dei beni di lusso non è mai toccata da nessuna vera crisi: cambiano i beneficiari, ma non muore il mercato). Qualcun altro mostrerà la propria capacità di resilienza innovando e conquistando nuove quote di mercato, per propria capacità, senza dimenticare naturalmente il ruolo della fortuna. Altri invece sono colpiti in maniera differenziata: ed è bene cominciare a rifletterci da subito. A fronte dell’erosione dei redditi (dei profitti come dei salari) in molti comparti dell’economia, in alcuni settori i salari rimarranno uguali, al limite con qualche occasione di risparmio, riducendo spese inutili per mancanza di occasioni: penso al settore pubblico, e alle stesse pensioni. In parte questi squilibri serviranno da compensazioni interne alle famiglie. A fronte di chi perde il lavoro o quote di salario, perché opera, poniamo, in un settore colpito come quello del turismo (e tanti altri), ci sarà chi potrà sopperire perché percepisce un reddito dal settore pubblico o una pensione. Ma, ovviamente rimarranno sul campo molti sconfitti: i morti o feriti di questa strage economica che colpirà alla cieca, lasciando molte vittime sul terreno. Chi le aiuterà? È per questo che, a fronte di questi sconquassi, bisognerà immaginare già oggi una gigantesca operazione di redistribuzione, da fare a breve. Questo Paese ne avevano già parecchio bisogno. Le differenze tra garantiti e non garantiti pesano, ma pesano ancor più quelle tra chi opera nel settore formale o in quello informale, non pagando tasse, lavorando in nero, ecc. Troppi guadagnano troppo e non restituiscono nulla, in questo paese dove l’economia non osservata, come la chiama pudicamente l’Istat, vale 210 miliardi di euro (192 miliardi di economia sommersa, e in proporzione solo 18 di economia illegale – in totale, ben il 12,4% del PIL nazionale). Anche la povertà assoluta era maldistribuita (1,8 milioni di famiglie, pari al 7% del totale, per un totale di 5 milioni di individui, per un terzo peraltro stranieri). In questi ultimi anni il tasso di impoverimento ha colpito drammaticamente le famiglie e le generazioni più giovani e precarie, molto meno i pensionati, per esempio. Il bisogno di equità e giustizia redistributiva, anche tra generazioni, già oggi necessario, diventerà semplicemente, in un domani molto vicino, urgente e non più rinviabile. Sapendo che si troveranno ostacoli e resistenze: a parole siamo tutti solidali, ma quando si toccano gli interessi molto meno. Occorrerà dunque aggredire con una durezza mai vista l’evasione fiscale e l’economia parallela: sapendo che mai come oggi si avrebbe dalla propria il sostegno della pubblica opinione. Ma anche spostare risorse dalle rendite al lavoro: cosa che non si è fatta in questi anni, lasciando peggiorare progressivamente le cose. Covid19 può diventare così l’occasione emergenziale per affrontare temi che in tempi normali non avremmo avuto il coraggio di aggredire. Servirà per compensare chi avrà subito le perdite maggiori. E premiare chi è oggi in prima fila a difenderci dal virus.