Dana e Tecnoclima: sciopero
Si fermano i metalmeccanici, chiesto lo stop nazionale fino al 22 marzo In provincia 12 mila gli impiegati del settore. Chiudono Sportiva e Suanfarma
TRENTO Trecento operai del primo turno della Dana di Rovereto, dalle ore 11, hanno iniziato ad uscire uno per volta dallo stabilimento, per non creare assembramenti. Il secondo turno ha deciso in maniera compatta di non presentarsi, scioperando per le intere 8 ore. Nel pomeriggio, poi, 40 dipendenti della Tecnoclima di Pergine hanno incrociato le braccia, accompagnati anche da qualche impiegato. Sono le prime due aziende della Provincia di Trento ad essere interessate dagli scioperi degli operai, che sono iniziati a scoppiare in tutto il Nord Italia. E per tutelare la salute degli operai e delle loro famiglie, le segreterie nazionali di Fim-Cisl, Fiom-Cgl e Uilm hanno chiesto lo stop in tutta Italia delle aziende fino al 22 marzo, in modo da sanificare e mettere in sicurezza i luoghi di lavoro. «È molto difficile rispettare le disposizioni di prevenzione in fabbrica — spiega la segretaria provinciale di Fiom-Cgil Manuela Terragnolo —. In Trentino i metalmeccanici sono 12 mila: così si espongono al rischio contagio 12 mila famiglie trentine».
«Si lavora in un clima di terrore, con la preoccupazione di venire infettati e di trasmettere poi il virus ai familiari magari anziani o ammalati — denuncia Terragnolo —. Il confronto con le aziende è difficile. Si pone il problema delle perdite economiche in caso di chiusura: il profitto viene insomma messo prima della salute».
I sindacati sottolineano come nelle fabbriche ci siano spogliatoi in comune e le mense, oltre al fatto che in tante aziende mancano ancora le adeguate protezioni e «per lavorare — si legge — si deve necessariamente collaborare, passarsi i pezzi e le attrezzature, parlare e stare inevitabilmente vicini». «Un fermo di qualche settimana — conclude Terragnolo — consentirà di fermare il virus ed eviterà di trascinare questa situazione per molti mesi».
Alcune aziende trentine hanno già deciso in autonomia di chiudere gli impianti. Il ceo e presidente di La Sportiva Lorenzo Delladio ha optato per una chiusura totale dell’headquarter di Ziano di Fiemme, sito produttivo compreso, fino al 3 aprile. «La salute dei nostri dipendenti vale più di tutto. Questa linea — spiega Delladio — avrà poca efficacia se non sarà seguita dai miei colleghi imprenditori e soprattutto dalla politica centrale di Roma. Mi auspico che questa scelta possa convincere tutti che questa è l’unica strada possibile».
Allo stesso modo la Sandoz di Rovereto, del gruppo Suanfarma, colosso del biomedicale, ha scelto di effettuare una progressiva fermata dell’impianto. «È una decisione che ho preso lunedì — racconta l’amministratore delegato di Suanfarma Italia Nicola Berti — e che, ogni giorno che passa sono contento di aver preso. Penso che tutti si dovrebbero fermare. Arrestare i nostri impianti, poi, richiede tempo, entro fine marzo riusciremo a stopparla. Già ora lavorano metà dei nostri 130 dipendenti». La decisone è stata presa per un duplice motivo di sicurezza. «Nel caso in cui smettessero di arrivarci le materie prime, avremmo dovuto effettuare una fermata brusca degli impianti, con molti più rischi per tutti». Berti tiene a specificare che lo stop alla produzione di farmaci non metterà in difficoltà chi li utilizza: «I nostri fornitori ci hanno rassicurato che hanno scorte a sufficienza per 4 o 5 mesi».