Cassa integrazione per la Röchling Fondo artigiani, già 1.500 domande
BOLZANO Il sistema produttivo altoatesino si ferma, eccezion fatta per le funzioni minime vitali nei settori essenziali, con un’esplosione delle richieste di accesso a cassa integrazione guadagni (Cig) e fondo di solidarietà bilaterale dell’artigianato (Fsba). Uno stillicidio di domande iniziato già prima dell’ordinanza siglata ieri pomeriggio dal governatore Arno Kompatscher, e che ha già iniziato a svuotare o fermare molte le principali fabbriche del territorio come Iveco, Acciaierie Valbruna, Aluminium Bozen, Al-Ko, Alupress, Durst, per limitarsi al metalmeccanico.
«Se i committenti non chiedono più i prodotti, non c’è scelta» osserva Stefano Parrichini che, segretario Filctem Cgil, sta contando i zcaduti» nel settore gomma plastica. «Sono giunte richieste di Cig da aziende importanti come Finstral, Autotest, Röchling». Finstral, leader nella produzione di infissi, ha la testa e otto siti produttivi in Alto Adige: due ad Auna di Sotto, due a Cortaccia, Naz Sciaves, Funes, Barbiano, Collalbo. Autotest, radicata a Fortezza con quasi 600 dipendenti, è realtà di primo piano nella componentistica per automobili e partner di riferimento per Aston Martin, Audi, Bentley, Bmw, Ktm, Lamborghini, Mercedes, Porsche, Rolls Royce, Seat, Škoda, Vokswagen. Riduce le attività anche Röchling, attiva a Laives nella produzione di parti per l’industria automobilistica. Nello stabilimento altoatesino si prospetta una riduzione dei processi produttivi a partire da domani con il dimezzamento del personale impiegato, taglio che dovrebbe salire all’80% dal 30 marzo con la prospettiva di estendere la limitazione fino al 3 maggio incluso.
Ma, appunto, nella tagliola dei riverberi economici dell’epidemia, incappano pure le aziende artigianali. Sono già
Costanzo «Bene lo stop festivo per i generi alimentari, ma nei magazzini si lavora lo stesso E poi c’è il nodo delle cassiere incinte»
570 le richieste giunte al fondo Fsba. Tra queste 135 sono comunicate per via telematica e protocollate con la richiesta di sospensione per 873 lavoratori. Altre 30 sono transitate per modalità cartacea e riguardano 163 dipendenti. Ci sono poi altre 405 ancora in lavorazione e su cui non è ancora possibile avere misura precisa della platea interessata. «Per meglio capire i dati — spiega Joe Pelella, segretario territoriale Uilm Uil — va considerato che la maggior parte delle richieste parte dopo il 10 marzo e che non pochi sono lavoratori a tempo parziale o apprendisti. Il Governo ha stanziato quasi 80 milioni per il Fsba. Voglio dare rilievo, infine, all’unità e allo spirito di collaborazione dimostrato dalle parti sociali, con quasi 300 accordi sindacali firmati solo questa settimana».
Tra chi non si ferma restano i dipendenti dei supermarket alimentari, al lavoro nei giorni feriali, pur con orario di chiusura anticipato alle 19. «La pressione almeno per la chiusura al pubblico festiva ha funzionato — osserva Antonella Costanzo, segretaria territoriale Filcams Cgil — in diversi punti vendita, però, nonostante le saracinesche abbassate restano persone a lavorare in magazzino. Situazione da chiarire, al pari di quella delle cassiere incinte, ma ancora in servizio».