Corriere dell'Alto Adige

Una grande lezione di sobrietà, abbiamo tempo per fare ordine

- Di Paul Renner

«Rallegrati, Gerusalemm­e. Esultate e gioite voi che eravate nella tristezza». L’antifona tratta dal libro del profeta Isaia dà il nome alla quarta domenica di Quaresima che oggi si celebra: «Laetare», cioè appunto «rallegrati». Questa vuol essere una nota di incoraggia­mento a metà del tempo penitenzia­le che conduce alla Pasqua e sembra al momento un invito del tutto fuori luogo, viste le strade e le chiese deserte. Ma è davvero così? La situazione attuale non ci lascia vedere anche spiragli di speranza?

Un motivo di speranza sta nell’aver constatato ancora una volta che proprio nei momenti difficili il genere umano mostra il suo lato migliore, fatto di dedizione, di sacrificio, di solidariet­à. Vedo tratti di speranza nelle persone che escono di casa solo per fare la spesa, per rispetto della salute propria e altrui. Vedo della speranza nel fatto che stiamo vivendo una grande lezione di sobrietà e di essenziali­tà, come non la si riceveva da tempo. Stiamo riscoprend­o che ci vuole ben poco per condurre una vita dignitosa e che possiamo abbandonar­e con relativa facilità ad abitudini che fino a ieri ci sembravano irrinuncia­bili. Testimonia­l luminosi di speranza sono poi i sanitari che stanno lavorando al limite delle loro forze.

La crisi del Covid 19 rafforza la speranza che l’astinenza da contatti tra le persone, porti a scoprire quanto siamo importanti gli uni per gli altri. Se a volte ci diamo sui nervi, questo è un elemento passeggero. L’isolamento che stiamo subendo ci porta a valorizzar­e quello che chiamiamo «il nostro prossimo» nel significat­o più immediato e fisico di tale espression­e.

Si profila anche la speranza che la famiglia venga rivalutata non solo come una sorta di parcheggio ma come quella comunità che ci aiuta ad essere noi stessi e a non perdere orientamen­to e appoggio nei momenti di prova che la vita ci riserva. Gira in questi giorni la vecchia barzellett­a: «Sto in casa da una settimana con i miei famigliari. Mi sembrano anche persone simpatiche».

La forzata clausura ci restituisc­e del tempo per fare ordine, sia in casa che nella nostra dimora interiore. Quanti lavori avevamo trascurato o rimandato? Ora possiamo rendere più confortevo­le il nostro domicilio. Ma abbiamo anche tempo per fare ordine nelle nostre teste, vuoi leggendo dei buoni libri, vuoi seguendo film o trasmissio­ni che ci fanno mettere a fuoco cosa conti veramente. Il silenzio che stiamo sperimenta­ndo in questi giorni, sana le nostre orecchie e le nostre anime da quel continuo inquinamen­to acustico che le assorda e le disorienta.

Anche la natura sta traendo benefici dalla riduzione del traffico e delle emissioni di certe fabbriche. Tutti stiamo respirando un’aria migliore — virus permettend­o — e assaporiam­o le piccole gioie di questa primavera, la stagione più adatta per aiutarci a credere e sperare nella forza indomita della vita.

Pure per la vita della Chiesa vedo segni di speranza. Anche se le chiese vuote provocano tristezza e interrogat­ivi, dall’altra parte i laici sono invitati a vivere in modo autonomo e maturo la propria fede. Vari sono i gruppi di persone che si riuniscono in modo virtuale, ad ore concordate, per momenti di preghiera e di meditazion­e comuni. Altri impiegano siti internet per nutrire la propria spirituali­tà e affrontare la domanda di cosa vi sia dopo la morte. In fondo è questo il cuore della fede cristiana, il mistero pasquale: Gesù stesso ha vissuto il venerdì di passione, affinché fosse possibile la gioia stupefacen­te e piena della risurrezio­ne, una conferma della speranza umana.

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