Corriere dell'Alto Adige

Thöni-Stenmark, la sfida 45 anni fa «Gioco di squadra, come serve ora»

Domani l’anniversar­io dello slalom parallelo in val Gardena, decisivo per la quarta Coppa

- Lorenzo Fabiano Fabio Pasini

Son passati 45 anni, dal parallelo della Valgardena tra Gustav Thöni e Ingemar Stenmark, la gara più straordina­ria e rocamboles­ca della storia dello sci. Fu l’apogeo di Re Gustav che quel giorno tornò a Trafoi con la sua quarta coppa del mondo. Una firma sulla leggenda.

Buongiorno Gustav, fa venire i brividi pensare a quel 23 marzo 1975. Verrebbe voglia d’infilare sci e scarponi, e invece…

«È dura, siamo tutti chiusi in casa. Io passo il tempo facendo un po’ di giardinagg­io. L’albergo a Trafoi è chiuso, mia figlia Petra e suo marito Stephan sono lì con i bambini. Qui la situazione è tranquilla. È un peccato perché sono giornate stupende e c’è ancora tanta neve. Vi aspettiamo quando sarà tutto finito, speriamo presto».

La stagione Brignone e Paris sono certezze e anche i giovani vengono su bene Peccato per le finali di Cortina, erano le prove del mondiale

Quel parallelo fece la storia dello sci alpino. Che ricordo le rimane?

«Un ricordo stupendo di una giornata interminab­ile. Il Ronc di Ortisei era un pendio ripido e impegnativ­o. Oggi i paralleli sono molto più regolari. Di quel giorno mi rimane impressa nella memoria la marea di gente dappertutt­o. Fu incredibil­e. La squadra mi aiutò molto, perché tutti diedero il massimo per rendere difficili le cose a Ingemar. Fu una vittoria mia e della squadra. Insieme alla prima, quella del 1975 fu la mia coppa del mondo più bella, proprio perché tanto sofferta»

«Se dovevo perdere, fui felice di essere battuto da colui che era allora il mio idolo» ebbe a dire Stenmark…

«Un campione in pista e fuori. Ho sempre avuto massimo rispetto e stima di lui. Due giorni prima del parallelo, andai a fargli gli auguri di compleanno in albergo a Ortisei.

Passammo un’ora insieme a chiacchier­are»

Il 1975 è anche l’anno della sua impresa sulla Streif a Kitzbühel; secondo a tre millesimi da Klammer…

«Fu una grande soddisfazi­one per me. Puntavo a un posto tra i dieci. Mi ritrovai a ridosso di Klammer. Ci fecero pure un film».

Veniamo a oggi. C’è qualcosa che vuole dire alla neocampion­essa Federica Brignone?

«Ha scritto la storia, bravissima. Ha sciato sempre bene, e ha fatto una grande stagione. È andata forte anche in discesa e superG, e poi ha fatto bene in slalom, soprattutt­o nelle combinate».

Peccato per Dominik Paris, invece. Avrebbe potuto vincere la coppa secondo lei?

«Credo di sì. È partito molto bene, ha vinto, e si è sempre piazzato tra i primi. Poteva dire la sua per la generale e vincere la coppa di discesa. La doppietta di Bormio è stata favolosa: la Stelvio è una discesa molto tecnica dove ci vuole anche pelo, e lui ce l’ha»

I giovani azzurri?

«Stanno crescendo. Vinatzer e Maurberger li ho visti sciare bene; abbiamo anche dei talenti tra le ragazze. Arriverann­o».

Era la prima stagione senza Hirscher. Come la giudica?

«Molto in equilibrio. Tra Kristoffer­sen e Pinturault, è spuntato Kilde a mettere tutti d’accordo. Credo che se non avessero annullato le gare a Kraniska Gora, con uno slalom e un gigante a disposizio­ne, Pinturault, avrebbe vinto la coppa. Kilde è stato comunque molto bravo. Peccato siano saltate le finali a Cortina; sarebbero state le prove generali per il mondiale del prossimo anno. È andata così»

Un saluto e un appello...

«Tenete duro e seguite quanto ci dicono. Restate a casa. Questa è una gara da vincere tutti insieme».

Davi che sono stati nominati in diverse challenges, da quella del gol a quella dei palleggi con i rotoli di carta igienica, fino alle foto di quando erano più giovani con il terzino sinistro cesenate, laureato in Relazioni internazio­nali, che si è spinto oltre, consiglian­do un interessan­te libro: «Storia del calcio» di Paul Dietschy: la nascita e lo sviluppo dei grandi club, le evoluzioni tecniche del gioco, gli allenatori e i giocatori d’eccezione, il rapporto con i regimi totalitari del Novecento e con il denaro. Anche Marco Beccaro, oltre ad aver passato una giornata con i tifosi biancoross­i su Instagram, ha postato una storia su viaggi passati e un video della sua città, Padova, ormai deserta per i giusti divieti anticontag­io che tutti sono tenuti a rispettare per se stessi ma soprattutt­o per il prossimo, fasce deboli in primis. Fabian Tait, invece, si è impegnato a lanciare il messaggio #iorestoaca­sa, postando una foto del suo cane Achille mentre guarda fuori dalla finestra, e ha dato prova delle sue doti musicali partecipan­do al flash mob di qualche giorno fa, con la canzone «Imagine» di John Lennon. Infine Niccolò Romero mercoledì ha festeggiat­o, rigorosame­nte tra le mura domestiche , il compleanno (28 per lui le candeline spente) «invitando» la compagna Federica ad allenarsi insieme a lui.

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