Corriere dell'Alto Adige

L’Ire: l’emergenza costerà 2,5 miliardi

La richiesta: test sui dipendenti per aiutare la ripresa in sicurezza

- Di Nicola Chiarini

Secondo l’Ire, l’Alto Adige potrebbe pagare un prezzo della crisi più alto rispetto al resto d’Italia: -11% del Pil, 2,5 miliardi.

Anche l’Istituto provincial­e di statistica prova a calcolare l’impatto della pandemia: «Nello scenario peggiore balzo all’indietro del 20% rispetto al 2019»

BOLZANO L’Alto Adige potrebbe pagare la crisi più duramente del resto del Paese secondo l’Istituto di ricerca economica (Ire) della Camera di commercio territoria­le. Se per l’Italia la flessione stimata per il Prodotto interno lordo (Pil) annuo arriva a un pur severissim­o meno 9,1%, per la provincia di Bolzano l’ipotesi peggiore è un meno 11%, pari a una perdita sopra i 2,5 miliardi di euro, a fronte di 24 miliardi e 908 milioni di Pil locale nel 2018.

Tendenze che verranno approfondi­te in un’indagine che Ire sta conducendo nelle aziende altoatesin­e con l’istituto di ricerca Eurac, i cui risultati saranno elaborati nelle prossime settimane, ossia quando per il centro statistico provincial­e Astat potrebbe essere già sfumato tra il 3,8% e il 5,6% del Pil, con lockdown protratto tra i due e i tre mesi. Le cause? Nell’economia altoatesin­a hanno un peso prepondera­nte alcuni tra i settori più colpiti dalla serrata: automotive, commercio al dettaglio, turismo. «I primi effetti sul mercato del lavoro sono emersi già a marzo — rileva lo studio Ire — con il numero degli occupati dipendenti sceso del 4,5% rispetto allo stesso mese 2019, soprattutt­o per effetto della chiusura del comparto turistico». Tendenze allineate con quelle prospettat­e da Astat che, nel lungo periodo, prevede addirittur­a un possibile tonfo fino al 20% annuo, cioè circa 5 miliardi evaporati, qualora tutto andasse per il verso storto.

La portata dell’arretramen­to dipendereb­be tanto da elementi aleatori — per esempio una prolungata durata della o la possibile insorgenza di nuovi focolai, prevedibil­i secondo i ricercator­i solo in maniera limitata —, quanto dalla reattività del sistema economico, a partire dalle scelte politiche di indirizzo, con un ruolo prepondera­nte del pubblico. «Si rendono necessari interventi massicci di sostegno — sostiene Alfred Aberer, segretario generale della Camera di commercio altoatesin­a — in stretta collaboraz­ione tra Provincia, sistema bancario, istituzion­i statali ed europee».

Istanze richiamate pure da Michl Ebner. «Auspichiam­o che tutte le aziende possano riaprire prima possibile nel rispetto delle disposizio­ni sulla sicurezza — afferma il presidente dell’ente camerale — e siamo a favore dell’impiego di più test per il coronaviru­s».

Claudio Corrarati condivide la linea. «Lo scenario delineato da Ire e Astat è quanto mai realistico — rimarca il presidente territoria­le degli artigiani di Cna — e si rafforza la necessità di mettere in campo misure importanti in aiuto alle aziende». Per Corrarati prioritari­o concentrar­e risorse sulla Fase 2, monito rivolto anzitutto alla Provincia. «Vanno calibrati bene i prossimi investimen­ti — prosegue —. È stato annunciato un investimen­to tra i 40 e i 60 milioni di euro per un nuovo Polo dell’economia in cui insediare l’agenzia di sviluppo Idm e altre strutture pubbliche. Crediamo serva un momento di riflession­e per valutare se convogliar­e queste risorse verso le casse delle aziende e il rilancio della filiepande­mia ra corta in Alto Adige, come prevede peraltro il piano Restart Alto Adige, messo a punto proprio da Idm, per accelerare i tempi della ripresa».

Dalla barricata dei lavoratori Cristina Masera pone l’accento più sul metodo che sul merito. «Dobbiamo uscirne in modo coeso e creativo — ragiona la segretaria generale Cgil Alto Adige — con attenzione alle sostenibil­ità sociali, a strumenti per le famiglie, in cui i genitori saranno richiamati progressiv­amente in produzione, mentre le scuole sono chiuse». Insomma, i soldi non siano indirizzat­i solo sulla tenuta dei bilanci aziendali. «La manifattur­a ha le carte in regola per riprenders­i — sostiene ancora Masera — e, dunque, voglio credere che il -11% ipotizzato da Ire sia particolar­mente pessimista. Se si riprenderà a lavorare entro maggio, ci sarà certamente un arretramen­to, ma non così drammatico».

Gli investimen­ti maggiori, dunque, dovrebbero essere indirizzat­i alla riqualific­azione del turismo. «Settore strategico e duramente colpito — conclude la sindacalis­ta —: la riprogetta­zione va fatta in funzione della qualità, non della quantità, con visione e sensibilit­à ambientale».

Le voci Aberer: «Necessari massicci interventi di sostegno» Masera: «Se stiamo uniti ne usciamo manifattur­a settore cruciale»

 ?? (Zambello - Ansa) ?? Al bancone Un gommista al lavoro: l’attività è ripartita con limiti e precauzion­i
(Zambello - Ansa) Al bancone Un gommista al lavoro: l’attività è ripartita con limiti e precauzion­i

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy