«Il sistema cambierà Ingressi scaglionati e turnover sono ipotesi percorribili»
L’assessore all’istruzione Bisesti prepara la fase due: «Le lezioni online funzionano, ma le perfezioneremo perché in caso di una nuova ondata saranno utili»
TRENTO «Il virus ha cambiato il mondo e cambierà radicalmente anche la scuola, che si dovrà riorganizzare, almeno per tutta la durata della fase due. Dobbiamo farci trovare pronti». Mirko Bisesti, assessore provinciale all’Istruzione e all’Università, risponde al telefono in serata dopo una lunga video-conference con i sindacati della scuola, che è seguita a quella di lunedì con il Consiglio del Sistema educativo provinciale, l’organo che riunisce insegnanti, studenti, dirigenti e genitori. Primi approcci per trovare un’intesa collegiale sulla ripartenza a settembre in piena sicurezza: «Serve un coordinamento — dice Bisesti — le decisioni saranno frutto di un dialogo e di una concertazione tra tutte le componenti. Tra due settimane presenteremo delle proposte».
Come si ripartirà?
«A settembre saremo ancora in fase due e tutto sarà completamento diverso e inedito rispetto alla scuola di prima. Dobbiamo trovare soluzioni solide e puntuali su come gestire la didattica, utilizzare le aule, monitorare gli edifici. E poi va fatto funzionare il sistema dei trasporti e delle mense per non lasciare nessuno indietro e mantenere, seppur con modalità diverse, servizi indispensabili per alunni e studenti».
Nel frattempo si lavora da remoto, con lezioni online da casa. Funziona?
«In Trentino sì. In queste settimane abbiamo avuto una risposta positiva, le scuole sono chiuse ma le lezioni proseguono. Certo, qualcosa ancora non va come dovrebbe e occorre lavorare per arrivare a pieno regime».
A cosa si riferisce in particolare?
«Se per un ragazzo di 16-17 anni fare lezione da casa non è un problema, per i bambini delle primarie le difficoltà sono superiori, perché vanno seguiti, serve un adulto a casa che li aiuti e sappiamo che molti genitori non possono lavorare in smart working. Dobbiamo trovare delle soluzioni idonee e non può essere solo il mondo scuola ad attivarsi in tal senso, vanno coinvolte anche istituzioni e imprese. In vista di settembre questo è un tema determinante, direi prioritario».
I ragazzi di 16 anni sono abituati e seguono bene la didattica online, le difficoltà sono per i bambini più piccoli
Tra due settimane le proposte concrete Cambieranno i modi e l’organizzazione anche delle mense Nessuno resterà indietro. Trasporti? Chiederò che negli orari di punta non vengano ridotti gli sforzi
Anche perché la didattica online potrebbe servire, almeno parzialmente, anche con le scuole aperte...
«Stiamo ragionando su ingressi in classe scaglionati e turnover, ma è ancora prematuro parlarne, tra due settimane con le proposte sul tavolo entreremo nei dettagli. Ma il sistema delle lezioni a distanza deve comunque diventare perfetto, rimarrà un’alternativa pronta in caso la situazione tornasse problematica».
Si riferisce a una possibile una nuova ondata pandemica a ottobre con un temporaneo nuovo lockdown? Gli epidemiologi non la escludono.
«Noi speriamo che non accada, ma come amministratori dobbiamo sempre ragionare su tutti gli scenari, compresi quelli peggiori. Anche perché se è giusto fidarci di quello che gli esperti ci dicono, è un fatto che la curva epidemiologica è ancora imprevedibile. Se le scuole, una volta riaperte, dovessero chiudere di nuovo, non dobbiamo trovarci disorientati».
Altri due temi sul tavolo: trasporti e mense. Saranno garantiti questi servizi?
«Sì, cambieranno i modi e l’organizzazione, ma, come dicevo prima, nessuno resterà indietro».
Ma il servizio trasporti in Trentino si stima verrà ridotto del 50%. Oggi 120 mila persone in provincia si muovono coi mezzi pubblici. Il rischio che tra gli studenti qualcuno rimanga indietro c’è...
«Da assessore all’Istruzione mi impegno in tal senso: chiederò che nelle ore di punta in cui si concentrano gli studenti non vengano ridotti gli sforzi».
In Francia e Germania, a differenza nostra, stanno valutando come riaprire le scuole già a maggio. La materia, dati i motivi sanitari, non rientra nell’autonomia trentina ma è competenza dello Stato. Condivide l’impostazione della ministra Azzolina?
«E’ giusto riaprire solo quando si è individuato un sistema convincente. Ad oggi non c’è e non lo vedo nemmeno in Francia, un Paese che ha una situazione sanitaria simile alla nostra. Ho letto anche i report sui modelli di Germania e Danimarca, Paesi meno colpiti di noi dal Covid. Nemmeno loro hanno trovato la ricetta ideale. Nessuno oggi ha la verità in tasca».