«Aiutiamo tutti i poveri e doniamo il sangue»
La comunità islamica si è mobilitata Breigheche: donazioni alla Provincia per salvare l’amato Trentino
TRENTO Imam di Trento e anche medico di medicina generale (in pensione), Aboulkheir Breigheche sta affrontando la pandemia cercando di rassicurare la comunità musulmana ma al contempo informandola sulle indicazioni di igiene sanitaria: «Fin dall’inizio, quando ancora i casi non erano così numerosi, abbiamo puntato sulla prevenzione. Rimaniamo in contatto attraverso internet e ci diamo da fare per aiutare i più poveri».
I più poveri della vostra comunità?
«No, tutti coloro che in questo momento di difficoltà hanno bisogno di aiuto. Questo virus, che porta con sé gravi problemi economici, non fa distinzione tra fedi religiose o appartenenze culturali. Tramite le nostre chat, le pagine Facebook e altri mezzi, abbiamo sollecitato le donazioni al conto corrente della Provincia di Trento per l’emergenza. Ci siamo organizzati per aumentare il numero di donatori di sangue, d’accordo con l’Avis e d’accordo con il Comune di Trento e il Banco alimentare abbiamo unito gli sforzi per donare cibo alle famiglie che non riescono a mettere un pasto in tavola».
La carità è uno dei pilastri dell’Islam, non è vero?
«Per noi è importante. Tra pochi giorni inizia il Ramadan e in questo clima spirituale la carità e le buone azioni sono ancora più sentite. Per noi aiutare gli altri è un dovere morale, ma anche un dovere religioso».
Il coronavirus ha colpito anche la vostra comunità in Trentino?
«Grazie a Dio nessun deceduto, ma alcuni sono stati contagiati. C’è chi è ancora sotto osservazione, ma c’è anche chi è guarito. Devo dire che fin da subito abbiamo fatto una grande opera di sensibilizzazione e di prevenzione, abbiamo ordinato le mascherine, le abbiamo distribuite, per non lasciare nessuno senza protezioni».
Come avviene questa sensibilizzazione?
«Attraverso i canali social, con le videoconferenze che sono molto seguite dalla nostra comunità. Quattro volte alla settimana c’è un momento di formazione culturale e religiosa ma anche di natura medica e di salute pubblica, in arabo e in italiano. Ma forse, sulla difesa dal contagio, hanno un ruolo importante anche le nostre usanze».
In che senso?
«Le abluzioni da osservare prima di ognuna delle cinque preghiere quotidiane sono un precetto religioso che al tempo stesso è conforme alle raccomandazioni di igiene pubblica per scampare al contagio. Per un musulmano la pulizia ha un valore religioso ma anche civico»
Da medico temo questo virus perché non lo conosciamo Si avvicina il Ramadan e la carità è ancora più bella
Sa che su Facebook c’è chi diffonde fake news sul fatto che in Italia non risulterebbero contagi e morti per coronavirus tra gli stranieri?
«Contiamo già dieci medici deceduti, e chissà quanti tra gli infermieri. Operatori sanitari di fede musulmana che lavorano negli ospedali pubblici, che curano e assistono i malati, tutti i malati. Alcuni di questi medici morti in questi giorni li conoscevo anch’io, avevo studiato medicina con loro. Se sono meno i casi di contagio tra gli stranieri è perché sono meno in percentuale sulla popolazione italiana, e perché tra la popolazione straniera la percentuale di anziani è più bassa della media italiana».
Lei è un medico. È preoccupato dal punto di vista sanitario?
«Sono preoccupato perché questo tipo di questo virus è diverso, è nuovo, è instabile, non lo conosciamo bene, non c’è ancora una specifica terapia. Ma sono ottimista, perché sono sicuro che attraverso gli studi e le ricerche si arriverà a fermarlo o a renderlo meno pericoloso».
E dal punto di vista economico, è preoccupato per la crisi che già c’è e che si farà ancora più pesante?
«Arriveranno momenti difficili, con impoverimento, disoccupazione. I poveri saranno ancora più poveri e saremo chiamati a fare l’impossibile per aiutare chi di noi soffre maggiormente. Si dovrà essere solidali, perché da questa situazione si deve uscire tutti insieme, senza lasciare indietro nessuno. Questo bellissimo Paese, il nostro Trentino, merita di farcela e la nostra comunità, parte della comunità trentina, darà il suo contributo».
Lei è anche padre e nonno. Come vive questa situazione di isolamento forzato?
«Soffriamo moltissimo a stare lontani, ma ho spiegato al mio nipotino che questo è necessario. Lui prega tanto, prega Dio di mandare via questo virus perché vuole venirci a trovare e perché vuole andare a giocare al parco. Soffrono anche i bambini, soffriamo noi genitori lontani dai nostri cari. Usiamo Zoom per incontrarci, ci telefoniamo tutti i giorni, ma non è la stessa cosa».
Come ne usciremo?
«Assieme, mano nella mano, senza distinzioni. Come ha detto papa Francesco, siamo tutti sulla stessa barca».