Corriere dell'Alto Adige

«Va Pensiero», desiderio di libertà

- Marcello Malfer, presidente Associazio­ne trentina Italia-Israele

Chiusi nelle nostre case, avvolti da un’ansia mai provata prima, stiamo tutti resettando il nostro vivere quotidiano, ricostruen­do il nostro livello di percezione, di partecipaz­ione, di emozione. Ci capita di provare sensazioni inedite di ridere quando ci sarebbe da piangere e il contrario. E di non provare vergogna per le nostre lacrime.

Da individuo emotivo devo confessare di essermi commosso nel vedere il bel servizio registrato da una nostra TV locale che ha mostrato a inizio giornata i bravissimi componenti la banda musicale di Dimaro, ripresi nell’intimità delle loro case, unirsi nell’esecuzione virtuale sulle note del «va pensiero» dall’opera del Nabucco.

Da tante stanze chiuse, tanti appartamen­ti sigillati, si è levata una musica capace di superare ogni muro, di abbattere ogni distanza. Siamo abituati a vedere gli interpreti esibirsi tutti insieme, nelle aule spaziose e solenni dei teatri, per poi accogliere i meritati applausi da parte nostra. Stavolta invece i bravi componenti erano nei loro studi, nei loro salotti, e altrettant­o noi a casa nostra. E lontani gli uni dagli altri, e anche in momenti diversi ci siamo trovati uniti, intorno a qualcosa che sentivamo tutti, senza retorica, come un qualcosa di comune, di condiviso. Meraviglie della tecnologia, certo. Ma, soprattutt­o meraviglia dell’arte, della musica, della poesia. Mai come in questo caso, infatti, quelle note struggenti, hanno rivelato la loro incredibil­e forza, la loro straordina­ria universali­tà ed eternità.

La «ali dorate» del pensiero hanno davvero sorvolato i nostri paesi, entrando in migliaia di case, toccando molti cuori. E, al di là della meraviglio­sa musica di Giuseppe Verdi, toccanti sono anche le mirabili parole dell’opera: versi ricordiamo del più famoso canto sionista, direttamen­te ispirato al Salmo di Davide: «Se ti dimentico Gerusalemm­e».

Non voglio certamente strumental­izzare l’evento, che deve essere di tutti, anche di coloro che non si interessan­o del ritorno del popolo ebraico alla «patria si bella e perduta», ma le parole che accompagna no le note sono quelle, e voglio credere che tutti coloro che si sono emozionati per quel video ne conoscano e ne comprendan­o il significat­o.

Ma credo, che anche per coloro che lo conoscono bene sia opportuno fermarsi a riflettere, una volta in più, su quale esso sia. È il significat­o ideale del ritorno a Sion, è il ricordo della propria terra («L’anno prossimo a Gerusalemm­e») e l’appartenen­za del popolo ebraico a essa, anche se, come tutti i veri grandi ideali, cambia e arricchisc­e sempre i suoi contenuti.

E riproposto, sembra ricordarci: che la forza della fede, del desiderio del ritorno e della libertà è indistrutt­ibile, incomprimi­bile. E straordina­riamente attuale è il senso del messaggio e delle parole del «Va Pensiero», quali: comunità, sacrificio, solidariet­à, e speranza nel futuro che vale oggi anche per tutti noi.

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