«Va Pensiero», desiderio di libertà
Chiusi nelle nostre case, avvolti da un’ansia mai provata prima, stiamo tutti resettando il nostro vivere quotidiano, ricostruendo il nostro livello di percezione, di partecipazione, di emozione. Ci capita di provare sensazioni inedite di ridere quando ci sarebbe da piangere e il contrario. E di non provare vergogna per le nostre lacrime.
Da individuo emotivo devo confessare di essermi commosso nel vedere il bel servizio registrato da una nostra TV locale che ha mostrato a inizio giornata i bravissimi componenti la banda musicale di Dimaro, ripresi nell’intimità delle loro case, unirsi nell’esecuzione virtuale sulle note del «va pensiero» dall’opera del Nabucco.
Da tante stanze chiuse, tanti appartamenti sigillati, si è levata una musica capace di superare ogni muro, di abbattere ogni distanza. Siamo abituati a vedere gli interpreti esibirsi tutti insieme, nelle aule spaziose e solenni dei teatri, per poi accogliere i meritati applausi da parte nostra. Stavolta invece i bravi componenti erano nei loro studi, nei loro salotti, e altrettanto noi a casa nostra. E lontani gli uni dagli altri, e anche in momenti diversi ci siamo trovati uniti, intorno a qualcosa che sentivamo tutti, senza retorica, come un qualcosa di comune, di condiviso. Meraviglie della tecnologia, certo. Ma, soprattutto meraviglia dell’arte, della musica, della poesia. Mai come in questo caso, infatti, quelle note struggenti, hanno rivelato la loro incredibile forza, la loro straordinaria universalità ed eternità.
La «ali dorate» del pensiero hanno davvero sorvolato i nostri paesi, entrando in migliaia di case, toccando molti cuori. E, al di là della meravigliosa musica di Giuseppe Verdi, toccanti sono anche le mirabili parole dell’opera: versi ricordiamo del più famoso canto sionista, direttamente ispirato al Salmo di Davide: «Se ti dimentico Gerusalemme».
Non voglio certamente strumentalizzare l’evento, che deve essere di tutti, anche di coloro che non si interessano del ritorno del popolo ebraico alla «patria si bella e perduta», ma le parole che accompagna no le note sono quelle, e voglio credere che tutti coloro che si sono emozionati per quel video ne conoscano e ne comprendano il significato.
Ma credo, che anche per coloro che lo conoscono bene sia opportuno fermarsi a riflettere, una volta in più, su quale esso sia. È il significato ideale del ritorno a Sion, è il ricordo della propria terra («L’anno prossimo a Gerusalemme») e l’appartenenza del popolo ebraico a essa, anche se, come tutti i veri grandi ideali, cambia e arricchisce sempre i suoi contenuti.
E riproposto, sembra ricordarci: che la forza della fede, del desiderio del ritorno e della libertà è indistruttibile, incomprimibile. E straordinariamente attuale è il senso del messaggio e delle parole del «Va Pensiero», quali: comunità, sacrificio, solidarietà, e speranza nel futuro che vale oggi anche per tutti noi.