LA SFIDA DEL MONDO NON PROFIT
Sammarone: trasferirlo qui? Ipotesi non percorribile
Nella sua rubrica domenicale don Renner, recentemente, ha menzionato padre Peter Gruber che, pur in pensione, prosegue il suo apostolato al nosocomio di Merano. Lì, per decenni, ha svolto la funzione di cappellano dell’ospedale, come si chiamava un tempo. L’opera di questo cappuccino, nota e apprezzata anche fuori regione, è stata meritoria soprattutto nell’accompagnamento ai morenti, dando vita a un gruppo di volontari laici che offrono assistenza notturna ai malati più gravi. Questa esperienza assume un valore particolare nell’attuale emergenza sanitaria. Il ricordo corre allo strazio dei pazienti nei reparti di terapia intensiva senza alcun contatto con i congiunti. Ma questa realtà è ancora attuale: negli ospedali le visite ai malati rimangono infatti vietate, salvo casi straordinari.
La lontananza provoca sofferenza al malato e suscita ansia in chi è a casa. Una condizione particolarmente innaturale, poiché proprio nei momenti di maggiore fragilità e debolezza avvertiamo il bisogno di vicinanza e calore umano. Il dolore del corpo, le paure e le angosce cercano conforto presso chi ci ha a cuore. Il personale sanitario è stato ed è encomiabile nell’accudire le tante persone affidate alle loro cure. Ma le loro mansioni, diurne e notturne, sono altre, hanno a che fare con l’assistenza medica e infermieristica: distribuzione di farmaci, pasti, igiene e cura del corpo, misurazione della temperatura e tanto altro.
C’è stato un interessamento, ancora da verificare dal punto di vista tecnico, da parte di un gruppo di docenti (in particolare, di un ateneo friulano), ma allo stato attuale nessuno sembra veramente intenzionato ad adottare l’orso M49. Fino a oggi, infatti, nessuno dei Paesi europei contattati dal ministero dell’Ambiente si è detto disponibile ad accogliere il plantigrado. E anche in Italia si fa fatica a trovare un’altra casa. «Per quanto mi riguarda è un’ipotesi non percorribile, sia per motivi di sicurezza e sia per rispetto dell’animale stesso», fa sapere il direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise, il colonnello Luciano Sammarone, già responsabile nazionale nell’ambito del progetto Life Arctos (orso bruno) del coordinamento delle squadre addette alla gestione delle emergenze da orsi confidenti.
Le ragioni che portano a escludere un possibile trasferimento di M49 sull’Appennino centrale sono sostanzialmente le stesse che hanno indotto la Provincia di Trento a rinchiudere il plantigrado nel recinto del Casteller (da cui è scappato per la seconda volta lunedì mattina). Il rischio di un’eventuale commistione genetica della popolazione dei circa 50 esemplari di orso bruno marsicano non c’è più infatti: M49 è stato castrato chimicamente dopo la cattura di fine aprile. La motivazione è un’altra appunto. «M49 è un animale evidentemente confidente, problematico, che fa danni e crea conflitto sul territorio — spiega Luciano Sammarone, anche comandante dell’Ufficio territoriale di Castel di Sangro (L’Aquila) del reparto dei carabinieri per la biodiversità — Il conflitto che sta determinando sulle montagne del Trentino si creerebbe quindi anche sulle montagne dell’Appennino. Perciò il mio parere sarebbe negativo a una soluzione di questo tipo». Ma in realtà non solo per questa ragione. Il plantigrado, infatti, si ritroverebbe a vivere in un ambiente diverso qualora fosse spostato sull’Appennino. «M49 è abituato a un clima più freddo e a un altro tipo di vegetazione — aggiunge il direttore del Parco nazionale d’Abruzzo, Lazio e Molise — sarebbe quasi una deportazione per lui».
In Abruzzo però non si è mai fatto ricorso a soluzioni drastiche come la cattura per la captivazione permanente o l’abbattimento. La spiegazione? «Non si tratta di essere più buoni o più cattivi, il fatto è che noi non possiamo permetterci di perdere nemmeno un esemplare ai fini della conservazione della (sotto)specie dell’orso bruno marsicano — chiarisce Sammarone — In Trentino, invece, per quanto la scelta di abbattere
L’interesse
Un gruppo di docenti friulani hanno chiesto al ministro di occuparsi di M49 e monitorarlo
50 orsi marsicani L’Orso Bruno Marsicano è una sottospecie unica, presente solo nel nostro Paese e solo nella zona del Parco Nazionale di Abruzzo, Lazio e Molise.
Eppure sono solo 50 gli esemplari presenti in natura.
un animale sia sempre tragica, ci si può permettere una gestione più aperta perché si può sempre fare riferimento al grande serbatoio di orsi della Slovenia». Dunque, a fronte di una popolazione numericamente più ampia, il provvedimento preso nei confronti di M49, in quanto orso problematico, «non appare eccessivo». E secondo il direttore del Parco nazionale d’Abruzzo non dovrebbe mettere neanche in discussione il progetto Life Ursus per la tutela della popolazione di orso bruno del Brenta. «Si deve considerare la totalità e non i singoli casi particolari, che sono nella natura delle cose — spiega — Life Ursus è un progetto visionario e intelligente: riportare l’orso su quelle montagne è stata una scelta coraggiosa».
Negli anni scorsi, inoltre, il colonnello Luciano Sammarone, in qualità di responsabile del coordinamento delle squadre addette alla gestione delle emergenze da orsi confidenti (nell’ambito del progetto Life Arctos), si è spesso confrontato con i colleghi del Trentino e ha avuto modo anche di conoscere Romano Masè, ormai ex dirigente generale del Dipartimento agricoltura, foreste e fauna ed ex capo del corpo forestale della Provincia. «La decisione di dimettersi è un’assunzione di responsabilità che gli fa onore
Nuova pista
Il dicastero ha attivato un nuovo canale per trasferire M49 ma tutto è incerto
e che dimostra un profondo senso di dovere nei confronti della collettività — commenta il direttore — Purtroppo M49 è un animale molto particolare e il suo comportamento è molto difficile da prevedere. Fino a oggi mi sembra che mai nessuno sia riuscito a fuggire dal Casteller».
Intanto, mentre M49 si aggira ancora sulla Marzola, proseguono i tentativi da parte del ministro dell’Ambiente Sergio Costa per «regalare all’orso la migliore casa possibile». Anche se fino ad adesso le trattative con alcuni Paesi europei non sono andate a buon fine. Dal ministero però fanno sapere che si è aperto un nuovo canale. E inoltre ci sono stati dei contatti informali con un gruppo di docenti di un ateneo friulano per verificare la fattibilità tecnica di un possibile insediamento di M49 in una zona del Friuli meno antropizzata rispetto alle montagne del Trentino.