Una nuova sfida per il mondo non profit
Non compete loro l’attenzione alla dimensione affettiva e interiore: non sono preparati a questo, né ne avrebbero il tempo.
Normalmente la degenza ospedaliera prevedeva le visite di conoscenti e parenti: un afflusso a volte invadente, difficile da contenere entro le disposizioni ufficiali, non sempre rispettoso dell’organizzazione sanitaria. L’interruzione di quelle ondate di visitatori premurosi ha evidenziato la mancanza di un sostegno psicologico o spirituale che dir si voglia. Uno spazio in cui prestare ascolto alle persone, condividere le sofferenze dell’animo, raccogliere lacrime, ricordi, promesse, speranze.
Un tempo il cappellano visitava le corsie, offrendo, a chi lo chiedeva, una preghiera, una benedizione, una parola di conforto.
Oggi non esiste una figura del genere, che sarebbe risultata preziosa nell’attuale fase di isolamento sanitario, facendo anche da raccordo con i familiari.
Quanto stiamo vivendo sollecita la promozione di nuove forme di volontariato ospedaliero, adeguatamente preparato, coordinato e dedicato alla vicinanza con i malati. Il mondo del non profit è chiamato a dare prova del suo grande potenziale, ampliando e consolidando le esperienze locali già in atto nei reparti pediatrici e oncologici.