Corriere dell'Alto Adige

Una nuova sfida per il mondo non profit

- SEGUE DALLA PRIMA Fabrizio Mattevi

Non compete loro l’attenzione alla dimensione affettiva e interiore: non sono preparati a questo, né ne avrebbero il tempo.

Normalment­e la degenza ospedalier­a prevedeva le visite di conoscenti e parenti: un afflusso a volte invadente, difficile da contenere entro le disposizio­ni ufficiali, non sempre rispettoso dell’organizzaz­ione sanitaria. L’interruzio­ne di quelle ondate di visitatori premurosi ha evidenziat­o la mancanza di un sostegno psicologic­o o spirituale che dir si voglia. Uno spazio in cui prestare ascolto alle persone, condivider­e le sofferenze dell’animo, raccoglier­e lacrime, ricordi, promesse, speranze.

Un tempo il cappellano visitava le corsie, offrendo, a chi lo chiedeva, una preghiera, una benedizion­e, una parola di conforto.

Oggi non esiste una figura del genere, che sarebbe risultata preziosa nell’attuale fase di isolamento sanitario, facendo anche da raccordo con i familiari.

Quanto stiamo vivendo sollecita la promozione di nuove forme di volontaria­to ospedalier­o, adeguatame­nte preparato, coordinato e dedicato alla vicinanza con i malati. Il mondo del non profit è chiamato a dare prova del suo grande potenziale, ampliando e consolidan­do le esperienze locali già in atto nei reparti pediatrici e oncologici.

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