Uccise la moglie a coltellate: in appello pena ridotta a 15 anni
Corte d’assise d’appello, condanna ridotta di un anno al brissinese Kerer
BOLZANO Robert Kerer, il brissinese di 59 anni che il 20 aprile 2018 uccise la moglie Monika Gruber, di 57 anni, con diverse coltellate alla gola, è stato condannato in appello a 15 anni di reclusione. Si tratta di una pena concordata tra la difesa (avvocati Tonon e Oberarzbacher) e la Procura generale, ed è stata accolta dalla Corte d’assise d’appello, saltando il vero e proprio processo. In questo modo è stata quindi ridotta di un anno la condanna a Kerer, che sta attualmente scontando la pena in carcere a Bolzano. In primo grado l’imputato era stato condannato a 16 anni per omicidio premeditato aggravato. In quel caso aveva ottenuto lo sconto di un terzo della pena grazie al rito abbreviato, ed il giudice era partito da una pena di 24 anni, mentre in appello si è scesi a 22 anni e 6 mesi. Un risultato ottenuto dalla difesa con la rinuncia ad ulteriori motivi d’appello. La sentenza diventerà quasi certamente definitiva, visto che anche la Procura non dovrebbe ricorrere in Cassazione. Si chiude così il capitolo giudiziario di una tragica vicenda. Kerer aveva annunciato l’intenzione di commettere l’omicidio, e di suicidarsi subito dopo, a tre suoi amici al bar, pochi giorni prima del delitto. I tre amici, però, evidentemente non avevano capito la serietà delle intenzioni di Kerer. Proprio a causa di questa circostanza, a Kerer era stata contestata la premeditazione.
Lo scorso ottobre, il gup Emilio Schönsberg lo aveva condannato ad una pena di 16 anni. Oltre alla riduzione di un terzo della pena in virtù del rito abbreviato. gli erano state concesse le attenuanti generiche, sia per l’atteggiamento collaborativo dimostrato con gli inquirenti, sia per la «cornice di angoscia e sofferenza nella quale era maturata l’intenzione di porre fine all’esistenza sua e della moglie, non riuscendo poi a suicidarsi pur avendoci seriamente provato», come aveva scritto il giudice nelle motivazioni. «La moglie era affetta da gravi problemi di salute. Kerer era gravato dai debiti e non vedeva alcuna prospettiva né per sè né per la moglie, credendo che l’unica via di uscita fosse quella di porre fine all’esistenza di entrambi».
Kerer era stato considerato capace di intendere e di volere dal perito del giudice, ed era «rimasto lucido e consapevole nel premeditare e nel porre in essere l’omicidio, comprendendo appieno il significato delle proprie azioni».