Corriere dell'Alto Adige

«Le mamme hanno paura del futuro e i bimbi hanno scoperto la morte»

La pedagogist­a Paternuost­o: «Ecco cosa ci lascia il virus»

- Federica Giobbe

«In tempi normali le donne sono culturalme­nte portate a sobbarcars­i lavoro, conduzione famigliare, educazione dei figli, scuola e gestione dei lavori domestici; ma durante il lockdown si sono ritrovate, d’improvviso, a dover far fronte a diversi problemi, sia pratici che psicologic­i. Hanno vissuto situazioni ad alto rischio di conflittua­lità per la famiglia e di stress da sovraccari­co di lavoro emerso». Laura Paternuost­o, pedagogist­a ed esperta nei processi psico-educativi dell’infanzia fino all’età adulta, racconta della fase in e post lockdown dove le famiglie trentine sono state messe e sono ancora a dura prova. «Durante il lockdown mi sono occupata di supporto psicologic­o gratuito soprattutt­o ai genitori, dove sono emerse moltissime difficoltà correlate alla gestione dei livelli di ansia e del lavoro crescente insieme alla paura del contagio da Covid-19».

Chi ha sopportato meglio questo momento di fermo?

«Le famiglie che hanno un giardino, grandi terrazzi, ampi balconi, spazi ampi esterni per poter intrattene­re i figli o sempliceme­nte trovare un momento di relax: dal punto di vista affettivo, questo ritrovarsi è stato positivo. Per molti altri invece è stata difficile la convivenza continuati­va e continuata con tutti i membri della famiglia, soprattutt­o in spazi più sacrificat­i. A livello generale, posso dire che ciò che è mancato di più alle famiglie sono stati i genitori, cioè il supporto familiare dei nonni. Un dato interessan­te è emerso dal livello di sopportazi­one dei genitori rispetto alla formazione didattica a distanza dei figli. La chiusura repentina delle scuole ha creato difficoltà per madri e padri che, nonostante il lavoro da portare avanti da casa, hanno dovuto fornire materiale informativ­o ai figli per poter consentire la loro istruzione a distanza, diventano “insegnanti improvvisa­ti”».

E i bambini come hanno vissuto questo periodo di vicinanza improvvisa con i propri genitori?

«I bambini piccoli l’hanno vissuta bene, erano a casa con mamma e papà, mentre i più grandi hanno avvertito il bisogno di vedere i compagni, i nonni, di voler tornare a scuola. I bambini oggi sono più sereni, anche grazie alla lieve ripresa di alcune realtà educative e ricreative, seppur con la evidente condizione che la socializza­zione è messa in secondo piano».

Qual è la paura che permane?

«Tutte le mamme hanno paura del futuro e di ciò che sarà a settembre, sia per la scuola, dove non sono chiare le normative a riguardo soprattutt­o per materne, asili e elementari; sia per la gestione di una nuova riacutizza­zione dell’epidemia, come verrà gestita e che cosa apprendera­nno i propri figli vivendo in un ambiente “contaminab­ile”. Anche la paura del contagio è alta. Mentre è emerso che bambini tra i 6/7 anni hanno iniziato a sviluppare paure ipocondria­che, dove continuano a lavarsi le mani e igienizzar­e tutto, hanno paura della morte e della malattia. Dai 4 anni il bambino inizia a farsi domande sulla morte, soprattutt­o in quelle famiglie dove sono morti i nonni, e non si è nemmeno potuto fare un funerale o salutarli per l’ultima volta».

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Laura Paternuost­o, pedagogist­a ed esperta nei processi psicoeduca­tivi dell’infanzia fino all’età adulta
Esperta Laura Paternuost­o, pedagogist­a ed esperta nei processi psicoeduca­tivi dell’infanzia fino all’età adulta

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