«Le mamme hanno paura del futuro e i bimbi hanno scoperto la morte»
La pedagogista Paternuosto: «Ecco cosa ci lascia il virus»
«In tempi normali le donne sono culturalmente portate a sobbarcarsi lavoro, conduzione famigliare, educazione dei figli, scuola e gestione dei lavori domestici; ma durante il lockdown si sono ritrovate, d’improvviso, a dover far fronte a diversi problemi, sia pratici che psicologici. Hanno vissuto situazioni ad alto rischio di conflittualità per la famiglia e di stress da sovraccarico di lavoro emerso». Laura Paternuosto, pedagogista ed esperta nei processi psico-educativi dell’infanzia fino all’età adulta, racconta della fase in e post lockdown dove le famiglie trentine sono state messe e sono ancora a dura prova. «Durante il lockdown mi sono occupata di supporto psicologico gratuito soprattutto ai genitori, dove sono emerse moltissime difficoltà correlate alla gestione dei livelli di ansia e del lavoro crescente insieme alla paura del contagio da Covid-19».
Chi ha sopportato meglio questo momento di fermo?
«Le famiglie che hanno un giardino, grandi terrazzi, ampi balconi, spazi ampi esterni per poter intrattenere i figli o semplicemente trovare un momento di relax: dal punto di vista affettivo, questo ritrovarsi è stato positivo. Per molti altri invece è stata difficile la convivenza continuativa e continuata con tutti i membri della famiglia, soprattutto in spazi più sacrificati. A livello generale, posso dire che ciò che è mancato di più alle famiglie sono stati i genitori, cioè il supporto familiare dei nonni. Un dato interessante è emerso dal livello di sopportazione dei genitori rispetto alla formazione didattica a distanza dei figli. La chiusura repentina delle scuole ha creato difficoltà per madri e padri che, nonostante il lavoro da portare avanti da casa, hanno dovuto fornire materiale informativo ai figli per poter consentire la loro istruzione a distanza, diventano “insegnanti improvvisati”».
E i bambini come hanno vissuto questo periodo di vicinanza improvvisa con i propri genitori?
«I bambini piccoli l’hanno vissuta bene, erano a casa con mamma e papà, mentre i più grandi hanno avvertito il bisogno di vedere i compagni, i nonni, di voler tornare a scuola. I bambini oggi sono più sereni, anche grazie alla lieve ripresa di alcune realtà educative e ricreative, seppur con la evidente condizione che la socializzazione è messa in secondo piano».
Qual è la paura che permane?
«Tutte le mamme hanno paura del futuro e di ciò che sarà a settembre, sia per la scuola, dove non sono chiare le normative a riguardo soprattutto per materne, asili e elementari; sia per la gestione di una nuova riacutizzazione dell’epidemia, come verrà gestita e che cosa apprenderanno i propri figli vivendo in un ambiente “contaminabile”. Anche la paura del contagio è alta. Mentre è emerso che bambini tra i 6/7 anni hanno iniziato a sviluppare paure ipocondriache, dove continuano a lavarsi le mani e igienizzare tutto, hanno paura della morte e della malattia. Dai 4 anni il bambino inizia a farsi domande sulla morte, soprattutto in quelle famiglie dove sono morti i nonni, e non si è nemmeno potuto fare un funerale o salutarli per l’ultima volta».