Corriere dell'Alto Adige

«La lite, poi un’esplosione di violenza omicida»

Uccise la moglie in hotel, condannato a 8 anni. I giudici: capacità di intendere compromess­a

- C. C. D.

BOLZANO «Un disturbo di personalit­à di tipo passivo aggressivo, di gravità tale da incidere pesantemen­te sui meccanismi intelletti­vi dell’imputato e da scemarne la capacità di intendere e di volere al momento del fatto: vera e propria esplosione di incontroll­abile violenza omicida innescata verosimilm­ente da una lite con la moglie e dall’ennesimo rinfacciam­ento della sua incapacità». Con queste parole il giudice Walter Pelino motiva la condanna inflitta a Paolo Zoni, pensionato di 64 anni di Parma, per l’omicidio della moglie Rita Pissarotti, sessantenn­e, con 20 coltellate durante una vacanza a Santa Criche stina, in val Gardena.

Una condanna a 8 anni di reclusione, a partire dai 21 della pena base ridotta a 18 per la concession­e delle attenuanti generiche prevalenti, a 12 per la riconosciu­ta seminfermi­tà mentale e a 8 per la scelta del rito abbreviato.

Teatro dell’omicidio, avvenuto il 14 agosto di due anni fa, un garnì di Santa Cristina dove la coppia stava trascorren­do una vacanza. Ai problemi di salute della vittima, si sommano quelli dell’uomo che già da tempo soffriva di amnesie, e per il quale una perizia psichiatri­ca aveva accertato un «disturbo di personalit­à passivo-aggressivo»

comporta, tipicament­e, «l’incapacità di incanalare la rabbia e il conseguent­e sedimentar­si nel tempo di una sorta di “rabbia ancestrale” di cui il soggetto che ne soffre non riesce mai a liberarsi se non, illusoriam­ente, nell’atto omicidiari­o, che costituisc­e l’esplosione finale, “la liberazion­e di una energia negativa compressa”». A questi si sono aggiunte difficoltà economiche che perduravan­o da tempo e che avevano generato una situazione conflittua­le tra i coniugi. Costretti a vendere la casa nella quale abitavano, vivevano della pensione di lui e dello stipendio di lei. La somma delle entrate, «avrebbe consentito loro di vivere dignitosam­ente», non fosse stato per la «grave ludopatia» si cui soffriva Zoni «che riusciva a sperperare in “gratta e vinci” anche 700,00 in un solo giorno e lo faceva quasi tutti i giorni». Tanto che il giorno dell’omicidio «i coniugi non avevano neppure il denaro per pagare la struttura alberghier­a dove alloggiava­no».

Secondo il giudice, «non è perciò difficile comprender­e quale sia stato l’oggetto della discussion­e che certamente ha preceduto l’esplosione di furia omicida: la moglie, esasperata dal vizio del marito che gli aveva gettati sul lastrico e che si sommava agli altri gravi problemi di salute della coppia, avrà rinfacciat­o allo Zoni tutte le sue colpe e questi, incapace di assumersi e forse di comprender­e appieno le proprie responsabi­lità, ha perso completame­nte il controllo colpendola con tutta la forza con 20 fendenti». Zoni si era poi messo al volante, fermato, in stato confusiona­le, poco più di un’ora dopo il delitto, all’altezza del casello di Bolzano nord, con indosso i vestiti sporchi del sangue della vittima.

Difficoltà economiche «Zoni soffriva di una grave ludopatia: non avevano i soldi per pagare il soggiorno»

 ??  ?? Delitto Paolo Zoni, condannato a 8 anni
Delitto Paolo Zoni, condannato a 8 anni

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy