REGIONE, COSTANTE AGONIA
Se non ci si mette di mezzo un ulteriore aggravamento della pandemia, il 20 e 21 settembre noi cittadini saremo chiamati a votare, in particolare, per l’eventuale conferma della revisione costituzionale che riforma il numero di deputati e senatori. I cittadini delle nostre autonomie speciali hanno un motivo ulteriore per riflettere sull’alternativa di voto in quanto l’esito del referendum presenta un effetto indiretto ma rilevante sulla attuale configurazione della Regione: la legge di revisione, infatti, sopprime la rappresentanza della Regione in Senato e, anzi, sopprime la stessa Regione in quanto non si prevede che a essa venga attribuito alcun seggio mentre a ciascuna delle due Province autonome ne vengono assegnati tre. Si riproduce quello stesso risultato di sacrificio esistenziale della Regione che già era stato tentato con la riforma della scorsa legislatura respinta dal referendum popolare del 2016. Sul piano sostanziale si potrebbe sostenere che in realtà il contesto regionale unitario viene comunque a godere di un totale di sei senatori ma questo ragionamento sarebbe miope e fuorviante.
Nel diritto (e non solo) la forma è sostanza e la sostanza, in questo caso, è che, con l’eventuale approvazione referendaria della revisione, il testo della Costituzione verrebbe a privare la Regione — unica fra tutte — di una propria rappresentanza in Senato e verrebbe a sostituire del tutto la Regione con le due Province autonome sul piano istituzionale nazionale.