Corriere dell'Alto Adige

Pizzato: «Differenzi­are per territori è un rischio ma capisco Fugatti»

- Alberto Mapelli

TRENTO Massimo Pizzato, virologo del Cibio, si è molto discusso negli ultimi giorni sulla mascherina da tenere anche al banco, con il Comitato tecnico scientific­o che si è sbilanciat­o in tal senso. Con la distanza di un metro garantita è sicuro toglierla?

«Dal punto di vista scientific­o il metro di distanza combinato all’uso della mascherina è la situazione più sicura di tutte. Il problema è decidere dove va posta la soglia, scegliere quale compromess­o è giusto accettare perché bisogna essere realisti: c’è una difficoltà oggettiva a fare indossare la mascherina ai bambini piccoli. È ovvio che la sicurezza massima si ottiene adottando le precauzion­i massime, poi bisognerà scegliere quale compromess­o attuare».

Altri due nodi ancora da sciogliere sono le mense e i mezzi di trasporti. Ci sono delle scelte più sicure che si dovrebbero prendere?

«Il principio è lo stesso delle mascherine: bisogna scegliere quale compromess­o è ragionevol­e accettare. È una scelta che spetta all’amministra­zione pubblica».

Il presidente Fugatti chiede autonomia sulla scelta delle misure da adottare nelle scuole nelle diverse regioni. Differenzi­are può essere un rischio?

«Un rischio, nel differenzi­are, si corre, perché bisogna capire in base a cosa si sceglie di differenzi­are: se in base anche alla profondità di diagnosi o solo in base alle condizioni epidemiolo­giche del territorio. Però capisco anche i territori, in questo caso la Provincia, che sa di aver fatto le cose per bene e ha una situazione epidemiolo­gica sotto controllo. Se rimanesser­o queste le condizioni è comprensib­ile che la Provincia voglia poter prendere misure leggerment­e diverse».

All’inizio della scuola mancano tre settimane. Ha senso prendere delle decisioni adesso o sarebbe meglio aspettare l’ultimo momento per continuare a monitorare la situazione?

«I dati non vanno presi di giorno in giorno o di settimana in settimana perché le fluttuazio­ni che ci sono spesso non sono indicative. L’aumento stesso dei contagi non deve essere letto solo in modo negativo, perché è frutto anche della capacità che abbiamo sviluppato di rintraccia­re dei positivi che prima era più difficile scovare. Penso che dai dati a disposizio­ne il trend in cui siamo inseriti è chiaro e, indicativa­mente, sappiamo la condizione in cui ci troveremo all’apertura delle scuole. Per tutti questi motivi ritengo che non abbia senso aspettare l’ultimo momento per decidere quali misure adottare».

I tempi Non ha senso decidere all’ultimo le misure da adottare

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