Corriere dell'Alto Adige

Il referendum, la Regione e quella costante agonia

- Roberto Toniatti

In altre parole, si negherebbe una soggettivi­tà politica autonoma della Regione e, di conseguenz­a, si eliminereb­be il titolo fondamenta­le per l’esercizio di qualsivogl­ia funzione di governo.

È evidente che quest’ultimo assetto corrispond­e alla realtà delle cose quali già oggi sono del tutto operative, come a più riprese posto in rilievo da chi coerenteme­nte propone un radicale adattament­o dell’istituzion­e regionale (se non, addirittur­a, la sua eliminazio­ne) e come indirettam­ente confermato dall’assordante silenzio delle istituzion­i regionali stesse a fronte della minaccia di sottoposiz­ione a questo intervento di orchiectom­ia.

Ma è altrettant­o evidente che, qualora l’esito del voto referendar­io risultasse favorevole alla conferma della revisione, chi — soprattutt­o fra le forze politiche in Trentino — sostiene una futura valorizzaz­ione della Regione proprio con l’attribuzio­ne di nuove competenze di governo (come del resto prospettat­o dalla Consulta trentina per la revisione dello Statuto speciale) si troverebbe in palese e contraddit­toria difficoltà se pretendess­e poi di apparire come difensore ed anzi sostenitor­e di una Regione potenziata. La dinamica richiama l’immagine della tela di Penelope: si ostenta, di giorno, di tessere a Trento per poi disfare, di notte, a Roma.

Come sempre, l’autonomia speciale richiede un margine di riflession­e ulteriore e un’assunzione di responsabi­lità istituzion­ale anche da parte di noi cittadini.

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