Crisi, le banche sostengono la ripresa
Murgia: ruolo centrale degli istituti locali. Sparkasse-Felicetti, binomio da seguire
Il ricorso all’equity è una strategia centrale per la crescita delle imprese soprattutto nel periodo post Covid, ma resta il nodo culturale. «Le imprese familiari hanno l’ossessione del controllo», osserva il professor Maurizio Murgia (Lub). Secondo il docente gli istituti di credito locali avranno un ruolo importante in questa sfida. Una messaggio che le banche hanno compreso bene e lanciano la sfida del finanziamento per sostenere la ripresa.
BOLZANO «Le imprese famigliari italiane, come dimostrato da una vasta letteratura scientifica, hanno l’ossessione del controllo e, per usare un esempio veloce, preferiscono avere il 70% del controllo di un’impresa che vale 1 milione, piuttosto che il 7% di un’impresa che vale 100 milioni». A sostenerlo è Maurizio Murgia, professore di finanza alla Libera Università di Bolzano, che analizzando l’attuale situazione che sta caratterizzando l’economia mondiale, afferma che anche le imprese della regione saranno chiamate presto a ripensare il loro rapporto tra debito e capitale proprio.
«Un ruolo importante in questa sfida sarà svolto anche dalle banche locali — fa notare il professor Murgia —. È necessario che dedichino alcune risorse ai tipici servizi offerti dalle banche di investimento. Servizi professionali qualificanti e sofisticati sono una conditio sine qua non per la nascita di imprese, lo sviluppo di imprese esistenti e operazioni di ristrutturazioni operative e finanziarie che tengano conto dei mutati scenari. Crisi economiche e finanziarie, come quella che stiamo attraversando, forzano la ristrutturazione operativa e finanziaria di un’impresa, così come la scomparsa o il pensionamento del fondatore dell’impresa — prosegue il professore della Lub, l’ateneo altoatesino che per far fronte a queste esigenze ha lanciato il nuovo master in Accounting e Finanza —. In questi casi un intervento di professionisti competenti diventa fondamentale per preservare il valore creato e magari indirizzarlo verso nuovi traguardi o direzioni di business». Anche le banche locali, dal canto loro, hanno compreso il trend ma il vero freno sembra però rimanere la mentalità degli imprenditori italiani, che spesso al ricorso all’equity preferiscono finanziare la loro crescita esclusivamente con debito bancario. «Sparkasse si propone come partner finanziario capace di accompagnare le aziende anche per operazioni strutturate e ove necessario è in grado di promuovere l’ingresso di nuovi capitali da immettere nelle aziende — commenta l’amministratore delegato di Sparkasse Nicola Calabrò —. In provincia di Trento, per esempio, abbiamo accompagnato nella crescita il Pastificio Felicetti sia per quanto riguarda la concessione del finanziamento sia per l’ingresso di un azionista di minoranza, svolgendo quindi in questo caso il ruolo tipico delle banche di investimento. Abbiamo, nell’ambito della Direzione Corporate, un’unità di finanza d’impresa con le competenze per gestire le operazioni che vanno oltre il finanziamento bancario ed abbiamo dimostrato negli ultimi anni di poter svolgere anche il ruolo che normalmente hanno le banche di dimensione nazionale».
A ritenere il ricorso all’equity una strategia centrale nella crescita delle imprese è anche il responsabile della finanza strutturata del gruppo Cassa Centrale Banca: «È difficile leggere cosa succederà post Covid anche se penso potrà avere ulteriori impatti negativi di carattere finanziario — spiega Stefano Nicolini, responsabile finanza strutturata del gruppo Ccb —. Sono convinto che anche in futuro non verrà meno da parte delle imprese locali l’opportunità di valutare di crescere per linee esterne attraverso acquisizioni. Lo strumento dell’ acquisition finance, l’Lbo e la finanza straordinaria in genere sono le operazioni finanziarie ideali per accompagnare nel processo di crescita non solo le realtà industriali più strutturate, ma anche le piccole eccellenze imprenditoriali ben radicate nei territori dove operano le nostre banche di credito cooperativo». Dal canto suo, negli ultimi anni Mediocredito Trentino Alto Adige si è sempre più strutturata divenendo un partner strategico capace di accompagnare le imprese fino alla quotazione in borsa. L’operazione Piteco, in cui Mediocredito era entrata come socio di minoranza per poi uscirne a seguito della quotazione ne è un esempio: «Molte imprese trovano nella finanza ordinaria tutto quello che cercano — afferma Diego Pelizzari Dg di Mediocredito —. Per imprese più strutturate, che si sviluppano velocemente, il minibond può invece essere un primo passo verso una finanza più sofisticata. Sul lato equity invece proponiamo ai nostri i clienti con caratteristiche per essere quotati un percorso di avvicinamento al mercato Aim». Attiva nel mondo dei minibond è anche la Volksbank che però, come sottolinea il vice direttore generale Stefan Schmidhammer, mantiene un «modello di business focalizzato sul sostegno delle famiglie e delle piccole e medie imprese familiari. Abbiamo un diverso approccio con il cliente e il nostro obiettivo non è quello di essere una Investment Bank».