Si andrà in classe senza mascherina
Le protezioni dovranno essere indossate nei corridoi, in bagno o in cortile ma non in aula
Semaforo verde per il rientro in aula a settembre. La Provincia di Bolzano è intenzionata a limitare l’obbligo di mascherine agli spazi comuni. Alle Chini abbattuto un muro per allargare l’aula. La dirigente Giunta: «Classe numerosa, così garantite le distanze».
BOLZANO Sarà «semaforo verde». La scuola italiana della Provincia di Bolzano partirà con fiducia scegliendo l’opzione più morbida delle tre presentate qualche settimana fa a Palazzo Widmann dagli assessori competenti utilizzando proprio la metafora del semaforo. Luce verde, dunque, che sostanzialmente significa regole precise per vietare ogni tipo di assembramento all’interno degli istituti ma niente obbligo di indossare la mascherina in classe durante la lezione. Naso e bocca, invece, dovranno essere coperti in modo preciso negli spazi comuni. Semplificando: mascherina indossata nei corridoi, in bagno o in cortile, ma non in aula. Imposta anche una frequente igiene delle mani con i docenti che dovranno prestare attenzione a questo aspetto.
L’assessore provinciale competente Giuliano Vettorato, in ogni caso, prende tempo rimandando l’ufficialità della strada scelta alla conferenza stampa di oggi in Provincia: «Tutti i dettagli saranno illustrati in quella sede», ha annunciato. La comunicazione, tuttavia, come ovvio, ha già raggiunto gli istituti scolastici che si stanno organizzando da giorni per la partenza del 7 settembre. Restano da chiarire, tuttavia, alcune zone grigie d’interpretazione: cosa succede, per esempio, quando un alunno viene interrogato alla lavagna alzandosi, dunque, dal banco di competenza? In quel caso deve indossarla la mascherina oppure no? A rigor di norma il semaforo verde impone la protezione in tutte quelle situazioni dove il distanziamento non può essere garantito quindi se i primi banchi (o il docente) sono troppi vicini il dispositivo va indossato. In caso contrario, no. Sarà la conferenza stampa di oggi, in ogni caso, ad entrare nei dettagli procedurali.
Il quadro, comunque, è chiaro e negli istituti scolastici fervono i lavori. È quanto accade, per esempio, nell’Istituto comprensivo Bolzano I, diretto da Sabine Giunta, che si è concentrato in particolare sulla scuola primaria Chini in via Dolomiti ai
Piani. «Abbiamo chiesto al Comune un intervento di edilizia scolastica per abbattere un muro ed unire due aule. Ci serve uno spazio più grande per ospitare una prima piuttosto numerosa. Non ho abbastanza personale per spezzare la classe in due sezioni così abbiamo optato per questo allargamento. Per il resto gli spazi ci consentono di garantire il distanziamento con i banchi singoli nelle nostre scuole rispettando le norme che regoleranno il ritorno a scuola».
Ad aiutare l’organizzazione della scuola italiana altoatesina ci sono anche le caratteristiche edilizie generali dei nostri istituti. «In larga parte – spiega Vettorato – abbiamo istituti costruiti e pensati negli anni ’60. La distanza utilizzata allora come parametro era di un metro e ottanta centimetri tra uno studente e l’altro. Più che sufficiente per quelle che sono le esigenze di sicurezza attuali». Anche l’urgenza degli ormai noti banchi a rotelle è molto meno marcata in Alto Adige. «Molte nostre scuole hanno già i banchi singoli e, proprio in ragione delle proporzioni costruttive, ci sono istituti che riescono a garantire il distanziamento tra gli alunni anche assegnando un banco doppio ad ogni singolo studente».
Lavori preparatori Alla «Chini» classe prima numerosa: abbattuto un muro per allargare l’aula