ORA BASTA PAROLE: SI DECIDA
Eadesso, per cortesia, non veniteci a raccontare la storia dell’orso. L’aggressione di Andalo ai danni di un giovane carabiniere contiene una narrazione che non può annegare dentro un dibattito puramente ideologico tra chi ama i plantigradi e chi vorrebbe invece fare piazza pulita. Non lo diciamo noi, ma fior di esperti, che l’episodio di sabato sera è da annoverare tra quelli più inquietanti: non si tratta dell’azione di una femmina a difesa della prole, ma di un giovane maschio che ha attaccato un uomo, apparentemente senza una spiegazione. Nessun morto, e tutti hanno tirato un sospiro di sollievo. Ma non è più sufficiente. Ci si deve fermare, aprendo una riflessione il più possibile scientifica sulla presenza dell’orso in Trentino. Un passaggio utile anche per proteggere il progetto Life Ursus attraverso il quale, 21 anni fa, si è reintrodotto l’orso sulle nostre montagne.
I processi al passato sono fuori luogo e uno spreco di energie. Life Ursus è stata un’occasione che andava sfruttata. Detto ciò, alcuni interrogativi vanno sviscerati a mente libera. L’iconografia dell’orso Yoghi, a cui tutti siamo legati se non altro per reminescenze adolescenziali, va lasciata al momento sullo sfondo.
I twitter del ministro Costa sulle mirabolanti avventure di M49, diventato ormai una star del web a livello mondiale, vengano sostituiti con un confronto a 360 gradi su cosa significa oggi per il Trentino rapportarsi con l’orso.
Se il numero di animali ha superato la soglia di guardia e se sì, se ci sono zone (dove?) in cui poterli accompagnare. Sabato sera l’aggressione si è risolta con un grande spavento e un paio di giorni d’ospedale. Quindi, prima di dover raccontare una tragedia ci si prenda il tempo per mettere ordine, evitando così di trasformare Life Ursus in una trappola, in una sorta di cappio al collo, anziché in uno strumento pensato e attuato per difendere la biodiversità.
Nella gestione dell’orso, tema sul quale la politica ama dividersi, sono necessarie pacatezza e responsabilità. La caccia alle streghe per compiacere i vari elettorati è tattica dal fiato corto. Anche Fugatti, che da governatore vive sulla propria pelle quanto sia delicata la questione al di là delle facili strumentalizzazioni, sta mandando precisi segnali. L’orso di Andalo, M57, poteva essere abbattuto, si è invece scelta l’opzione, sicuramente più complicata, della cattura. Un segnale da salutare positivamente. Insomma, giusta o sbagliata, il governatore sembra dimostrare di avere una linea istituzionale che non è quella di depotenziare il progetto Life Ursus (magari in cuor suo seguirebbe l’input che arriva dal popolo leghista poco propenso a intraprendere la strada della convivenza uomo-orso), ma di fare del progetto stesso un’occasione di vivibilità e perché no, pure di attrazione. Il tema da risolvere allora, in tempi stretti, riguarda il numero degli orsi. Da qui non ci si scappa. Il ministro ne prenda atto, anche perché non siamo dentro un cartone animato. In ballo c’è l’incolumità delle persone.