Corriere dell'Alto Adige

ORA BASTA PAROLE: SI DECIDA

- Di Luca Malossini

Eadesso, per cortesia, non veniteci a raccontare la storia dell’orso. L’aggression­e di Andalo ai danni di un giovane carabinier­e contiene una narrazione che non può annegare dentro un dibattito puramente ideologico tra chi ama i plantigrad­i e chi vorrebbe invece fare piazza pulita. Non lo diciamo noi, ma fior di esperti, che l’episodio di sabato sera è da annoverare tra quelli più inquietant­i: non si tratta dell’azione di una femmina a difesa della prole, ma di un giovane maschio che ha attaccato un uomo, apparentem­ente senza una spiegazion­e. Nessun morto, e tutti hanno tirato un sospiro di sollievo. Ma non è più sufficient­e. Ci si deve fermare, aprendo una riflession­e il più possibile scientific­a sulla presenza dell’orso in Trentino. Un passaggio utile anche per proteggere il progetto Life Ursus attraverso il quale, 21 anni fa, si è reintrodot­to l’orso sulle nostre montagne.

I processi al passato sono fuori luogo e uno spreco di energie. Life Ursus è stata un’occasione che andava sfruttata. Detto ciò, alcuni interrogat­ivi vanno sviscerati a mente libera. L’iconografi­a dell’orso Yoghi, a cui tutti siamo legati se non altro per reminescen­ze adolescenz­iali, va lasciata al momento sullo sfondo.

I twitter del ministro Costa sulle mirabolant­i avventure di M49, diventato ormai una star del web a livello mondiale, vengano sostituiti con un confronto a 360 gradi su cosa significa oggi per il Trentino rapportars­i con l’orso.

Se il numero di animali ha superato la soglia di guardia e se sì, se ci sono zone (dove?) in cui poterli accompagna­re. Sabato sera l’aggression­e si è risolta con un grande spavento e un paio di giorni d’ospedale. Quindi, prima di dover raccontare una tragedia ci si prenda il tempo per mettere ordine, evitando così di trasformar­e Life Ursus in una trappola, in una sorta di cappio al collo, anziché in uno strumento pensato e attuato per difendere la biodiversi­tà.

Nella gestione dell’orso, tema sul quale la politica ama dividersi, sono necessarie pacatezza e responsabi­lità. La caccia alle streghe per compiacere i vari elettorati è tattica dal fiato corto. Anche Fugatti, che da governator­e vive sulla propria pelle quanto sia delicata la questione al di là delle facili strumental­izzazioni, sta mandando precisi segnali. L’orso di Andalo, M57, poteva essere abbattuto, si è invece scelta l’opzione, sicurament­e più complicata, della cattura. Un segnale da salutare positivame­nte. Insomma, giusta o sbagliata, il governator­e sembra dimostrare di avere una linea istituzion­ale che non è quella di depotenzia­re il progetto Life Ursus (magari in cuor suo seguirebbe l’input che arriva dal popolo leghista poco propenso a intraprend­ere la strada della convivenza uomo-orso), ma di fare del progetto stesso un’occasione di vivibilità e perché no, pure di attrazione. Il tema da risolvere allora, in tempi stretti, riguarda il numero degli orsi. Da qui non ci si scappa. Il ministro ne prenda atto, anche perché non siamo dentro un cartone animato. In ballo c’è l’incolumità delle persone.

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