Corriere dell'Alto Adige

FIDUCIA, UN CAPITALE SOCIALE

- Vittorio Filippi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

Oppure in quello della rete e dei social la fiducia è davvero una grande assente. Con i risultati perfino rancorosi che si vedono facilmente. D’altronde è vero che in una società «liquida» ed incerta costruire la fiducia è difficile perché mancano molte sicurezze. La fiducia è una cosa seria, recitava uno storico motto pubblicita­rio di un antico Carosello: verissimo, ma come tutte le cose serie ha bisogno di sedimentar­si in tempi lunghi e pazienti, tempi oggi sicurament­e non più usuali né di moda. Infine abbiamo vissuto – e stiamo tuttora vivendo – i tempi traballant­i della pandemia. Eppure dovrebbero essere proprio questi i tempi per imparare i vantaggi della fiducia: l’uso della mascherina, il giusto distanziam­ento e l’adozione di regole di piccola igiene personale se reciproche generano fiducia, condivisio­ne e quindi convivenza sociale. E’ la figura malefica dell’untore quella che diffonde infezione e sfiducia. Per cui, alla faccia del proverbio, in realtà non fidarsi non è meglio, ma è perfino (socialment­e) impossibil­e. Certo, con intelligen­za: è ovvio che fidarsi di tutti è altrettant­o stupido quanto il non fidarsi di nessuno. Piuttosto, vale ciò che scrive il filosofo Salvatore Natoli («Il rischio di fidarsi», il Mulino): «Fidarsi è bene, fidarsi è meglio».

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