«Rapporto stilato da grandi esperti Trento sud, struttura con criticità»
Il veterinario Capasso: «Psicofarmaci? In caso di stress non sono un tabu»
«Gli esperti che hanno stilato quel rapporto, parlo del colonnello del Cites Massimiliano Conti, del colonnello Luca Brugnola, del dottor Genovesi, sono le persone più autorevoli in materia che esistano in Italia: non credo che abbiano scritto inesattezze». Parla a ragion veduta Michele Capasso, veterinario, nonché docente universitario. Parla dopo aver letto quel rapporto dei carabinieri, frutto del sopralluogo al Casteller, che ha messo sul piede di guerra le associazioni animaliste. «Il problema è a monte — sostiene — Bisogna capire perché Casteller, che nasce per ospitare l’orso bruno alpino, ha questi problemi».
Dottore, che idea si è fatto di questa vicenda?
«Coloro che hanno redatto quel rapporto sono i massimi esperti in materia di gestione della fauna selvatica in Italia. Tutto si può dire tranne che non conoscano la materia. Dubito che abbiano scritto delle inesattezze, è una situazione molto delicata e senza precedenti».
Ma la Provincia sostiene che abbiano chiuso il rapporto proprio nel momento di massima criticità, legata ai lavori in corso.
«Anche questo è possibile e andrà appurato. Di per sé non è un problema l’utilizzo di psicofarmaci negli animali selvatici, che ha un’evidenza scientifica e che può essere una soluzione giusta in un momento di stress come quello dei lavori in corso. Il problema è a monte».
Ossia?
«Al Casteller, lo premetto, non sono mai entrato, ma ho visto delle immagini e dei video. In Italia esistono altre aree faunistiche dove confinare animali problematici, per l’orso penso a quella in provincia di Frosinone e in Abruzzo, ma ce ne sono anche in tutta Europa, da Landau al Kossovo alla Svizzera. Magari non avranno le caratteristiche strutturali di quella di Trento ma non mi risulta che ci siano mai state fughe di orsi».
Ma dicono che M49 avesse una forza inimmaginabile.
«Certo, la forza di un animale selvatico non è misurabile come quella di uno che vive in cattività. Ma negli zoo dove lavoro io le reti elettrificate riescono a contenere gli elefanti. Non capisco perché non abbia funzionato. C’è da chiedersi questo, perché la struttura del Casteller abbia dovuto correre ai ripari con lavori di ristrutturazione quando era nata per essere pronta a gestire questi casi. La rete doveva essere inglobata e così non era. Poi è chiaro che un animale come l’orso bruno alpino, che è molto meno geneticamente predisposto alla convivenza con l’uomo rispetto all’orso marsicano, se si trova in una condizione di convivenza con altri esemplari e a contatto con persone come quelle di un cantiere possa stressarsi».
E adesso che si fa con questi tre orsi? Vanno liberati come dice il ministro? O si può ipotizzare anche la pista dell’abbattimento?
«L’abbattimento è l’ultima scelta: anche perché questi soggetti sono molto noti ora, penso sia molto difficile abbatterli».
Uno dei problemi di questi orsi è che si sono riprodotti e stabilizzati in un’area piuttosto ridotta del Trentino e per questo la Provincia sta rivedendo anche il piano di gestione.
«Prevedere come si comporterà in futuro un animale selvatico è impossibile, per questo credo che rivedere il piano di gestione non sarà facile. Faccio un esempio: le 13 orse del parco dell’Abruzzo non hanno mai voluto spostarsi nel parco della Maiella, nonostante il corridoio naturale che è stato creato proprio per allargare l’areale su cui insistono gli orsi».
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