Torino Vocalensemble, «La grande bellezza»
Sono diventati famosi perchè hanno cantato nel film «La grande Bellezza», premio Oscar con Paolo Sorrentino. Il racconto di Sorrentino all’inizio, prima di sbucare nel mezzo della festa di Jep Gambardella, muove i primi passi tra le bellezze del Gianicolo. Lì un coro di donne intona un brano in yiddish. Sono le coriste del Torino Vocalensemble. Ma la storia del coro musicale inizia da lontano. Il Torino Vocalensemble, ospite in Trentino in questi giorni, viaggia tra stili sonori tra il 1500 e i giorni nostri. Nel 2013 «La grande bellezza», dove hanno cantato «I Lie» di David Lang nella scena iniziale, dopo avere superato una dura selezione tra molti altri cori. Il Torino Vocalensemble, ora diretto da Davide Benetti con esperienze anche da organista, canterà questa sera nella chiesa di San Saverio di Trento, alle 21 e domani nella chiesa parrocchiale di Borgo Valsugana alle 18, ospite del Festival di Musica sacra. In programma «Crepuscolo» con pagine di Pärt, Palestrina, Poulenc, Messiaen e Guerrero con al centro un cuore tutto contemporaneo. E poi brani di Runestad, Martinov e MacMillan.
Maestro Benetti, quando è nato questo spettacolo?
«Un anno fa e sarà un peccato rinunciare in Trentino ad alcuni movimenti coreografici nelle due chiese: ma le norme anti-Covid vanno ovviamente rispettate».
In quanti siete?
«In venticinque, compreso il direttore. Tra contralti e soprani tredici donne e tra bassi e tenori dodici uomini».
Un programma musicale organizzato in cerchi concentrici, con alternanza tra luce e buio.
«I brani che proporremo si svilupperanno in modo concentrico, sì. Partiremo dagli estremi (Pärt) poi andremo su Palestrina, poi ancora su Poulenc fino ad arrivare al cuore della serata con “The Beatitudes”
di Martynov».
Si va simbolicamente verso la luce partendo dal buio?
«Sì. All’inizio interpreteremo autori che esprimono sentimenti un po’ più cupi. Per andare però verso una rinascita, sia sul piano dei testi sia grazie alla maggiore luminosità dei singoli brani».
Con quali autori vi siete trovati meglio?
«In generale ci sono sempre nel nostro lavoro brani in cui ci troviamo meglio e altri brani più aspri. Anche pensando a chi ascolta, che affronta pagine più impegnative e altre meno. Non sempre i brani più impegnativi risultano quelli più difficili sia da interpretare che da ascoltare».
I brani che vi hanno più coinvolto?
«Siamo nati con una grande attenzione verso la musica contemporanea e il Novecento (dunque Pärt e anche Runestad). Ma abbiamo anche trovato una nuova morbidezza con Palestrina. Il pubblico trentino saprà ben giudicare».