Autonomia, il museo «aperto» divide
Urzì insiste: togliere i fondi. Bessone: idea giusta. Lo storico Obermair: si citi Langer
Il museo «a cielo aperto» dedicato all’Autonomia nel decennale della scomparsa di Silvius Magnago divide i consiglieri provinciali. Otto maxilastre di metallo a forma di libro, di colore rosso, da collocare nella piazza sotto Palazzo Widmann: per Urzì (FdI) uno spreco. Di parere opposto la Lega. «È una buona idea che va nella direzione della convivenza» sostengono Bessone e Vettorato. Lo storico Obermair: «Bene se si evita la retorica, ma si ricordi anche Langer».
BOLZANO Dopo la protesta in aula, Alessandro Urzì chiede formalmente alla Provincia di rinunciare all’investimento di 400.000 euro per costruire in piazza Magnago un’installazione permanente sull’Autonomia. Una «richiesta perentoria» che il capogruppo consiliare di Fdi rivolge al Landeshauptmann Arno Kompatscher e al suo vice Giuliano Vettorato.
«È una spesa folle e intollerabile in era Covid con la cassa integrazione che ancora non è arrivata a molte famiglie, gli aiuti del governo insufficienti, le aziende meno strutturate in difficoltà» attacca Urzì che definisce «otto vespasiani» le steli multimediali cuore della futura struttura destinata, a suo dire, a diventare una latrina per persone sbandate. Lettura respinta da Vettorato che difende il senso dell’opera. «Al contrario è un modo per far vivere la piazza — spiega il vicepresidente leghista della Provincia —. Parliamo di strutture multimediali, progettate per resistere all’esterno e ospitare filmati e documenti in evoluzione». Lettura rafforzata dall’altro assessore della Lega, Massimo Bessone. «Proprio per contrastare il degrado, l’installazione è utile — sostiene il titolare della delega al Patrimonio — concordo sull’esigenza di usare le risorse pubbliche con oculatezza, esortando a spendere il minimo possibile per un’opera importante che dà tributo all’Autonomia e a Silvius Magnago che ne è stato interprete, portando competenze al territorio facendone crescere l’economia».
Pure Martha Stocker respinge le contestazioni al mittente. «Il lavoro si inserisce in un progetto di ricerca complessivo, coordinato con le reti museali — argomenta l’ex assessora provinciale, tra i promotori dell’iniziativa in quanto presidente della Fondazione Silvius Magnago — l’installazione ha un impianto tecnologico sofisticato e permetterà di costruire una mostra dinamica, visiva, auditiva, interattiva. Questo garantirà, insieme a un sistema adeguato di illuminazione, di rendere sempre fruibile lo spazio a visitatori e scuole». Stocker ricorda, inoltre, come l’iniziativa abbia goduto di sostegno largo in consiglio provinciale. «Di più, unanime — ricorda —. Anche Urzì a suo tempo non ebbe nulla da eccepire, se ben ricordo».
Dall’opposizione plaude Sandro Repetto. «Rendere la piazza viva è un antidoto al degrado — sottolinea il capogruppo Pd —. Investire per dare vitalità a uno spazio pubblico non è buttare via i soldi, ma raccogliere una sfida. Pensiamo al Parco delle Semirurali e a come ha rilanciato un’area. L’installazione servirà a raccontare l’Autonomia e quanto avviene in Provincia, tenendo insieme cultura e sviluppo. Se la narrazione sarà fatta senza retorica, si darà finalmente anima a questa piazza». Ma tutte le voci favorevoli non placano i dubbi di Urzì, pronto a dare battaglia anche fuori dal consiglio. «Non mi aspetto altro che l’annullamento del progetto — ribadisce — perché oltre ad essere fonte di ulteriore degrado, ha un costo improponibile e che grida vendetta. Fdi è pronta a ricorrere a ogni via utile per opporsi a questa volontà che stupisce per il suo scollamento dalla realtà: come si fa a prevedere per un’opera retorica e inutile, mentre scarseggiano i fondi per sostenere l’economia e le famiglie in crisi per il Covid?».
I promotori
Martha Stocker: «Strano, alla prima esposizione tutti i partiti erano favorevoli»