Obermair: «Bene, se si evita l’enfasi Ma si citi Langer»
BOLZANO Nel progetto di installazione sull’Autonomia in piazza Magnago, per Hannes Obermair il problema non è il contenitore, ma potrebbe diventarlo il contenuto. «Se si scivolasse nell’enfasi, espungendo criticità e complessità — sostiene —, si delineerebbe un problema dal punto di vista di uno storico». E Obermair, 59 anni, la professione di storico la esercita all’università di Innsbruck, con spiccata attenzione alle questioni sudtirolesi. Obermair è stato nei gruppi di lavoro per la storicizzazione del monumento alla Vittoria e del bassorilievo in piazza Tribunale, oltre ad aver curato la disposizione in città delle pietre d’inciampo per ricordare le vittime bolzanine della Shoah.
Professor Obermair, ha senso un monumento su un fenomeno ancora in evoluzione come l’Autonomia?
«Sì, di per sé. I processi sono sempre continui e raccontare quelli sociali e politici di cui si è partecipi è importante. L’elemento particolare, in questo caso, è il luogo. Piazza Magnago è il centro del potere provinciale».
Coglie il rischio di cadere nella retorica?
«Non so come sarà affrontato il percorso, se troveranno spazio posizioni problematiche. Personalmente, non riesco a immaginare un percorso sull’Autonomia che prescinda dalle elaborazioni di Alexander Langer che, pure, ne fu un critico profondo».
Langer fu tra i primi a porre l’accento sull’elemento interetnico...
«La parte interetnica deve trovare spazio, chiaro. Poi non voglio esprimere giudizi troppo netti, perché i contenuti sono in costruzione. Ma se posso dare un’opinione, piazza Magnago è uno spazio pubblico che, per funzione, deve ospitare anche il dissenmatica so e la protesta. Parlando di Autonomia, non limitiamoci alla piccola Patria».
A 10 anni dalla scomparsa di Silvius Magnago, cosa resta del pensiero del padre dell’Autonomia?
«Fu persona molto prage costruì l’assetto politico autonomistico trovando il giusto equilibrio tra scontro e compromesso. Unì a un’abilità diplomatica estrema, il rigetto della violenza».
Lei ha lavorato alla storicizzazione dei monumenti fascisti. Un lavoro più difficile rispetto a questo attivato sull’Autonomia?
«Storicizzare il fascismo e il nazismo è semplice, quando i tempi sono maturi per farlo in libertà. Per esempio, in piazza del Tribunale lo abbiamo fatto, lasciando intatto l’edificio originario e inserendo una frase che ha anche una punta di ironia (“Nessuno ha il diritto di obbedire” ndr)».
Le critiche di Urzì sono cartina al tornasole di una difficoltà della destra italiana ad accettare l’Autonomia come fondante?
«Parte della destra italiana ha sempre mostrato scetticismo verso un tema che, molto europeo, trascende da un racconto nazionale. Nello storicizzare l’Autonomia, ne va fornita una lettura non identitaria, ma riflessiva e aperta».
Tempi diversi «Storicizzare fascismo e nazismo è più facile Ma è giusto occuparsi anche di processi vivi»