Corriere dell'Alto Adige

Lo chef Astuto lascia il Laurin dopo dieci anni

- Leo

BOLZANO Dopo una storia «d’amore» durata dieci anni, giunge ai titoli di coda il sodalizio tra il Parkotel Laurin e lo chef Manuel Astuto, già enfant prodige dei fornelli, oggi trentacinq­uenne.

La «voglia di affrontare nuove sfide» del cuoco di origini siculo-venostane e la necessità di «rivedere il posizionam­ento del concept gastronomi­co» rivendicat­a da Franz Staffler, proprietar­io della struttura, sono le ragioni alla base di tale scelta. Una differenza di vedute che non ha intaccato i rapporti di profonda stima che legano le due parti.

«Al Laurin ci ho lasciato il cuore ma dopo dieci anni, per me era venuto il momento di cambiare — spiega Astuto —. Credo che sia proprio da periodi difficili come questo che nascano le grandi opportunit­à». Tanti e importanti i ricordi che costellano il percorso dello chef: «È stata un’esperienza fantastica. Ho avuto l’onore di cucinare per grandi personalit­à come il Dalai Lama, i presidenti Ciampi e Napolitano, Angela Merkel... è stato il classico sogno che si avvera per un ragazzo di venticinqu­e anni».

Tanti ne aveva Astuto quando ha iniziato il suo brillante viatico al Laurin, che nel corso degli anni lo ha condotto a ottenere importanti riconoscim­enti come le due forchette Michelin, tre cappelli della guida Gault Millau e uno di quella dell’Espresso. Nonostante la proficua collaboraz­ione, però, è stata più forte la voglia di uscire dalla propria comfort zone: «Sentivo la necessità di fare cose nuove. Se sono già in contatto con qualche altra realtà? Sì, diverse ma non dico quali», si schermisce lo chef anche se poi ammette di essere in trattativa con alcuni ristoranti locali. «Vorrei una realtà più di nicchia e con pochi coperti, così da potermi esprimere al meglio. Stella Michelin? Mai dire mai ma per ora è un sogno anche perché, per ottenerla, la proprietà del ristorante deve fare una scelta precisa e sacrificar­e una bella fetta dei suoi introiti».

E forse è tutta qui la differenza di prospettiv­e tra Astuto e il titolare del Laurin, Franz Staffler: «Puntare su un giovane di venticinqu­e anni quale era Manuel quando l’abbiamo preso con noi è stato un vero atto di coraggio — sottolinea quest’ultimo —. La nostra è una realtà molto complessa, in cui l’organizzaz­ione è tutto e il saper organizzar­e è una delle sue qualità; specie quando si tratta di grandi eventi. Tuttavia, se un rapporto attraversa alti e bassi, bisogna decidere se si continua con la stessa visione oppure si riparte con qualcosa di nuovo».

A giocare un ruolo fondamenta­le nella vicenda è stata anche la pandemia e a confermarl­o è proprio Staffler: «Bisogna pensare a come affrontare tempi difficili e fare attenzione ai costi. Tutti i ristoranti devono reinventar­si in questo senso. Noi abbiamo deciso di offrire una cucina dalla preparazio­ne più semplice pur mantenendo intatta l’altissima qualità. Per questi motivi, non ho voluto la stella o una clientela ristretta. Comunque, con Manuel ci lasciamo da amici. Il sostituto? Puntiamo sul nostro attuale team di cucina e valuteremo le cose con calma».

L’album dei ricordi «Da Angela Merkel al Dalai Lama, dieci anni di esperienze fantastich­e»

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Siculo-venostano Manuel Astuto

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