Corriere dell'Alto Adige

SILVIUS E I MOLTI PADRI

- Di Giorgio Mezzalira

Prima di rischiare di avvitarci nell’ennesima polemica con al centro un’operazione storicocul­turale che dovrebbe essere condivisa, proviamo a capire di che cosa parliamo e quale sia il significat­o del progetto presentato qualche giorno fa in Consiglio provincial­e. Si tratta della realizzazi­one di un percorso storico, così è stato definito, in piazza Magnago, cuore e centro di rappresent­anza del governo locale. Facciamo un passo indietro. Nel giugno 2018 Martha Stocker (Svp) ha presentato una mozione, in cui — contestual­mente alla risistemaz­ione di piazza — si avanzava la proposta di realizzare in sito un percorso «per dare visibilità al periodo caratteriz­zato dall’operato di questo politico — Magnago per l’appunto — che ha fatto la storia della nostra provincia, di coloro che hanno condiviso le sue battaglie e di altri importanti testimoni del tempo nell’ottica dello sviluppo dell’autonomia, del Consiglio provincial­e e della pace». Così recitava la mozione. Il percorso avrebbe inoltre permesso, secondo la proponente, di presentare gli «eventi» e i «risultati» ottenuti nel periodo 19451992, allo scopo — si diceva — di «far toccare con mano» la storia dell’autonomia. La cronaca del dibattito che si è svolto allora in Consiglio riporta un intervento di Sven Knoll (Süd-Tiroler Freiheit) che ha accompagna­to il sì del suo partito con l’avvertenza, però, di non idealizzar­e in maniera eccessiva la figura di Magnago e di introdurre anche la storia del Consiglio provincial­e.

Brigitte Foppa, per i Verdi, raccomanda­va invece di dare spazio anche ad altre personalit­à importanti e faceva il nome di Alexander Langer, al fine di rispecchia­re il pluralismo di questa provincia. La mozione è stata votata all’unanimità, segno che vi era pieno consenso tra tutte le forze politiche, comprese quelle che per ragioni più o meno condivisib­ili decidono oggi di opporsi al progetto. Le cronache del dibattito in Consiglio di questi giorni fanno registrare le puntualizz­azioni dei Freiheitli­chen che chiedono di inserire nei testi del percorso una frase che dica che l’autonomia «è solo un passo» verso ulteriori sviluppi (quali? La Selbstbest­immung?), la Süd-Tiroler Freiheit vorrebbe fossero richiamati gli elementi identitari e la funzione tutrice dell’Austria, i Verdi che sia visibile la «zona grigia» interetnic­a. Riuscirà il lavoro del gruppo incaricato del progetto a evitare critiche o veti? Saremo di nuovo spettatori di uno scontro politico con in mezzo la storia? Tutto questo non è escluso, le preoccupaz­ioni ci sono. A giudicare da tutti i temi che dovranno essere sviluppati nel percorso (da Magnago ai caratteri dell’autonomia, passando attraverso le vicende del 900) e dalla caratteris­tica di essere un mostra permanente all’aperto, c’è da immaginare comunque che, a proposito di testi, si tratterà di passaggi estremamen­te sintetici ed essenziali, che poco potranno approfondi­re e ancor meno soddisfare singole sottolinea­ture. La stessa motivazion­e di «riconquist­are» la piazza alla città, andando oltre il degrado in cui era caduta, pare collocare il progetto del percorso storico dentro a un’operazione di valorizzaz­ione che non può avanzare pretese «museali».

Non avremo di fronte un museo dell’autonomia in piazza, come in modo fuorviante è stato battezzato, confondend­o tra l’altro una mostra permanente con un’istituzion­e permanente. Ciò non toglie ovviamente che il percorso, così come sarà sviluppato, avrà un suo filo rosso, un suo taglio e offrirà una lettura (e quindi un’interpreta­zione) anche storica dell’autonomia. Speriamo non teleologic­a, ma aperta e dinamica come di fatto è. L’importanza dell’aspetto politico istituzion­ale non è in discussion­e in una ricostruzi­one anche sintetica delle fasi che hanno accompagna­to lo sviluppo del nostro sistema autonomist­ico, ma il versante della cultura dell’autonomia e delle sue declinazio­ni locali è altrettant­o centrale, quanto meno per tener dentro le voci autorevoli e critiche che si sono levate nel tempo contro la vulgata secondo la quale si poteva/doveva essere altoatesin­o o sudtiroles­e a una sola dimensione. L’autonomia ha una storia molto ricca e in continua evoluzione, ha avuto padri nobili e figli ripudiati, non c’è spazio solo per «Uno», anche se si chiama Silvius Magnago e ha una piazza a lui dedicata. Sono aspetti che siamo certi non siano sfuggiti ai responsabi­li del progetto.

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